Capitolo trentaquattro

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«Nomina qualcosa migliore di un orgasmo, e approverò la tua teoria.» Insistette Normani, con aria spavalda e provocatrice, sicura che la tesi di Ally non potesse competere.

«Beh... Il lavaggio dalla parrucchiera.» Asserì, battendo il pugno sul tavolo, con un sorrisetto vittorioso.

«Quello lo fa al massimo una volta al mese, un orgasmo è gratuito e ripetibile.» Confutò Normani, disputando il battibecco ad armi pari. Cablò la diatriba su un piano disinteressato e teorico, lasciando perdere la pratica.

«Ok, allora.. ehm... Una cena da McDonald.» Fu il secondo tentativo di Ally, ma Normani storse subitamente le labbra e smontò la tesi con disarmante facilità.

«Per quanto sia buono McDonald, ti fa ingrassare, mentre il sesso ti fa dimagrire.» Alzò le sopracciglia e le labbra, mostrando completa sicurezza.

Era certa che Ally avrebbe perso la scommessa, perché insomma, cosa c'era di meglio di un orgasmo? A detta di Normani, niente, assolutamente niente.

«Allora... Un ottimo voto scolastico.» Rimbeccò Ally, lasciando a bocca aperta Normani che, indignata, quasi non le rispose.

«Stai davvero paragonando il sesso alla scuola? Dopo questa, ti dichiaro ufficialmente t un caso clinico.» Allungò la mano per sfilare una patatina dalla confezione che si era procurata Dinah, ed anche se quest'ultima le bacchettò il dorso, Normani fu abbastanza agile da accaparrarsene due.

Camila si avvicinò al loro tavolo e sedette vicino a Dinah. Sperava che non le venissero poste domande alle quali neanche lei sapeva rispondere.

«Di che parlate?» Domandò giuliva, stampandosi un sorriso sghembo in faccia per eclissare la vergognava che le tingeva le guance.

«Di orgasmi.» Disse prettamente Normani, ricevendo un calcio sullo stinco da parte della polinesiana che successivamente la fulminò con lo sguardo.

«Be-bene.» Balbettò la cubana, deflettendo lo sguardo.

Quello che era successo con Lauren era ancora fresco. Avevano sbagliato... Però che sbaglio, cazzo! Anche se le avrebbe fatto male, anche se avrebbe ferito altre persone, e tutti gli altri "anche se" che si accavallavano nella sua mente, era uno di quegli sbagli che l'avrebbero continuata a far sorridere.

Esistono sbagli che vengono definiti tali solo per moralità, solo per timore, solo per giudizio, ma il vero sbaglio è quello di non commetterli.

Mentre duellavano a suon di risposte, si accostò Lauren. Camila la vide in lontananza, stava salutando Lucy e adesso, dopo averla baciata come se quello che era successo non fosse mai accaduto, spensierata e leggera, si incamminava verso di loro. No, Camila non poteva sopportarlo. Certo, sapeva che le cose non sarebbero cambiate, che una notte di sesso non avrebbe rivoluzionato una relazione duratura, che ciò che avevano condiviso non avrebbe scalfito l'amore che Lauren nutriva per Lucy... ma dannazione! Se prima era a malapena tollerabile, adesso era diventato uno scenario insopportabile.

«Vado. De-devo studiare.» Fuggì tempestivamente Camila, affidandosi ai libri per scampare all'empanasse.

«Ma, Mila...» Provò a richiamarla Dinah, ma la cubana si stava già allontanando.

Lo sguardo di Lauren seguì la figura dell'amica, aprì la bocca per dire qualcosa, anche se nemmeno lei sapeva bene cosa, ma si arrese con un sospiro, osservandola attraversare il campo, a testa bassa, passo svelto, spalle ricurve. Lauren fece finta di niente, non perché non ci tenesse a Camila o perché non avesse il coraggio di affrontare di petto la situazione, solo che ancora nemmeno lei sapeva bene quello che stava guerreggiando dentro di lei.

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