A risvegliarmi ore dopo, fu il forte prurito che mi colpì la pelle all'altezza del cuore. Quell'insopportabile formicolio e l'intenso odore dei medicinali sistemati in quella stanza mi infastidirono a tal punto che, distratta, presi a strofinarmi il petto con lena finendo, tuttavia, per peggiorare di gran lunga la situazione.
Quella sensazione scese sempre più in basso, accentuandosi sulla mia coscia. La toccai con le dita e strinsi i denti, dolorante, cercando invano di infilarle sotto alla medicazione.
«Finirai per toglierti i punti così» la voce di Thomas fu ferma, chiara; l'elettrocardiogramma in sottofondo suonava piano e in modo costante, risvegliandomi dal mio sonno.
«D-Dove sono?» mi agitai, «P-Perché mi trovo qui? Cosa... Cos'è successo?»
«Siamo in ospedale, Abigail. Hai avuto un brutto incidente»
«I-Incidente? Ma come...» continuai a non capire, presa dall'impellente desiderio di volermene andare immediatamente di lì. «Ad ogni modo, non importa. I-Io non posso rimanere qui, d-d-devo andarmene»Strinsi il lenzuolo tra le dita e presi uno, due respiri nel tentativo di calmarmi. Anche questo, tuttavia, si dimostrò inutile e presto la mia agitazione finì per sfociare in un vero e proprio attacco di panico.
Ciò che continuavo a ripetermi era soltanto una cosa: non doveva andare così. Qualsiasi cosa fosse successa, nessuno, nessuno avrebbe mai dovuto portarmi in ospedale, dove qualcuno avrebbe potuto vedere quello che lui mi aveva fatto.
«No, non devi» cercò di farmi ragionare bloccandomi le spalle contro il materasso. Io mi agitai ancora di più. «Guardami» ordinò dunque, prendendomi il viso con le mani: «Ho detto che devi guardarmi, ragazzina»
Lacrime salate presero a scivolare sulle mie goti arrossate e, seppur mi sentissi in trappola, qualche istante dopo il forte rumore dell'elettrocardiogramma si affievolì rallentando la sua corsa. Il mio respiro lo seguì poco dopo e, quando finalmente riuscii a tornare in me, appoggiai il capo sul cuscino e feci dei respiri profondi per rallentare il battito sfrenato del mio cuore.
Thomas si allontanò, ed io lo guardai dispiaciuta, scusandomi: «Mi dispiace...» singhiozzai con le mani sul viso.
Non sapevo cosa mi prendesse, perché all'improvviso era come se mi vergognassi di me in quelle condizioni. Ero una Cacciatrice, eppure ero su un dannato lettino d'ospedale a piangermi addosso come una sciocca.
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La Macchia Nera [version two]
Vampire«Tu non sei un mostro» «Eppure non hai mai smesso di trattarmi come se lo fossi» [...] Abigail Fillis era, all'apparenza, una semplice ragazza di Milwaukie con un turbolento passato alle spalle. Trattata da tutti con dolcezza e generosità in seguito...