Verso le 3 del mattino, quando i pensieri sono una cascata di colori arrugginiti, e Morfeo ti è o benefattore o maledizione, il cellulare di Claudio vibra.Nel suo caso, il sonno non era arrivato neanche per un secondo a sollevarlo da quel rigirio continuo nel letto. Prende il telefono e vede un messaggio da parte di un un numero sconosciuto ma familiare.
Questo è il mio numero.
Fine. Né più, né meno. C'era bisogno di altro? Dal sorriso di Claudio non sembrerebbe. Con i denti si afferra il labbro inferiore. Si appoggia il telefono sul petto e, come un dannato innamorato, sospira di emozione. Lui, uomo sposato fino a poco fa, in contrasto con la sua realtà, piega un po' le ginocchia spostando le coperte perché, a causa di quelle cinque semplici parole, adesso sente caldo.
Quindi c'è da chiedersi più cose. Quando licenziarsi toglie la sicurezza ma dona serenità, è giusto farlo? Quando salti il Natale in famiglia e parti per un viaggio di due settimane senza avvisare, sei un egoista? Quando tutto d'un tratto, anche se diluvia, chiudi l'ombrello e giri senza sosta, sei uno sprovveduto?
Quando per amore sfidi la sorte, sei un eroe o un antagonista?
Chiedetelo a Sara.
Chiedetelo a Mario.
Chiedetevelo allo specchio.E poi mettetevi nei panni di Claudio. Che per sopravvivere tra quelle lenzuola deve avere la forza di non ascoltare quei fantasmi che girano attorno al suo letto.
Se fosse stata una donna non ci sarebbero stati problemi.
Tutti ne parleranno.
È lui, quello che ha lasciato quella povera ragazza per un uomo.
Era un ragazzo così bravo.
Al giorno d'oggi se ne vedono di tutti i colori.
Chissà che disgrazia per i suoi genitori.
Sono anni che non parla con la famiglia.
Ha perso tutto per lui. Lavoro, amici.
Vedi? Cosa ti dico sempre? Sono tutti froci.
Li dovrebbero mettere in gabbia quelli così.
Chissà quante volte l'ha tradita.È complicato. Fa paura. Ma sennò il senso qual è.
Claudio, d'improvviso ha un urgente bisogno. O lo fa o non respira. Prima di ogni altra cosa. Subito, immediatamente. Il calore passionale di poco fa si sta trasformando in un incendio doloso. Fanculo le 3 del mattino. Compone.
Squillo, squillo, squillo. Cuore, cuore, cuore. Squillo. Timpani. Fischio.
Una voce assonnata e preoccupata. "Claudio?".
Panico. Silenzio. Non esce niente.
"Claudio? Amore, che succede? Mi fai preoccupare".
Un sibilo. La bocca di Claudio si riempie di pianto. Prende un cuscino e se lo preme in faccia. Cerca di recuperare fiato.
La voce è del tutto sveglia adesso.
"Claudio, oddio, ma che succede? Sara sta bene? Dove sei? Amore, ti prego, dimmi qualcosa!".Nella ripresa di fiato, forte come quella di ventisette anni prima appena tagliato il cordone ombelicale, una parola strozzata.
"Mamma...".
Gli muoiono le parole. Lei sente il cuore di suo figlio nelle arterie. Inizia a respirare male pure lei.
"Claudio, stai calmo, respira".
Lui la ascolta. È tutto quello che può fare. Si arresta il pianto. Chiude gli occhi. Il momento in cui decidi di tuffarti da trenta metri. Ora.
"Mamma... Non sono con Sara. Ho preso una stanza in affitto in un albergo...".
Le madri lo sanno. Vivono per ascoltare quei cambi di tono nelle verità dei figli.
"Come mai? Avete litigato?".
Claudio deglutisce fiamme.
"No... Cioè, sì... Anche...".
Silenzio tombale. Lei si siede. Vede i cocci di cui si dovrà occupare. Non lo ha mai sentito così.
"Dai, Claudio. Non mi fare stare così. Dimmi che succede, forza".
Lui ha bisogno di essere capito.
"Mamma". Respira. Appoggia la testa nella mano che non tiene il cellulare. "Mi prometti che...". Cristo, il pianto. Respinto nella gola. "Mi prometti che non ti arrabbi?".
Le disse la stessa cosa quando, a sedici anni, venne beccato da suo zio mentre marinava la scuola. Le paure sono adulte adesso ma la mamma è la stessa.
"Claudio, cos'hai fatto? Dio, mi sto sentendo male".
Claudio conta fino a al milione di volte che ha pensato e ripensato su come tagliare la testa di questo preciso toro. Ma c'è davvero altro modo di dirlo?
"Mi sono innamorato, mamma".
Silenzio loquace. Lo sapevo.
"...Sai quanto tengo a Sara... Non le farei mai del male... Ma...Io non...".
Lei sta soffrendo per la sua figlia adottiva. È normale anche questo.
"Claudio ma che dici? Ma sei sicuro? Tu e Sara...".
Lui questo non lo vuole sentire. Lo sa già. Ma proprio non ce la fa.
"Io e Sara niente, mamma. Cosa ci posso fare? Ho ventisette anni, succede. Stiamo insieme da quando eravamo ragazzini. Pensi che non faccia male anche a me?".
Lei chiude gli occhi.
"Ma sì... Certo, amore. Ma sembravate così...".
Eccola. La. Testa. Del. Toro.
"Sono innamorato perso. Sara non la amo più".
Lei socchiude la bocca. Cosa vuoi dire? Niente.
Ma rimanga seduta, signora. Che la festa deve ancora iniziare.
"E chi...?".
Claudio si alza in piedi. Va dritto nel bagno. E si guarda fisso nello specchio. Vuole sentirlo con le sue orecchie. Vuole crederci anche lui. La morte va sempre guardata in faccia. Lui la sta afferrando per le palle. Canestro da tre punti all'ultimo match del campionato.
Prima che il boato della folla ricopra tutto.
"Si chiama Mario, mamma.
È un uomo".Sono le 4.18 quando il cellulare di Mario vibra. Lui Morfeo l'aveva mandato a fanculo da un pezzo ma ci sono cose che ti svegliano pure se sei sotto terra. Accende la luce, allunga il braccio, afferra, se lo porta vicino agli occhi. Altre cinque parole. Ma queste sono infinite.
L'ho detto a mia madre.
Si tira su di scatto. Gli scivola il cellulare, lo riprende, rilegge. Clicca subito su quell'icona. Rispondimi, rispondimi, rispondimi.
"Pronto".
"Dove sei?".
Il suo tono è dolce e affrettato.
"L'albergo accanto al campus. Stanza 316".
La chiamata finisce.
Mario si butta in bagno, si infila le prime cose, afferra le chiavi ed esce. Davvero vi chiedevate se avrebbe potuto lasciarlo?
Vede un autobus in lontananza che lo porterebbe vicino all'albergo. Ma no, le gambe sono più veloci. E quindi via.
Arriva all'albergo senza fiatone, sarà la voglia. "Scusi, la stanza 316?". Il signore lo guarda confuso. "Non posso rilasciare questo tipo di informazione. L'accesso delle camere è riservato ai clienti". Vi farebbe sorridere vedere lo sguardo di Mario. "Senta, lo so, è la stanza di Claudio Sona, controlli, mi sta aspettando". Il signore controlla l'ora. "Non posso chiamare la stanza a quest'ora. Mi servirebbe un suo...".
"È qui per me".
Sia Mario che il signore si girano. Lì, con il cappuccio della felpa tirato su, le mani nelle tasche, gli occhi gonfi, i pantaloncini da basket e lunghi calzini grigi, c'è Claudio. Un unico e imprescindibile Claudio.
Senza nemmeno tramutare l'espressione in sorriso, Mario fa tre grandi passi e gli prende la testa tra le mani, spingendolo alla parete e baciandolo di un amore nuovo.
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Fiori d'arancio nel nero di seppia
FanfictionCOPYRIGHT TUTTI I DIRITTI RISERVATI Ciao diavoli ???? Loro sono la mia ispirazione per ora. Vediamo dove ci porteranno questa volta. Tenetevi pronti come sempre. Questa è la storia di un fulmine a ciel sereno. Sempre con voi. Lori