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Claudio rientra in macchina e guida stordito. Non l'aveva visto minimamente arrivare. In tutti i cazzo di sensi. Da dove è arrivato e perché. Claudio non lo sa. Rientra in casa.
"Cla cos'è successo?". Sara corre verso di lui preoccupata. Claudio scansa le sue mani apprensive. "Uno stronzo al bar. Un ubriaco".

Questa è la prima di tantissime bugie.

Stanno cenando con la televisione accesa in sottofondo. C'è silenzio. Poi viene interrotto. Claudio gira il cibo nel piatto con la forchetta. "E Niccolò... L'hai sentito ultimamente?". Sara alza un sopracciglio sorridendo. "Hai sbattuto la testa per caso?". Claudio sbuffa. "Era così, per chiedere". Sara mette il boccone in bocca. "Pensavo non volessi sapere niente di lui". Claudio si rende conto che in effetti è strano. Non la guarda. "Vabbè non importa. Cambiamo discorso". Sara si alza per andare a prendere altro pane. "Non sta molto bene". Claudio non dice niente e fa finta di guardare la TV. Sara continua. "Mario l'ha lasciato così, da un momento all'altro". Claudio sente lo stomaco stringersi e il naso fargli male. Ma che cazzo succede? Se pensa che Sara gli sta raccontando di Mario e lui l'ha visto meno di un'ora fa. Diglielo cazzo, cosa c'è da nascondere? Ma non lo fa. "Ah sì?". Dice sempre con gli occhi sulla televisione. Sara aggrotta la fronte. "Claudio ma che ti prende? Nemmeno quando parlo dei nostri amici ti interessa sapere e adesso vuoi parlare di Mario e Niccolò?". Cazzo. Ha ragione. Sente il battito aumentare. Perché mi sta guardando così? Ho qualcosa di strano? Perché Sara mi sembra così diversa in questi giorni? Ma come cazzo la tiene la forchetta? L'ha sempre fatto? Sente il respiro aumentare. I rumori si offuscano. Poi dalla TV, qualcuno segna un gol e un boato lo fa sobbalzare. "Claudio!". Sara lo guarda preoccupato. Claudio torna alla realtà. "Stai macchiando la tovaglia!". Claudio abbassa lo sguardo. Macchie di sangue sulla tovaglia. La sua mano va d'istinto sul suo viso.

Sangue. Claudio sta perdendo sangue dal naso.

Passano sei giorni. Claudio e Sara sono al supermercato. Lui spinge il carrello. Lei legge la lunga lista che ha in mano e ogni tanto sparisce tra gli scaffali. Una musichetta stupida va a ripetizione dagli altoparlanti. Claudio si ferma davanti al reparto di detersivi. Quale ha detto che voleva? Sara alle sue spalle. "Guarda chi ho trovato". Claudio si gira.

Davanti a lui ci sono Niccolò e un ragazzo dai capelli neri e gli occhi profondi. Ci sono Niccolò e Mario. Insieme.

Lo zigomo di Mario ancora viola. Come il naso di Claudio. C'è silenzio tra i quattro. Niccolò osserva il viso di Claudio. Sara quello di Mario. È Niccolò a parlare girandosi verso Mario. "Non mi dire che è stato lui". Mario si gira verso Niccolò. "Che stai dicendo?". Niccolò verso Sara indicando il naso di Claudio. "Quando se l'è fatto quello?". Sara è confusa, non capisce. "Nicco non lo so... Una settimana fa all'incirca". Niccolò incrocia le braccia e guarda Mario. "Come avevi detto? Il solito omofobo, come no. Perché cazzo non mi hai detto che è stato lui?". Mario gira veloce gli occhi verso Claudio. Ma è perso, totalmente andato ed inutile. Sa che se ne deve tirare fuori da solo. Sa che deve pensare pure a lui cazzo.  Sospira. "Nicco non è stato Claudio. Claudio mi ha difeso". Gli occhi di Niccolò e Sara escono dalle orbite. Sara verso Claudio. Ma Claudio parla. "Ma che cazzo dici? Io non ho difeso proprio nessuno e meno che mai te". Mario gira la testa di scatto. Lo fulmina. Sara è furiosa. Lo strattona per un braccio. "Claudio ma di che stai parlando? Perché non mi hai detto che c'era anche lui?". Claudio la guarda. Alza le spalle. "Se c'era non me ne sono accorto. Sarà entrato in mezzo alla rissa". A Mario scappa una risata. Si girano tutti verso di lui. Niccolò alza le mani chiedendo spiegazioni. Mario guarda un secondo Claudio. Quel fottuto secondo che Claudio non si perde. Poi fa un passo verso Niccolò e gli prende il viso tra le mani. "Scusami. Non credevo fosse importante che c'era anche lui. Era uno dei tanti". E poi bacia Niccolò sulle labbra, esattamente davanti a Claudio.

La gola di Claudio si chiude. Che schifo, giusto Claudio? Due uomini che si baciano. Questa sensazione è schifo. Però che io ricordi lo schifo è un altro tipo di sensazione cazzo. Sente le orecchie scaldarsi. Gli occhi secchi. Non riesce a distogliere lo sguardo da quelle due bocche attaccate. Da quei due nasi che si sfiorano. Da quei ciuffi neri. Da quelle fossette impercettibili. Cosa? Questo non è schifo. Questa sensazione ha un'altra nome che per ora non si può dire.

Tutto questo succede nel giro di tre secondi in cui ovviamente Claudio non è in grado di processare. Il risultato? Un disastro.

"Ma non vi eravate lasciati?". La musichetta del supermercato, pure quella si ferma. Tutti gli occhi su Claudio. Un lampo nero sulla sua bocca. Gli occhi di Mario cambiano luce. Sara ha la bocca aperta. "Claudio ma che cazzo ti prende? Sei impazzito?". Claudio non la guarda. Continua a fissare Mario. Senza alcun senso. Mario ha il potere. Mette un braccio attorno alla vita di Niccolò. "Sì, sono stato un coglione. Mi sono reso conto quanto sono fortunato e me lo sono ripreso subito. Ho dovuto essere convincente". Claudio vede la mano di Mario scendere dalla spalla di Niccolò fino al fondoschiena e può giurare che lo abbia palpato. Un'immagine velocissima passa nella mente di Claudio. Corpi nudi. Deglutisce. Niccolò sorride guardando Mario.

"Vabbè dai Claudio andiamo che mi sembri stanco". Sara lo prende per un braccio e lo trascina via salutando i due. Claudio si lascia trascinare inerme. Ma non è più lui. È l'altro Claudio. Quello che ancora non sa di esistere. Quello che la segue nel supermercato ma ad ogni scaffale con delle fessure si gira a guardare chi vede dall'altra parte. Quello che ha l'ansia di arrivare al parcheggio perché magari... Quello che, non si erano lasciati? Ha già cambiato idea? Quello che, aiuto non so cosa mi succede. Quello che ad un certo punto, dalla fessura di quello scaffale, quei ciuffi neri li vede, laggiù, in fondo a tutto il supermercato, ma può giurare che sono i suoi. Quello che, "Vado veloce in bagno, aspettami qui alla cassa". Quello che cammina veloce sotto le luci bianche con il cuore nell'esofago. Che cazzo sto facendo porca troia. Quello che vuole piangere ma non si ricorda più nemmeno come si fa. Quello che, avevi ragione, i capelli erano suoi. Quello che, menomale che è solo. Quello che gli afferra un braccio, lo tira verso di sé e mette il braccio attorno al suo collo, rimanendogli dietro. Stringe forte. Si ritrova tra i suoi capelli. Se lo ritrova tra le mani e non sa nemmeno che farci. Ma non è il Claudio normale, è quell'altro. Quello che si avvicina al suo orecchio e dice.

"Guardati sempre le spalle. Non si sa mai che ti colpisco un'altra volta". Mario sente che è un tono di voce diverso. Sorride mentre sente un brivido scuotergli la vita. E Mario non guarda in faccia nessuno. Mario sa cosa vuole. Claudio vede la testa di Mario piegarsi in avanti e poi lo sente mordere piano, sente le sue labbra sul braccio. Quella sensazione nel basso ventre non si chiama schifo. Il morso diventano labbra che si muovono lente. Mario approfitta della sorpresa di Claudio per liberarsi e girarsi e guardarlo dritto negli occhi.

Si avvicina al suo orecchio prima di andare via. "Claudio tu non hai idea di cosa ti potrei fare. Quindi guardati tu le spalle perché poi non ne riusciresti più ad uscire". Va via.

Fiori d'arancio nel nero di seppia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora