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Tornando a casa avevano discusso ma poi si erano calmati ed avevano parlato tranquillamente. Claudio però aveva messo in chiaro che avrebbe cercato da solo le sue amicizie.

Mario e Niccolò si sono incontrati una sera di marzo in un locale. Si sono piaciuti da subito. Sono due ragazzi svegli che sanno quello che vogliono. Il sesso è andato bene di conseguenza. Sono innamorati? Diciamo che stanno bene insieme e non pretendono molto di più.

Mario Serpa è una tormenta nera che ti scuote la vita. Occhi neri, capelli neri, fisico asciutto ma muscoloso, sorriso che ti entra dentro. Mario ha solo ventiquattro anni ma per come si muove in cucina e nella vita ti dà l'impressione di poterti insegnare a camminare. Quando prende un limone, lui lo taglia in un colpo solo. Quando si mette in testa una cosa, le montagne si inchinano.

Passano tre settimane dall'incontro nel pub. Claudio questa sera ha assistito alla sua prima partita. L'ha guardata accanto al suo futuro assistente che per ora sta allenando i ragazzi. La palestra era gremita di gente e Claudio si è sentito vivo, finalmente al suo posto. Hanno perso, c'è tanto lavoro da fare. Claudio ha già in mente diversi cambiamenti. Nota che manca strategia e che i ragazzi non sono nel ruolo che farebbe di loro delle star. Ma lui già lo sa. A fine partita i padri dei ragazzi vanno a conoscere il loro futuro punto di riferimento. Il coach che potrà dare finalmente valore al proprio figlio che ovviamente, è un talento sopravvalutato. Claudio è abituato. Ha visto più liti tra genitori che partite. Lo convincono a farsi accompagnare in macchina. Prima che possa dire di no, non che non lo volesse, lo obbligano ad andare a farsi qualche birra come da rituale dopo ogni partita. Claudio è contento. Anche se alcuni sono molto più grandi di lui, altri hanno più o meno la sua età e sa che essendo il futuro coach è in una posizione privilegiata. Come sempre, non sarà difficile entrare nella cerchia. Parcheggiano.

Claudio riconosce il pub. È il bar sportivo dove l'aveva portato Niccolò e dove lavora l'altro. Si chiama Submarine. Comunque questa volta lui è con le persone giuste per un bar del genere.  Entrano e prendono diverso spazio al bancone. Ordinano il primo giro di birre tra pacche sulle spalle del nuovo arrivato e goliardia. Bevono.

Mario è in cucina. Sta guardando il cellulare annoiato. Sa che stasera c'è la partita e fino alle 10 non arriverà nessuno. È seduto sulle lastre d'acciaio della cucina, una maglietta nera, jeans chiari, un grembiule verde bottiglia intorno alla vita. Ha già tagliato e preparato tutto. Tanto vogliono sempre hamburger. Il lavapiatti, Dany, seduto accanto a lui. Dany è il suo migliore amico in Scozia. Ne hanno combinate di ogni in quella cucina.

Sono le 10.5 quando Mario sente la porta aprirsi e le voci invadere la stanza. Sa chi sono. Sono quelli del basket. Ce ne sono due o tre con cui si è preso più volte perché rompevano il cazzo sulla cottura quando nemmeno riuscivano a parlare da quanto avevano bevuto. Sempre i soliti poi che usavano battute omofobe per insultarlo. Mario di solito serve i piatti con una piccola aggiunta di sputo dentro. Oppure Dany, che è etero fino al midollo ma ama Mario perché come dice lui, chi cazzo se ne frega, più figa per me, gli passa dei piatti già sporchi. Già si sorridono mentre iniziano le cotture. Ovviamente, dopo pochi minuti arriva Isabel con l'ordinazione. Nove hamburger. Mario alza la testa e la gira verso di lei. "Nove?". Isabel annuisce annoiata. "Ce n'è uno in più oggi". Mario si pulisce le mani sul grembiule e passa ad Isabel i primi piatti mentre va insieme a Dany verso l'oblò della porta della cucina per vedere. Appena uno dei soliti si scansa appare lui. Mario aggrotta la fronte sorpreso. "Cazzo. Io lo conosco quello". Dany lo guarda. "Te lo sei fatto?". Mario gli tira una pacca. "Che cazzo dici, è il marito della cugina di Nicco". Ride aspramente. "Si è fatto gli amici giusti". In quel momento ha un'idea carina per accogliere Claudio.

Claudio si sta divertendo, più o meno, perde parecchie parole, non si capisce un cazzo quando parlano scozzese. È già il quarto padre che a turno, fa un monologo sul proprio figlio. Poi fanno qualche battutina sulle proprie mogli e Claudio si irrigidisce. Va bene tutto ma non esageriamo. Poi continua bevendo birra e sticazzi. Arrivano le prime hamburger e Claudio dentro di sé si chiede chi le abbia fatte. Quando gli aveva chiesto l'accendino, tre settimane prima, non avrebbe mai detto che era gay. Ma nemmeno di Niccolò. Che succede? Adesso non si capisce nemmeno più se uno è gay? Sembravano normali. Poi si accorge di pensare cose strane e torna alla realtà. Mentre ride con Fred, o James, o come si chiama, arriva il piatto per lui e cala il silenzio.

L'hamburger è nel mezzo. Ma la composizione è diversa. Le due fette di pane rotonde sono unite una accanto all'altra e la carne tagliata, lunga tra le due fette. Un cazzo. Quell'hamburger ha la forma di un cazzo. Accanto, con il ketchup, un cuore. Il respiro di Claudio si ferma. Poi arriva la rabbia. Guarda Isabel furioso. "Che cazzo è questa roba?". Spinge il piatto con forza, quasi casca dal tavolo. Isabel alza le spalle. "Dalla cucina mi hanno detto di servirti la specialità dello chef". Isabel trattiene una risata. A Claudio esce il fumo. Sente tutti gli occhi puntati addosso. Si alza incazzato.

Mario e Dany sono all'oblò che si godono la scena. Mario sa di essersi spinto oltre ma in qualche modo si deve pure divertire. Inoltre, quando gli aveva chiesto l'accendino aveva visto una luce strana. Lo vedono alzarsi nero dalla rabbia. Dany tira una pacca sul braccio di Mario. "Ora sono cazzi tuoi". Sparisce nel magazzino. Alla faccia del coraggio, Dany di merda. Mario torna a sedersi sulla lastra. La porta si apre sbattendo. Claudio si guarda attorno e poi lo trova. "Tu". Si avvicina verso di lui. "Hai perso il cervello per caso? Che cazzo pensavi di fare con quella scenetta?". Mario è calmo, alza le spalle. "Stai calmo, era uno scherzo. Oppure solo gli etero possono fare scherzi idioti?". Claudio inspira a lungo e chiude la mano in un pugno. "Ma chi cazzo sei? Come ti permetti di mettermi in imbarazzo in quel modo?". Mario ride. "Da quanto vi fa schifo il cazzo sembra quasi che non ce l'abbiate". Fa una pausa in cui abbassa lo sguardo sui jeans si Claudio. "O forse è così?". Il pugno di Claudio finisce sulla lastra d'acciaio, ad un centimetro dalla gamba di Mario che sobbalza appena. "Pensi di essere spiritoso? Qui si parla del mio lavoro, del mio ambiente, vuoi rendermi la vita un inferno? Potrebbe diventarlo prima la tua". Mario scuote la testa sorridendo. "Ecco bravo, minacciami, è così che funziona no? Paura, paura e solo paura. L'unica cosa che vi riesce". Mario avvicina il viso a quello di Claudio. "Siete voi che vivete nella paura". Claudio è annebbiato. Con le mani prende Mario per la maglietta e lo spinge sulla parete. Lo guarda un secondo di troppo, distoglie lo sguardo, gli bruciano gli occhi.
Si guardano un secondo di troppo, si guardano dentro e non fuori. Anche Mario abbassa lo sguardo.

"Vivi la tua vita e lasciami in pace. Io non voglio avere niente a che fare con te". Lascia la maglietta ed esce.

Fiori d'arancio nel nero di seppia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora