Capitolo 4

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In un qualche bar di Miami era sparita la mia sobrietà.
Non mi ubriacavo dai tempi del liceo e cavolo questo non mi ci voleva proprio.

Erano le 3:00 del mattino ed ero stanca, forse era meglio tornare a casa.
Chiamai un taxi e sarei tornata il giorno dopo a prendere l'auto..

Quando arrivai davanti casa incespicai con i tacchi.
Cazzo.. che palle aprire le serrature.
Dopo aver girato correttamente la chiave e aver aperto bene la porta entrai.

"Chris tutto bene?" Mi domandò con voce assonnata e preoccupata dal divano mio padre.

Sghignazzai e risposi "certo papi.. io ora vado a letto." Cercai di salire le scale solo che era veramente difficile in quel momento.

Poco dopo le braccia di mio padre mi sorreggevano e mi aiutavano a salire le scale ed arrivare in camera.

"Buonanotte ubriacona." Disse mio padre prima di andarsene verso camera sua.

Opsssss

*****
I raggi del sole mi dolevano al sonno e alla vista . Mi svegliai ancora assonnata e con un mal di testa degno della sbronza della scorsa notte.

"Oddio"... dissi tirandomi su dal letto, ero ancora vestita con gli stessi vestiti del giorno prima, guardai il telefono ed era mezzogiorno passato.

Mi spogliai e andai verso il bagno, avevo bisogno di lavarmi..
Quando ebbi finito e mi fui asciugata, presi dell'intimo pulito e una maglietta a maniche corte con dei pantaloncini abbinati.

Uscì da camera mia e scendendo le scale mi scontrai con qualcuno.

Corrugai la fronte e una signora sulla quarantina e con un aspetto ispanico mi sorrise dolcemente.

"Lei deve essere la figlia del signor Williams.." Disse contenta.

Poco dopo ricordati di Carmen la governante precedente che mi aveva vista crescere e che si era sempre preso cura di tutto e tutti qui dentro finché non decise di andarsene in Messico dalla sua famiglia che aveva bisogno di lei.

" Salve, piacere.." feci per dire gentilmente "Rosa" rispose la signore sorridente.

Annuì e mi chiese se desideravo qualcosa "no grazie comunque"

Lei mi lasciò in pace e se ne andò.
Camminai verso il mobile vicino al bagno che vi era lì al piano terra, presi il flacone degli analgesici e me la portai con me in cucina.
Presi un bicchiere di vetro e riempiendolo d'acqua lo tracannai insieme alle due pastigliette.

Il telefono che avevo in tasca vibrò e mentre lo tiravo fuori dalla tasca per vedere chi era, qualcuno suonò il campanello..

O ma che diavolo stava succedendo.
Vidi che la chiamata era di un numero sconosciuto e vedendo che nessuno apriva alla porta, risposi al telefono e proprio quando aprì  la porta per poco non desideravo scomparire.

"Ciao anche a te stronzetta." Disse Kelly con il telefono all'orecchio è uno sguardo vitreo mentre mi guardava e riattaccava.

Poco dopo realizzai che fosse lei, con il telefono in mano la guardai sorpresa e di sasso.

"Sei in città e lo devo sapere da... da Lauren?" Disse lei incazzata e seriamente.

Mi feci da parte per farla entrare, non affatto pronta per sorbirmi anni e anni di non risposte e di mille cose che mi sono di sicuro persa e per non essere stata affatto un amica.. la lista è lunga e sempre così con Kelly.

Lei entrò e fece qualcosa che mi stupì, mi abbracciò ed iniziò a piangere.
Una stretta al petto mi fece riportare un po' di umanità che avevo perso sempre di più con gli anni diventando abbastanza fredda.

L'abbracciai e nonostante gli eventi e le varie emozioni di questi giorni ancora non avevo versato una lacrima, come se ancora niente mi scalfisse veramente.

"So perché te ne sei andata via. So che non avresti sopportato più niente e nessuno dopo quello che ti è accaduto, ma io ci sarei stata, sarei anche scappata da sola insieme a te." Disse piangendo e singhiozzando.

Le sorrisi dolcemente accarezzandole una guancia, "no non sarebbe stato giusto per te, non te l'avrei mai permesso. Era una cosa che dovevo fare io e per me stessa. Anche se lo avresti fatto non avresti mai dovuto e potuto perdere Josh. Voi due siete un tutt'uno lo sai bene. Ora sto bene, non ti preoccupare." Le dissi falsamente da brava avvocatessa che ero.

Lei mi guardo incerta e disse " sei una gran stronza però.." ecco che viene fuori la sua rabbia ora.

"Avresti potuto almeno rispondere alle chiamate o alle lettere o ai messaggi. Volevano venirti a trovare ma addirittura neanche i tuoi genitori sapevano dove abitavi, finché non abbiamo visto alcuni giornali in cui eri comparsa per alcuni tuoi casi legali o per degli articoli inglesi su internet... ti sei realizzata e sei sempre bellissima stronza che non sei altro." Disse lei sorridendo infine con sguardo corrucciato.

Alzai gli occhi al cielo e risposi " e te sei sempre la Kelly che non cambia mai."

"Dai andiamo in cucina che abbiamo molto di cui parlare io e te." Disse Kelly, facendomi aumentare ancora di più il mal di testa. A fine giornata avrei di sicuro preso tutto quel flacone di analgesici. Me lo sentivo.

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