«Tu non sei un mostro»
«Eppure non hai mai smesso di trattarmi come se lo fossi»
[...]
Abigail Fillis era, all'apparenza, una semplice ragazza di Milwaukie con un turbolento passato alle spalle. Trattata da tutti con dolcezza e generosità in seguito...
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Il mattino seguente la famiglia Fillis si spostò a villa Gaart. Lo fece temporaneamente, certo, e solo per stare vicina ad Abigail dopo la sua decisione nel caso Katrina avesse attaccato. Nonostante ciò fosse improbabile, non essendo villa Gaart esattamente in periferia e tanto meno in un luogo deserto, Lydia esordì di preferire di gran lunga stare accanto alla sorellina nel caso in cui Dalila sarebbe tornata. L'avrebbero potuta lasciare nelle mani degli Axon, è vero; tuttavia Jackson aveva insistito così tanto per starle accanto che alla fine anche i due maggiori erano ceduti.
D'altra parte ai due proprietari la cosa non dispiacque. In fin dei conti sin da subito avevano proposto loro di stare a villa Gaart, dunque quando li trovarono davanti all'ingresso muniti di valigie e borsoni pieni di armi, si limitarono a farli entrare.
La convivenza fu pacifica. Ognuno dei nuovi arrivati aveva una camera per sé e senza farlo apposta ognuno scelse la stanza che era solito usare quando erano piccoli. Questo riuscì a scaldare il cuore persino a Lydia, la quale si presentò dinanzi alla stanza di Dalila con un insolito sorriso stampato in faccia. Jackson l'avrebbe definita una spostata, visti i suoi continui cambi d'umore, ma silenziosamente avrebbe ammesso di preferirla di gran lunga in quei panni che in quelli del capo famiglia.
La maggiore bussò alla porta e Abigail dall'altra parte rispose con un flebile «Avanti».
La corvina stava seduta sulla cassapanca sotto alla finestra con un libro sulle ginocchia. Lydia riconobbe essere "Grandi Speranze" di Charles Dickens.
«Miss Havisham è nella stanza, mademoiselle»
La più piccola alzò gli occhi dal libro celando un sorrisetto sghembo.
«Mrs. Gargery vorrai dire, cara sorella» la stuzzicò Abbie facendo riferimento alla cattiva sorella di Pip, il personaggio del romanzo che teneva sulle gambe.
La maggiore finse di prendersela e girò teatralmente i tacchi, ma la farsa durò ben poco. Avrebbe dovuto recarsi al supermercato insieme ad Amber, la quale le aveva espressamente domandato se potesse invitare anche l'amica. In fin dei conti Abbie non usciva di casa da giorni ed entrambe sapevano che sarebbe stata felice di ricevere quell'invito soprattutto date le condizioni della sua gamba ora molto migliorate.
«Fingerò di non aver sentito, poppante» l'appellò e dopo aver visto un sorriso consapevole illuminare il viso della minore le avanzò la proposta di uscire. «Uscire? Dici sul serio?» domandò incredula balzando giù dalla cassapanca ma forzando troppo la gamba ferita.
Lydia la guardò con un sopracciglio alzato ma lei rimediò subito dicendole che le faceva molto meno male di quanto potesse sembrare.
«Sono in grado di camminare, e poi ho le stampelle» si affrettò a precisare indicando i due sostegni appoggiati al comodino.