Capitolo ventisei

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Lauren aveva girovagato per tutta la città, alla ricerca di una pasticceria aperta la domenica e, dopo svariati tentativi, si era imbattuta in un bar nel quale aveva recuperato la merce che stava cercando. Adesso, con passo celere, coperta da una sciarpa avvolta con più giri al collo che la riparava dal freddo pungente che aleggiava eteree per le strade con la graziosità di una vecchia signora ammantata in un cappotto grigio, Lauren si dirigeva verso casa di Camila.

Dopo la sospensione non si erano più viste, adesso la corvina voleva informare Camila di persona della bella notizia. Dopo che Lucy aveva confessato la verità, la decisione era stata rievocata; avrebbe ripreso il regolare corso delle lezioni già dal giorno successivo.

Salì impacciatamente le gradinate, intorpidita dal freddo. Bussò alla porta con foga, portandosi poi la mano davanti alla bocca per riscaldarla con l'alito caldo.

L'uscio si aperse in pochi secondi, guidato dalla mano della cubana. Lauren sorrise, aveva preso a dondolare sulle punte dei piedi, sperando che il moto sbrinasse il suo corpo intirizzito.

«Ciao.» Esordì. Anche la sua voce era leggermente alterata dal freddo che si insinuava nella calma del suo usuale respiro.

«Che ci fai qui?» Domandò Camila, un fugace attimo di acidità caratterizzò la sua voce, stordendo Lauren che non si aspettava tale accoglienza.

«Ehm.. ho portato i muffin ai frutti di bosco, quelli che ti piacciono tanto. Posso entrare?» Chiese mostrando il sacchetto, ma non fu per quello che Camila acconsentì a farla passare a causa della mano violacea che brandiva la carta marroncina.

Lauren venne subitamente avvolta nel calore della casa che sciolse il freddo attaccato alla sua pelle, ai suoi arti. Si tolse il giubbotto e sgomitolò la sciarpa, depositando tutto sull'appendiabiti.

«Che ci fai qui?» Ripeté Camila, incurante della mise comoda che sfoggiava. Ormai Lauren l'aveva vista in condizioni peggiori.

«Volevo dirtelo di persona.» Iniziò con un sorriso appena accennato, notando come l'espressione di Camila si incupì subito, confusa.

«Lucy è andata dal preside e ha detto la verità. Puoi tornare a scuola.» Adesso il sorriso era diventato esponenziale, ma il cipiglio di Camila non era scomparso.

«Ehm.. Sii! Dovrebbe essere questa la tua reazione, più o meno.» Suggerì Lauren, simulando una blanda esultanza che Camila non si impegnò ad emulare.

«Grazie per avermelo detto.» Rispose invece, con austerità.

La corvina corrugò la fronte, spaesata. Non comprendeva il comportamento di Camila. Pensò che magari le sarebbero sovvenuti centinaia di dubbi, ma invece neanche un'idea si affacciò nella sua mente. Era completamente alla deriva.

«Non capisco. Pensavo che ne saresti stata felice.» Disse Lauren, studiando minuziosamente le gesta della cubana, speranzosa che almeno quelle le avrebbero sussurrato qualcosa.

«Sono felice.» Scrollò le spalle, dirigendosi verso il salotto con la busta dei muffin stretta con forza fra le mani.

Udì i passi pesanti di Lauren seguirla e dovette ripetere a se stessa di trattenersi, che era ingiusto quello che le frullava in mente, ma non è facile -quasi impossibile- arrestare la forza del pensiero è l'unica cosa che non possiamo contenere, intrappolare o pretendere che non esista. Il pensiero non può essere ignorato, non può essere sviato; il pensiero sfonda qualsiasi muro noi fabbrichiamo.

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