Capitolo ventuno

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Camila si scusò con la ragazza che aveva maldestramente colpito mentre ancheggiava, con non poche difficoltà uscì dalla pista da ballo e raggiunse Dinah che l'attendeva sulla soglia della porta con un bicchiere d'acqua minerale in mano.

Camila scrutò il liquido bagnare i bordi del bicchiere, aggrottò le sopracciglia e con voce più acuta del solito constatò «Questa non è birra.»

«Direi che per stasera può bastare.» Sentenziò Dinah, poggiando due dita sotto al contenitore rosso per accostarlo alle labbra della cubana.

«E chi sei, mia madre?» Domandò stizzita Camila, sbattendo il bicchiere sul tavolo accanto a lei, facendo traboccare l'acqua sul legno.

«Mila, sono contenta che tu ti stia divertendo, ma devi imparare anche a darti un freno.» La educò pedantescamente Dinah, la quale conosceva bene gli effetti collaterali di una sbornia.

Le piaceva bere, ma senza esagerare. La prima volta che aveva surclassato il limite, aveva trascorso l'intera serata distesa su un divano a farneticare su Star Wars e sulle sue origini da Jedi e no, non era stato affatto divertente.
Era preoccupata che la nottata di Camila terminasse allo stesso modo, non dilungandosi su sproloqui concernenti i jedi, ma priva di divertimento a causa dell'alcol.

«Dj, sto bene, insomma.. guardami!» Si indicò prontamente Camila, sorridendo in maniera sghemba, con le palpebre leggermente abbassate sulla visuale dell'occhio.

«Sì, infatti.» Eccepì la polinesiana, portando le braccia conserte e scolpendo la sua espressione facciale in modo contraddittorio: Camila non avrebbe bevuto nessun altro alcolico, quella sera.

«Uffa! Sei noiosa!» Sbuffò seccata la cubana, volgendosi a cercare il tavolo disposto con le bevande che tanto agognava.

«Eh no!» L'afferrò per le spalle e la costrinse a guardarla negli occhi «Non fare la furba con me. Questa serata è troppo importante per essere rovinata dall'alcol.» Brandì il bicchiere del quale Camila si era sbarazzata poco fa e glielo porse rigidamente «Adesso bevi tutta quest'acqua e torna a ballare, se vuoi, ma non ti azzardare a tracannare un altro sorso d'alcol. Ti tengo d'occhio.» L'avvertì minacciosa, puntando due dita prima rivolte verso il suo sguardo dopo in direzione di Camila.

La cubana seguì alla lettera gli ordini impartiti dall'amica, poi si recò nuovamente in pista, facendo la linguaccia a Dinah prima di mimetizzarsi fra le moltitudine di persone che gremivano il salotto.

Dall'altra parte della sala, Lucy era seduta sul divano accerchiata dalle sue amiche. Seguiva solo sommariamente i discorsi intavolati perché era intenta a fissare Camila che ballava attorno agli altri. Nel suo sguardo incupito e adorato rifletteva un pallido livore. La ragazza che si stava scatenando in pista, davanti agli occhi di tutti, non era la stessa che tutta la scuola irrideva. Lucy era intimorita da quella Camila spensierata e libera che ondeggiava davanti al suo sguardo insistente.

«Ehi, ma ci sei?» Domandò una delle sue amiche, schioccando le dita davanti agli occhi della ragazza per risvegliarla dallo stato si trance evidente.

«Si, Georgia, sono qui.» Rispose meccanicamente Lucy, senza distogliere lo sguardo da Camila.

«Non si direbbe.» Ribatté Georgia, lanciando un'occhiata d'intesa alle altre ragazze che sedevano al tavolo.

«Sto solo pensando alla sorpresa che Lauren ha in serbo per me.» Zittì tutti i dubbi spavalda, concedendosi finalmente di rilassarsi e lasciando perdere la cubana.

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