Capitolo ventisette

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«Lascia che ti spieghi.» Iniziò esistente Camila, intimorita dalla nitida ira che rosseggiava negli occhi della madre, ed era solo agli albori.

«Che cosa? Perché hai colpito una tua compagna e mi hai mentito dicendo che avresti saltato scuola solo per qualche giorno, essendo debilitata da un'influenza passeggera?» Portò le mani sui fianchi, guardando sua figlia con severità e delusione. Camila non sapeva quale delle due le faceva più male.

«Mi dispiace.. Posso..» Tentò nuovamente, ma Sinu non la lasciò finire e furente prese parola.

«Non voglio sentire altre scuse!» Sbraitò Sinu, mantenendo sempre una certa compostezza, nonostante l'alterazione del volume.

«Ultimamente non sei più la ragazza che conoscevo, è come se stessi vivendo con un'estranea.» Addusse con tono più moderato, massaggiandosi la fronte in un gesto frustrato e disperato al contempo.

Camila era affranta dagli ingenti sensi di colpa che la sbalestravano. Sua madre era sempre stata una donna melodrammatica, ed anche in quel caso stava eccedendo in quanto a tragedie, ma la cubana avvertiva comunque il peso delle sue responsabilità e per questo non si permise di criticare la predica smodata che le stava riservando la madre.

«Ma so perfettamente qual'è il problema, so perché non sei più la Camila diligente ed educata che conoscevo.» Azzardò Sinu, preannunciando un'omelia interminabili sul mancato rispetto di Camila e i doveri ai quali era venuta meno...

Questa l'idea che partorì la cubana, conoscendo a memoria le tirate di capelli che ogni volta subiva da sua madre, ma quella volta sbagliò.

«Il problema è Lauren.» Sentenziò la madre, con tanta impertinente baldanza da disarmare Camila.

«Che cosa?!» Eruppe la cubana, schiudendo le labbra in un'espressione attonita.

Sinu non le diede il tempo di rinsavire, perché ormai quel pensiero si era consolidato in lei e dargli voce le dava la sensazione che fosse sempre più veritiero.

«È una brava ragazza, non fraintendere, ma ti sta deviando. Da quando la conosci torni a casa tardi e studi poco, indossi giacche firmate, vai alle feste, commetti azioni avventate come prendere a pugni una tua compagna... Capisci quanto la sua presenza ti abbia influenzata!?» Alzò il tono solo sul finale della frase, tutte le altre parole vennero proferite con tale vacuità che incisero bene la delusione di Sinu.

«Mamma non è colpa di Lauren.» Scattò sulla difensiva Camila che, sentendo l'amica ingiuriata dalla madre, era come se fosse lei stessa sotto accusa.

Era disarmante e inesplicabile la violenza con la quale era affezionata a Lauren. Le colpe dettate da Sinu contro la corvina, era come se fossero direttamente esposte contro Camila. La cubana percepiva il dolore di Lauren come se fosse suo, lo amalgamava direttamente alla sua pelle, ed era indicibile la mole con la quale tentava disperatamente di difendere Lauren dal dolore appropriandosi lei per prima della sofferenza per non trasmetterla all'altra.

«Lo so che non te ne rendi conto perché hai sempre avuto solo Dinah accanto, so che la tua amicizia con Lauren è importante e lo rispetto, ma devi ammettere che lo cose sono cambiate radicalmente da quando la conosci.» Spiegò Sinu, ma quelli a Camila sembravano solo deliri.

Certo la madre non sapeva la verità riguardo svariate situazioni, ma per Camila era diverso. È vero che parlava con Lauren da poco tempo, è vero che la frequentava da poco, ma era come se l'avesse sempre conosciuta perché, in modo diverso, ma era sempre stata parte della sua giornata. Ricordava di aver scritto un appunto, anni prima, che le risuonò vivido in mente, rintoccando ogni minuto che avevano trascorso assieme seppur lontane.

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