Capitolo tre

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La mattina dopo, Dinah e Camila raggiunsero la scuola assieme. La polinesiana la istruì al meglio su come comportarsi in casi estremi con Lauren, anche se la cubana non credeva che avrebbe optato per le opzioni che l'amica le offriva, fra le quali vi erano: comprarsi una pala per scavarsi la fossa, scappare, usare la scusa degli svenimenti genetici.

«Ok, Erika mi ha detto che il suo ragazzo l'ha lasciata. Devo andare a sai... Ascoltare e cose varie.» Spiegò Dinah, indicando le loro amiche raggruppate in lontananza.

Camila aveva acquistato un cappuccino al bar ed era intenzionata a finirlo in santa pace, seduta sul muretto all'ombra di un albero che la schermava dal sole.

«Vai, tranquilla.» La rassicurò Camila, notando l'espressione afflitta di Dinah che cercava costantemente di integrarla nella sua cerchia di conoscenze, ma con risultati blandi.

«Sicura di non voler venire?» Le chiese un'ultima volta, alzandosi dalla sua postazione con lo zaino in spalla e l'andatura improntata all'indietro.

Camila mosse la mano e la ringraziò un'ultima volta. Aprì il suo diario, ancora doveva scrivere la fine della vicenda con Lauren, anche se non era certa che trascriverlo sulle pagine fosse l'idea migliore. Era successo già una volta che perdesse il diario, se fosse accaduto ancora, se il diario fosse finito in mano a Lauren, adesso che narrava la loro vicenda, avrebbe capito che era innamorata di lei. Non valeva la pena di correre quel rischio, ma Camila percepiva il bisogno di animare i suoi pensieri, colorire i suoi sentimenti e anche se ne aveva parlato con Dinah, aveva omesso dei particolari che solo la carta avrebbe potuto leggere.

«Ciao!» La salutò gioiosamente una voce familiare, ma al contempo nuova.

La cubana richiuse tempestivamente il diario, alzò lo sguardo e sorrise sghemba. Poi Camila prese a tossire convulsamente e Lauren si sedette rapidamente accanto a lei, portò una mano sulla schiena, angosciata.

«Ancora problemi di salivazione?» Chiese preoccupata, carezzandole la schiena con fare rincuorante.

«No..» Tossì ancora. Ingoiò il sorso e disse «Cappuccino.. È bollente.» Indicò la tazza di carta stretta fra le sue mani e Lauren subito sorrise rinfrancata, congiungendo le mani in grembo.

«Sai, secondo me dovrebbero stabilire una temperatura adeguata. Ad esempio con un termometro dovrebbero misurare la temperatura del caffè e salvare la lingua da incidenti sgradevoli come questo!» Disse Camila, facendo scoppiare Lauren in una risata fragorosa.

Le piaceva il modo in cui lanciava la testa all'indietro, i boccoli corvini le ricadevano sulle spalle, scoprendo compiutamente i lineamenti morbidi del volto e le sopracciglia folte. Memorizzò ogni dettaglio. Quando mai le sarebbe ricapitato di vedere Lauren Jauregui ridere di una sua battuta. Che poi, detto sinceramente, lei era pessima in quell'ambito.

«Sei simpatica.» Le concesse amichevolmente la corvina, una volta che le risa cessarono definitivamente.

Simpatica!?! Ma chi io? E tu sei una grande gno...

«Grazie!» Squittì acutamente, intenta a frenare il suo subconscio che le propinava pensieri malsani.

Il sorriso sulle labbra di Lauren non si spianò finché Camila non terminò il cappuccino. Continuava a lamentarsi della temperatura scottante e della schiuma che le imbrattava la bocca. Dopo che la tazza fu vuota, Lauren inspirò profondamente e con gentilezza si avvicinò all'argomento principale.

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