Capitolo quarantacinque

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«Non so, Dinah.» Si lamentò Camila, passando in rassegna i vestiti che penzolavano ordinati dalle grucce pronti ad essere acquistati.

«Magari puoi comprarle una cornice?» Tentò la polinesiana, a corto di idee. Entrambe non avevano mai avuto un'indole innata per fare regali.

«Una cornice per il compleanno della mia ragazza? Ma dai!» Scosse la testa Camila, disapprovando.

Continuò a vagare per il negozio, scostando disinteressata e disillusa gli abiti appesi, come se si fosse avveduta che non avrebbe trovato niente lì. Lasciarono l'atelier a mani vuote. Camila voleva continuare a camminare per il centro, in cerca di qualcosa che catturasse la sua attenzione e l'aiutasse a fare bella figura con Lauren, ma Dinah recriminò sonoramente. Le gambe non le reggevano più tanto erano indolenzite dal caldo e dalla fatica improba a cui Camila l'aveva costretta.

«E io? Con cosa mi presento stasera?» Sbuffò Camila irritata, passandosi nervosamente una mano fra i capelli. Li legò in una coda di cavallo, percependo la nuca imperlata di sudore.

«Ti inventerai qualcosa.» Incassò le spalle Dinah, sicura che l'inventiva spiccata di Camila sarebbe riuscita a ideare qualcosa prima di sera.

La cubana, per il resto del pomeriggio, si spremette le meningi. Voleva che il suo regalo non fosse banale, ma nemmeno troppo pretenzioso. Aveva provato ad unire l'idea di Dinah (la cornice) con un più creativa. Con la lavagna di sughero sulla quale erano appese diverse foto della sua infanzia -alcune scattate proprio da lei- attaccò quelle insieme a Lauren. Rivestì il bordo in legno con una guarnizione rossa e con un pennarello indelebile disegnò delle onde nere sul colore sgargiante, sapendo che Lauren non sopportava le tempere troppo vivaci.

Dopo che ebbe finito, si rese conto che agli angoli la colla non aveva aderito e il nastro rosso era sollevato, rivelando i filamenti di Attack al di sotto. Tentò di rabberciare il progetto, ma ottenne solo polpastrelli appiccicati e ditate annerite sulle foto. Rinunciò all'idea e pensò a qualcos'altro.

Le venne in mente di poter forare le immagini patinate e legarle a dello spago. Una striscia di foto da appendere su una parete. Si armò del materiale necessario e cominciò a lavorarci su. Dopo un'ora che si dannava per far scorrere le foto, si rese conto che non solo erano sovrapposte l'un l'altra, ma che si notavano anche le ditate di prima in controluce.

Sbuffò e lasciò cadere la testa all'indietro, emettendo un rumoroso «Porco cazzo.»

Si fece aiutare da un amico infallibile: Internet. Digitò di tutto da "come essere originali si compleanni" a "regali che non dimentichi". I primi siti le consigliarono lavori a mano davvero sorprendenti, ma oltre a non avere il materiale, non era sicura di potersi prodigare in manualità valutando il disastro che aveva commesso solo con delle foto. I secondi, invece, convenivano che la biancheria intima era il miglior regalo di sempre perché, avendolo addosso, non lo dimentichi mai.
Nemmeno internet sembrava voler collaborare. Spense anche il computer.

Lauren le mandò un messaggio, ricordandole che la festa iniziava alle nove, ma che lei poteva presentarsi anche alle sette. Avevano conciliato un accordo con la mamma di Lauren, la quale scalpitava di trepidazione per conoscere la nuova ragazza di Lauren. All'inizio non era stata contenta della rottura con Lucy, soprattutto per l'immagine che avrebbe dato alla stampa... Ma anche se i media rivestivano un ruolo primario nella sua vita, i suoi figli erano sempre in primo piano.

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