Capitolo trentadue

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Era arrivato il giorno dello spettacolo. La tensione era tangibile, emanata da tutti coloro che sgambettavano sul palco in cerca dei costumi, da Lucy che attuava le ultime modifiche di scena, non convinta di come la luce riflettesse sulle case di cartone. Erano tutti esagitati ed emozionati, perché fino ad adesso avevano recitato personaggi primari o secondari, ma nell'idea innovativa di Lucy tutti erano protagonisti e le loro storie si intrecciavano tessendone una trama.

Affidarsi ai vecchi metodi è comodo e rassicurante, ma è fare il salto nel vuoto, circondata dall'oblio, che ti elettrizza davvero. Persino Camila che non aveva alcuna parte, si sentiva partecipe dell'adrenalina che si respirava.

Avrebbero fatto una prova la mattina, una nel pomeriggio e l'ultima due ore prima dello spettacolo. Avevano appena terminato la prima e il risultato era rimasto invariato. Sempre spettacolare e mozzafiato. Fino alla fine non si conosceva la sorte dei personaggi, quello lasciava con il fiato sospeso, in attesa di scoprire la verità ed era Lauren che chiudeva il cerchio. Non aveva perso la verve che aveva dimostrato di avere il giorno antecedente, anzi le sue parole erano cresciute assieme al suo sentimento, commuovendo anche.

Lucy era raggiante, gli attori immensamente soddisfatti, Camila spropositatamente fiera e Lauren era mogia. Era contenta di essere riuscita a trovare la stabilità e la commozione della quale la recita necessitava, ma diamine non si spiegava perché il suo punto fisso per tirare fuori l'emozione fosse il volto di Camila.

Dopo le prove tornarono tutti in classe, acclamati da alcuni studenti, criticati da altri. Le nostre scelte hanno sempre un effetto sulle persone, ma se si sta seguendo una passione, allora non c'è dubbio che possa smuovere anche il più infimo giudizio, ma anzi ci sprona a migliorare, non a demordere.

«A che ora ci riuniamo stasera?» Chiese Dinah, puntando lo sguardo sulla cubana e le altre due ragazze che per l'occasione si erano sedute con loro, in giardino.

«Lo spettacolo inizia alle nove, ma contando che gli attori sono sempre dei vanitosi ritardatari, non comincerà prima delle nove e mezza. Possiamo incontrarci alle otto.» Stabilì Normani, non peccando di mordacità che era la sua dote innata. Era per quello che la maggior parte delle persone la stimava e temeva al contempo; non aveva mai paura di dire ciò che pensava.

«Va bene. Davanti al chiosco?» Domandò Ally, scrutando le altre in cerca di risposta.

«No, lì c'è troppo traffico e poi non arriviamo in tempo per accaparrarci i posti migliori. Fissiamo davanti alla piazza, conosco una scorciatoia.» Addusse spavalda Normani, sempre pronta a sfoggiare la destrezza che praticava per cose importanti o banali che fossero.

«Va bene. Mila?» Dinah rivolse l'attenzione alla cubana che si era estraniata dai discorsi.

Camila scosse la testa, liberandosi dai pensieri ed educatamente ringraziò e declinò l'invito «Io sono in macchina con Lauren. Mi ha chiesto di accompagnarla per le prove.»

Le tre si scambiarono uno sguardo d'intesa, un po' indagatore. Era strano che un'amicizia solida e compatta come quella che avevano sancito le due sbocciasse in così poco tempo. Non era una novità per Lauren che di amiche ne collezionava in quantità, ma il legame che aveva con loro era progredito nel tempo, mentre con Camila era germogliato subito.

«Ok.. Allora ci vediamo direttamente lì.» Propose Ally, sottraendo Camila dalle imbarazzanti occhiate che le riservavano Dinah e Normani.

«D'accordo!»

*****

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