10

6.4K 498 37
                                    

Mario lo sa che Claudio è tra quella gente. Lo sapeva anche prima che arrivassero. Non ci vuole un genio. Lui è il coach, stasera c'è la partita, è sabato. Infatti non aveva voglia di lavorare stasera. Nella sua testa avrebbe voluto essere libero di andarlo a prendere dopo la partita per portarlo a festeggiare. Nella sua testa troppe cose sono diverse dalla realtà. Quando sente i primi rumori per la strada, guarda l'orologio. Eccoli, sono arrivati.

Stasera non ha voglia. Anche se Mario non guarda in faccia nessuno, ha comunque ventiquattro anni e le sue sicurezze possono crollare in qualsiasi momento. A maggior ragione se si tratta di una situazione praticamente impossibile che necessita di molta fantasia. Stasera non gli va. Fanculo la mia immaginazione. Lo lascio lì tra la sua gente, nella sua vita del cazzo.

La serata continua. Non deve nemmeno cucinare troppo perché più che altro bevono birra. Dany ha il giorno libero oggi, porta la ragazza con cui esce al bowling. Mario sorride tra sé e sé. Di sicuro finirà la serata in qualche modo tragico. Classico Dany. Ad un certo punto vede Sara passare davanti all'oblò per andare ai bagni. E si sente pure in colpa. Tu non mi hai fatto niente di male. Tu non c'entri niente. Ti rovinerei la vita. Povera ragazza, così gentile. Chissà come se ne è innamorata, chissà come si sono conosciuti. Scusami davvero. Lo so che non dovrei nemmeno pensarci, è una cosa tua, avrai sudato per ottenerla. E poi ci sono tanti uomini. Però cazzo Sara. Per assurdo forse tu saresti l'unica a capirmi. Forse anche tu hai provato la stessa cosa le prime volte che l'hai visto. Vorrei tanto poter parlare con te ma non è possibile. Adesso andrai in bagno e ti rifarai il trucco per essere bella per lui. Io invece sono un ragazzo che vuole un uomo sposato con una donna. Credo che facciamo pena entrambi. Non dovremmo dargli così tanto potere, non è giusto. Io posso trovarmi un ragazzo della mia età, gay, ed essere felice. Tu, tu beh, tu l'hai già fatto. Tu hai fatto tutto come dovevi. E allora? Sei felice Sara? Lui è felice con te? Si può essere felici solo in quel modo? Avrei bisogno davvero delle tue risposte perché lui non ne è capace. Lo vedo nei suoi occhi.

Non sa niente. Mi guarda come non mi dovrebbe guardare e non ti guarda come dovrebbe.

Almeno questo è quello che penso io.

Mario lo passa così il tempo. Perso in miliardi di pensieri. Non sa nemmeno che farsene. Sì, potrebbe spiarlo dall'oblò, e poi? Non vuole vivere di questo. Non gli basta. Mentre la musica lo distrae, prende una sigaretta e si appoggia davanti alla porta del retro.

È un attimo.

La porta si apre, in un lampo Claudio è davanti a lui. Le parole muoiono nella bocca di Mario. Il miliardo di pensieri gira senza trovare una logica. Riesce solo a guardarlo. Ma come mi stai guardando? Non dirmi che... Anzi, dimmi tutto.

"Mi sento morire".

Lo so. Anche io. Boom.

Le labbra di Claudio arrivano sulle sue. E ok. È una botta di sensualità ed eccitazione. Anche a non volerlo, una manciata di spilli buca i loro bassoventri. È così per forza. Le lingue che si sfiorano appena. Ti toglie il fiato. Il proibito da una parte ed il mistero dall'altra. Se esiste una formula magica per provare piacere, è quella. Si può essere deboli e caderci dentro solo per lussuria. Si può essere in un altro modo.

E Mario lo è.

"Fermo".

Lo spinge. "Claudio che stai facendo?".  Gli occhi di Claudio si aprono e si bloccano in quello che ha di fronte a lui. Un uomo. La canzone nell'altra stanza finisce. Claudio inizia a guardarsi a destra e a sinistra. Il respiro inizia ad aumentare. "Io... Ma tu... Non...". Mario lo guarda con la fronte aggrottata. "Io, tu, cosa? Ti sei scordato di essere sposato?".

Stronzo. 

Claudio non respira. Aiuto. La stanza intorno a lui inizia a girare. Mario soffre a vederlo così. Sa di avergli dato un colpo durissimo ma non ce la fa a sentirsi sporco, a sentirsi uno svago. Proviamo la checca che mi sbava dietro. Magari mi piace il giochino. Giusto? Ne conosce a migliaia di uomini sposati, personaggi pubblici, gente importante, che ha moglie e figli a casa e poi il ragazzetto di turno, o la ragazzetta ovviamente, per i finesettimana. E a lui queste cose fanno vomitare. Lui non è questo.

Ma lui non conosce Claudio. Nemmeno Claudio è quello.

"Che c'è Claudio? Mi vuoi provare? Vuoi sapere cosa significa succhiare un cazzo? Eh, lo vuoi?". Il viso di Claudio sta cambiando colore. Si sta sentendo male. Non respira più. Non sa nemmeno come c'è arrivato in quella cucina ma sa chi è e sa cosa muove i suoi passi. E mai, mai farebbe una cosa del genere. In qualsiasi modo si guardi, Claudio non è né quel mostro, né quello che entra lì dentro e bacia un uomo. È Mario che bacia, a prescindere dal sesso. Non sa perché.  Ed è Mario che lo sta trattando di merda.

Corre, apre la porta del retro. Vomita.

Mario rimane dentro la cucina ed ascolta i conati di vomito di Claudio, appena dietro l'angolo. Chiude gli occhi e stringe i pugni. Ora ha voglia di piangere. Non è cattivo ma ha una paura disumana che questa possa trasformarsi in una di quelle storie di cui si sente parlare. Quella che ti rovina la vita. Quella che ti cambia in peggio. Quella che ti toglie la voglia di provare. Quella che ti fa venire voglia di morire. E Mario non vuole. Già lo sente, quel pizzico di dolore vicino al fegato amaro. Quella consapevolezza che ci perderebbe la testa per quell'uomo lì. E poi che cazzo faccio? Vaffanculo cazzo. Il suono del vomito di Claudio misto alle risate nell'altra stanza. Sa di averlo ucciso con quelle parole. Ma cosa pretendi da me? Non posso essere a disposizione. Devo essere e basta. Ma come fai? Hai tutta una vita che non prevedeva la mia presenza nemmeno lontanamente. Cazzo, lo so che per te è follia, che per entrare qua dentro devi averlo voluto davvero in fondo. Cazzo. Sbatte un piede alla parete e si scosta per girare l'angolo.

Ma Claudio non c'è più. 

Mario lo vede che ha quasi raggiunto la sua macchina e corre verso di lui. Claudio sta già salendo, sembra un animale, non sembra una persona. Mario arriva alla macchina che Claudio ha già infilato le chiavi. Le mani di Mario si appoggiano sul cofano. "Aspetta Claudio. Non volevo dire quello che ho detto. Scusami". Claudio pigia sull'acceleratore appena facendo sobbalzare Mario indietro. "Claudio fermo. Non fare così. Sono stato uno stronzo, lo so". Mario sta urlando a mezza voce. Claudio pigia ancora sull'acceleratore, questa volta quasi senza lasciare il tempo a Mario di spostarsi. Mario tira un pugno sul cofano. "Lo vedi cazzo. Tutto è sbagliato. Potrebbe solo ucciderci questa cosa. Claudio...".

Claudio fa sentire il motore.

"Se non ti sposti giuro che ti ammazzo".

La bocca di Mario rimane aperta. Gli crede. Sa che in questo momento rappresenta la rovina della sua vita e lui l'ha fatto sentire in colpa per questo. Si sposta di lato, non vuole morire.

"Non risolveresti niente Cla..".

Ma Claudio è già partito.

Fiori d'arancio nel nero di seppia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora