Capitolo quaranta

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Le loro labbra non riuscivano a staccarsi. Camila era tramortita, sbalordita, confusa. Felice. Sembrava che le speranze che aveva custodito per anni tra le pagine del diario, ora si materializzassero tutte in quel bacio.

Ne avevi avuti altri, nella sua vita, di baci. Baci l'avevano commossa, emozionata, che l'avevano fatta sorridere. Ma nessuno, nemmeno uno fra tutti quelli che aveva ricevuto l'aveva risvegliata, vibrandole nel corpo come quello. Quel bacio le era scoppiato dentro con una forza disarmante, spogliata di tutte le paure e le aveva concesso di vivere un attimo indimenticabile. Nessun bacio l'aveva fatta sentire così. Avrebbe volentieri ceduto tutti quelli che aveva avuto prima pur di provare una tale emozione ogni volta che Lauren la baciava.

Forse era il momento, colmo di commozione e gioia, o forse era solo perché certe sensazioni le ricaviamo solo da precise labbra e non tornano più. Ce ne sono tante altre che vale la pena provare, alcune sono diverse, altre simili fra loro, ma certe sensazioni non hanno parole, non hanno definizione, non hanno collocazione. Certe sensazioni non "vale la pena" ricercarle, vale viverle, sentirle, stringerle e non lasciarle. Vale esserci per esse, come esse ci sono per noi.

«Devo chiederti tante cose.» Sussurrò Camila, poggiando la fronte contro quella di Lauren, leggermente in affanno.

La corvina depositò una carezza sulla sua guancia arrossata, che nella penombra della stanza non poteva vedere, ma quasi lo sentiva quel rossore sotto le dita «Dopo.»

«Ma..» Protestò debolmente la cubana, seguendo la curvatura della blandizia con la testa.

«Dopo.» Ribadì Lauren, alzandole gentilmente il mento per vedere il luccichio delle iridi sgranare il buio della stanza.

Camila annuì, dapprima flebilmente, poi più energicamente. Quello era uno di quei momenti in cui non valeva la pena cercare risposte, era il momento di esistere, un momento da vivere prima che la vita, seguendo il corso naturale del labirinto umano, affievolisse quella sensazione totalizzante che le permeava fin dentro le ossa.

Le emozioni sono bastarde. Si, perché i sentimenti sono permanenti, duraturi, stabili, ma le emozioni sono diverse. Esse ci tramortiscano a velocità inaudibile, trascinandoci nel loro stesso urgano, ma sono temporanee e quando si dissipano, lasciano un gran vuoto nell'essere umano. E per questo bisogna viverle: per tradire le traditrici.

Lauren le afferrò i fianchi e l'attirò a se, facendo scontrare i bacini, avvicinando i seni, combaciando le labbra, unendo le emozioni.

Camila si sollevò sulle punte, per compensare la lieve differenza d'altezza. Strinse le braccia al collo di Lauren, allacciò il volere al piacere e non il piacere al volere.*

Caddero sulla sponda del letto. Lauren riuscì a sostenere il peso di Camila, cingendole interamente i fianchi con un braccio, mentre con l'altro si stabilizzò sul materasso. Camila sorrise, a contrasto con le labbra di Lauren, sollevata per aver evitato una caduta rovinosa, ma anche divertita. La corvina le restituì il sorriso, scuotendo leggermente la testa, cosicché la bocca umettata solleticasse quella di Camila ancora incurvata verso l'alto.

Si tirò indietro, scivolando sul materasso, e con se trainò Camila. Trovata sicurezza nella posizione, la cubana si mise a cavalcioni sopra di Lauren e, con le mani premute contro le sue guance, prese a baciarle il mento, poi il collo, le clavicole e di nuovo il mento, per tuffarsi nelle labbra.

Lauren, intanto, incespicava con le dita, tentando di sfilare la maglietta di Camila, ma era boicottata dai brividi che le si propagavano lungo la spina dorsale. La cubana, carpendo il piacevole impedimento di Lauren, l'aiutò a sbarazzarsi dei vestiti, guidandole le mani dapprima sull'orlo della maglia, infine sul gancino del reggiseno.

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