28 ⎸Un dono

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L'ennesimo pugno di quella giornata lo sferrò Dalila.

Ormai Katrina aveva capito che Min-jun non avrebbe aperto bocca sulla famiglia Axon e la ragazza, nonostante lo conoscesse da tempo, non si fece scrupoli nel malmenarlo davanti a tutti.

Permise anche a Caleb di sfogare la sua rabbia su di lui, ma lo fece solamente perché smettesse di parlare.

Non le piaceva affatto quel tipo, né tanto meno la storia che si portava alle spalle. Poteva suonare contraddittorio dato che lei stessa aveva fornito a Katrina informazioni su lui e la sua famiglia, ma era pur sempre una donna, e come tale trovava rivoltante che il diretto interessato non fosse stato sbattuto in carcere per quello che aveva evidentemente fatto.

«Dacci un taglio, pasticcino» lo stuzzicò pulendosi le nocche sporche di sangue con l'orlo della sua maglietta.

Caleb si fermò guardando l'altra con un cipiglio.

«Quindi è così che funziona? Voi potete divertirvi con i nostri ospiti mentre io no?»

La castana si leccò il labbro inferiore voltandosi nella sua direzione con un compromettente ghigno stampato in faccia che fece rabbrividire il ragazzo che, a pochi passi da lei, attendeva fremente una risposta.

Perché lui credeva davvero di essere parte integrante di quella squadra.
Credeva di avere un titolo, un diritto di parola. Ma la verità era tutt'altra.

Caleb non era che una pedina. Una piccola, insulsa e, avrebbe aggiunto lei, inutile pedina. Ora che villa Gaart era circondata di ambrosia e per questo lo scopo per il quale era stato reclutato dalle due era ormai infattibile, Caleb altro non era diventato che l'ennesimo peso sulle loro spalle.

«Anche tu sei un ospite, caro ragazzo» si burlò di lui, e con la testa leggermente inclinata verso l'ingresso di quella stanza indicò un paio di neonati prelevati dopo l'incidente a Beecher Street.

«E sei stato fin troppo sciocco ad appoggiare la nostra missione senza chiedere niente in cambio»

«Avrò la testa di quella puttana in cambio e ciò mi basta» tuonò impetuoso lui, ma ancora una volta ricevette un risolino di scherno in risposta.

«Tu non ucciderai mai Abigail Fillis, pasticcino» lo informò sicura facendosi di nuovo seria.

L'espressione che le dipinse il volto spaventò il ragazzo a tal punto da farlo rabbrividire. Aveva paura. E i neonati in fondo alla stanza percepirono quell'emozione come un animale percepisce l'odore della selvaggina.

La Macchia Nera [version two]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora