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Mario ha quella sensazione odiosa di aver perso l'occasione della sua vita. È un tormento. Non l'ha più visto. Se lo sogna la notte. Lo vede entrare in quella cucina e venire dritto verso di lui, spoglio di forza, sente le sue labbra arrivare. Poi il sogno si interrompe. Cazzo. L'hai spaventato a morte idiota. Claudio, Claudio sposato, Claudio lui, decide di baciarti e tu ti scansi. E ora? Ora ti perseguita, ora siamo più persi di prima.

Ha provato a cercarlo ma di lui nessuna traccia. Non ha avuto il coraggio di andare a casa sua. Troppo, ci sono degli spazi così fragili in questa situazione. Ha provato un paio di volte nel suo ufficio ma niente. Nemmeno al Submarine l'ha più visto. Nella sua mente però, lì è una cazzo di ossessione. Ha un battito cardiaco sopra al normale in continuazione. È paura.

Paura di aver sprecato l'unica occasione per saziare quella fame che ha di lui.

Ma se l'ha fatto è perché non si tratta di sola fame. Si tratta di più. Non vuole essere un boccone, non vuole essere assaggiato. Ne soffrirebbe troppo. Ma c'è altro modo? Come fa Claudio a capire cosa vuole se non assaggia? Mario se lo chiede, prova a mettersi nei suoi panni. E forse altro modo in fondo non c'è. È un rischio, quella strana adrenalina che hai quando punti tutto su un numero. Deve fargli capire cosa può avere per pretendere di più. Mario sa che Claudio si gioca molto di più.

E poi gli manca cazzo. L'ultima volta che l'ha visto era fuori di sé. Lui invece se lo vuole ricordare che anche se lo nasconde, sorride.

E quindi, Mario si trasforma in un fiume in piena che non puoi fermare. Un fiume fatto di colore, di musica, di calore. Un fiume che va per la città in cerca di emozione. Sta scoppiando di emozione, dovreste vedere com'è luminoso. Sorride. Mentre lo cerca davvero, sorride.

Claudio era partito per qualche giorno. "Andiamo a vedere cosa c'è fuori da questo posto". Così lui e Sara erano montati in macchina per scoprire i paesaggi scozzesi. Anzi. Sara era montata per questo, Claudio l'aveva fatto per un altro motivo.

Lui era partito per fuggire dalla sua stessa ombra. Quella che mentre lui vomitava e lasciava Mario in quel parcheggio, lei pensava a quei secondi in cui quelle labbra si sono toccate davvero.

E dio se le vertigini esistono.

Ma la sua ombra non vive da sola. È reale quanto lo è Claudio in carne ed ossa che, sinceramente, odia Mario. Nessuno l'aveva mai fatto sentire così. Nessuna cazzata del tipo: Claudio non è abituato a sentirsi dire no, oppure, lui è così bello che tutti cedono. Non c'entra un cazzo fidatevi.

Nessuno l'aveva mai fatto sentire così solo e insicuro. Questo è il senso. Nessuno l'aveva mai fatto essere così tremendamente vero per poi abbandonarlo nel momento del bisogno. Perché Claudio in quella cucina era entrato sincero, unico, onesto. Morto di paura, certo. Con la sensazione di star rovinando la sua vita, ovviamente.

Ma vero. Vero da stare male. E lui odia Mario per questo. Perché l'ha fatto sprofondare nell'abisso. Adesso è solo al mondo.

Sono stati via una settimana. È andata tutto sommato bene perché Sara è anche la migliore amica di Claudio. Quando viaggiano non esiste nient'altro, è sempre stato così. Ma sono tornati e Claudio cammina per strada come un fuggitivo.

Ha una paura disumana di vederlo. Ha il terrore di rivivere quel momento, quella sensazione. E così va per la città come uno spiffero d'aria invernale. Veloce, velocissimo, invisibile.

Non sa che c'è un fiume di emozioni che lo sta cercando.

Claudio sta allenando. I ragazzi stanno facendo gli ultimi schemi studiati. Poi fischia. Per oggi basta, hanno lavorato abbastanza. E poi in questi giorni ha fretta. Non usa orari fissi. Un po' prima, un po' dopo. La palestra si svuota, sistema le ultime palle nel contenitore dietro al canestro. Si avvia verso l'uscita.

Ma prima che possa uscire una mano lo afferra e lo tira tra le gradinate e la parete. L'aria nei polmoni ferma sopra lo stomaco, il tempo di pensare, lui lo sa già. E infatti la mano che gli arriva a tappargli la bocca forte è quella dell'ultima persona che avrebbe voluto vedere.

La finestra si chiude e lo spiffero si ferma. Mario tiene Claudio fermo.

Claudio subito alza le mani per scacciarlo ma si ritrova davanti due occhi grandi neri e una voce bassa, un sussurro veloce.
"Per favore, per favore, per favore, per favore. Aspetta". Un misto tra una supplica, un affanno, un'imposizione. Ma lui non ce la fa. Gli sembra di rivivere quel momento nella cucina. Toglie la mano di Mario dalla sua bocca. Lo guarda un secondo vero con disprezzo. "Togliti di mezzo".

Il problema è che Mario è quel fiume. È impavido. Sorride mentre si appoggia con una spalla alla parete per bloccare tutto il passaggio di Claudio afferrando il metallo delle gradinate con una mano.

"Sei ancora più bello di come ricordavo".

Claudio si gela. Per un attimo è paralizzato. Lo sguardo di Mario gigante su di lui. Quella penombra, quello spazio ristretto, quella poca aria. L'intero corpo del suo incubo che gli ostacola il passaggio. Non riesce a guardarlo. Cosa ha detto? Deglutisce.

"Volevo chiederti scusa per l'ultima volta che ci siamo visti Claudio. E poi volevo assicurarmi di una cosa". Mario fa un piccolo passo in avanti che corrisponde in automatico ad uno indietro di Claudio. Continua a non guardarlo.

"Mi devi guardare negli occhi campione. Fammi vedere quanto mi odi, guardandomi dritto negli occhi Claudio. Me lo merito".

Cazzo. Claudio sente il battito accelerare. La testa girare. Sposta gli occhi su Mario. Dio. Non sa cosa esce dal suo sguardo. Lui pensa odio ma ha paura che stia esprimendo tutt'altro mentre guarda Mario che si bagna le labbra. Si guardano. Anche Mario si perde un attimo. Quel verde è così intenso. La cerniera della felpa appena aperta. I pantaloncini. Quelle labbra grosse. Mario fa fatica a concentrarsi ma sa cosa deve dire. Solo che la sua voce si abbassa di più.

"Grazie... Per guardarmi". Claudio si sente male. Sente lo spazio tra la parete e le gradinate, ridursi. Grazie per guardarmi dice. Come si può non farlo? Claudio se lo chiede. Mario fa un altro passo in avanti. Poi lo uccide.

"Volevo essere sicuro che tu non abbia pensato per qualche motivo che io non volessi baciarti". Claudio vede le sue labbra muoversi a rallentatore. Non sa più parlare, sa solo morire. "Fosse per me Claudio, ti spoglierei in questo istante perché quando ti vedo impazzisco".

Aiuto. Aiuto. Claudio sta urlando aiuto dentro di sé. Non ha più spazio, via d'uscita. Tutto d'un tratto è ubriaco di quella sostanza che esce dalle labbra di Mario. Tu mi droghi.

Mario toglie la mano che blocca il passaggio, si mette dritto di fronte a Claudio, più vicino. Molto vicino. Si tira indietro i ciuffi. Il suo sguardo va veloce dagli occhi alle labbra di Claudio. Deglutisce.

"Adesso che te l'ho detto. Vai se vuoi. Sei libero Claudio, sei libero di correre via da qui, di uscire da questa palestra. Ma io te lo dico... Se aspetti anche un secondo di troppo...".

Claudio non sa più nemmeno contare. Uno, due, infiniti secondi di troppo in quegli occhi. E quindi.

"Troppo tardi". Mario fa un passo, con le mani afferra il viso di Claudio e si prende quel bacio. Questa volta davvero.

Fiori d'arancio nel nero di seppia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora