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Questo è per loro. Per non aver mai mollato un cazzo.
Vi auguro di essere veramente, sinceramente, finalmente, felici.

Lori

Mario prende il cellulare. Sa chi è. E infatti.

Nella mia testa solo te.

E dio. Stringe il cellulare talmente forte che quasi lo spezza. Non ti girare, non ti girare. Sente la risata di Nancy. Sparisce in cucina.

Ribrezzo.

Questo prova. Per questo piange mentre sbatte gli utensili e chiude gli sportelli. Lui, lei, loro, con loro. La televisione, le riviste, i regali di Natale.

Mario ce l'hai la fidanzatina?

No zia. In compenso ho una cotta per l'istruttore di karate.

Sì ma fanculo. Fa uscire appositamente una fiamma troppo alta dal fornello.

Non è questo il problema. È da tanto che non lo è. Si asciuga con la divisa. Gli occhi cadono sullo schermo del cellulare ancora illuminato.

Nella sua testa un cazzo. Ieri sera era nel mio letto talmente avvinghiato da non distinguere la pelle. Ti ho sentito sai? Quando mi hai coperto per bene prima di baciarmi la fronte e lasciarmi lì.

Io non sono nella tua testa. Io sono davanti ai tuoi occhi.

Com'è che dici? Solo io?

E quello che c'è al di fuori, nel mondo reale, nei tuoi documenti, nella tua identità, davanti agli amici, nel tuo letto, tra i tuoi vestiti, quello cos'è?

Quello non sono io. Quella è Sara. Quella è tua moglie. Un altro corpo che ti tocca. Lo sai come ci si sente?

Dimmi, cosa. Hai bisogno di tempo? Devo aspettare? Devo state buono? È complicato?

Non giocare con me Claudio. Qui, dove lavoro. Con lei che non puoi nemmeno nominare nella mia stanza.
Con lui che desidera cancellarmi. 

Non devi giocare.

Perché adesso gioco io.

Si sciacqua il viso, si sorride nel riflesso del metallo, esce.

Claudio non ha toccato nemmeno un pezzo di pizza. Ha visto che leggeva il messaggio. Non si è voltato. È andato distante, è svanito.

Si sente perso ora. Chi siete? Dove sono? Che vita ho vissuto fin'ora? Di cosa state ridendo? Ripeti per favore. Non ho capito la battuta, parlo un'altra lingua forse. O forse vivo in un pianeta diverso.

Ad un certo punto un senso di casa.

È tornato. Il lampo nero è tornato e manca l'aria per respirare. Troppa bellezza. Gli occhi un po' lucidi. Voglio vivere con te.

Poi il sorriso della morte. Quella mano che si alza e si appoggia sulla spalla di Sara. Che fai? Non la toccare, ti contamina.

"Sara scusa mi ero scordato una cosa. Pensavo di chiamarti in questi giorni, è da un po' che ci penso... Sai com'è".

Un altro sorriso.

La gola di Claudio si invade di colla. Il sangue sparisce dal suo viso. Un pesce che esce dall'acqua. Boccheggia.

"Dimmi tutto".

Zitta cretina. Tu non sai niente di lui.

Quegli occhi che lo avvertono. Sta arrivando.

"Ho perso la rubrica qualche settimana fa. Volevo chiederti il numero di Nicco. Vorrei vederlo".

No.

Fiori d'arancio nel nero di seppia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora