"Quindi adesso passeggiata?" mi chiede Chris riprendendomi la mano e avvicinando le sue labbra alla mia guancia. "Non siamo obbligati..." le rispondo guardando un punto non identificato avanti a me e chiudendomi la giacca sulla gola. Fa freschino. "Ma mi farebbe piacere!" concludo voltandomi verso di lei e lasciandole un bacio a stampo sulla bocca. "Da che parte?" mi chiede sorridendomi.
"Per di là" rispondo indicando un punto casuale della strada in cui scorgo un marciapiede e mettendomi a correre trascinandomela dietro. Sono davvero un genio nello scegliere le destinazioni, perché, appena girato l'angolo, ci troviamo davanti una piazzetta con una fontanella e delle panchine un po' coperte da un paio di alberelli che, di giorno, probabilmente, fanno un po' di ombra. "Ci sediamo un attimo?" le chiedo. Lei annuisce e, questa volta, mi trascina verso la panca. Si accoccola sulla mia spalla e io prendo un respiro e chiudo gli occhi. Restiamo così, silenziosi per chissà quanto tempo e tutto sembra perfetto. Se non fosse per quello che ho dentro in questo momento.
"Non credo di volere andare da me stasera" dico di colpo, facendomi serio e guardando dalla parte opposta a dove c'è lei, non voglio vedere la sua espressione, non voglio vedere i suoi occhi delusi su di me, anche se me li sento addosso come un sasso che mi è appena stato lanciato. Mi fa male. "Va bene lo stesso" dice soltanto, poi silenzio. Il silenzio più assoluto. Un silenzio in cui riesco a sentire i miei pensieri. Riesco a sentire il mio cervello che mi dice che sono un coglione, ma il mio cuore mi dice qualcos'altro. Il mio cuore ritorna al discorso che ho avuto prima con Tristan, mi riporta a quei battiti che ho perso quando l'ho visto stasera al pub, mi riporta ai suoi occhi azzurri come il cielo d'estate... Kevin.
"Scusami Chris, è che stasera non sono dell'umore giusto" riprendo tornando a guardarla negli occhi. Sono lucidi, la sto facendo piangere. Cazzo Jamie, la ragazza migliore che possa esistere è qui con te adesso, ti vuole, e tu la stai trattando di merda. "Beh... e io invece non sono dell'umore giusto per riportarti a casa" sbotta lei incavolata. Si alza e mi lascia lì sulla panchina, da solo, come un ebete. Non la seguo, ha ragione. E, forse, mi farà bene stare un po' da solo e schiarirmi le idee. Mi avvio verso la fermata del bus più vicina. Anche i miei occhi si sono fatti lucidi, non so cosa mi prende.
Prendo il telefono dalla tasca e chiamo Sam.
"Pronto! È successo qualcosa di grave?" mi chiede mio fratello allarmato. Guardo l'ora e mi accorgo che sono le undici passate, non avevo pensato che potesse spaventarsi. "No no, tranquillo... è che non mi ero accorto dell'ora! Volevo parlare un po' col mio fratellino preferito..."
"Che, ti ricordo, è anche l'unico..." ride lui, sento che adesso è più calmo, povero, l'avrò fatto spaventare. "Comunque, che cosa mi vuole dire il mio meraviglioso fratellone?" Riesce sempre a farmi sorridere anche solo con una frase. È la sua dote. Gli racconto brevemente di Christine e non mancano i commenti scemi e maliziosi, ma è mio fratello, quindi lo lascio fare senza arrabbiarmi. Poi gli parlo di Kevin, del litigio, della pace fatta, della serata strana. Lui mi ascolta in silenzio finchè non finisco, solo allora riprende a parlare.
"Conoscendoti non credo che tu voglia davvero un consiglio da me, volevi solo sfogarti e io ti ho ascoltato."
"Grazie..." dico piano, ma interrompendolo. Sento la sua risata dall'altro capo del telefono. "Comunque io dico che dovresti parlare chiaramente con Christine, mi sembra una tipa cazzuta da come l'hai descritta" "... lo è..." riesco solo a dire pensando al suo sorriso. Mentre stiamo ancora parlando arriva il pullman. Salgo continuando ad ascoltare il mio saggio fratellino. Tante volte vorrei essere più come lui perché ha sempre dannatamente ragione quel ragazzo. "... e dovresti anche vedere come va con quel Kevin"
"Ma io non sono gay, Sam" mi difendo parlando un po' troppo forte, per fortuna che sul bus ci siamo solo io, che sono abbastanza in fondo, l'autista e un ragazzino con le cuffie nelle orecchie. "Non puoi saperlo finchè non ci provi" ridacchia lui. "E comunque sei tu che ti perdi nei suoi occhi blu" continua facendomi il verso. Rido anche io, sembra tutto così semplice per come la mette lui, credo sia per questo che adoro parlargli.
Lui è uno dei pochi amici di prima che ha sempre creduto in me, mi vuole un gran bene e non ha paura di dimostrarlo. E io ne voglio a lui, tanto.
"Ci penserò..." ridacchio ancora. "Buonanotte bro, e grazie della chiacchierata... ti voglio bene!" "Te ne voglio anche io, lo sai. E la prossima volta non farmi venire infarti nel pieno della notte!" conclude lui, melodrammatico come al solito, salutandomi. Riattacco e metto via il telefono. Domani parlerò chiaro con Christine.
Scendo alla fermata del bus che è a cinque minuti a piedi dal dormitorio, mi incammino con calma, non vedo l'ora di andare a letto. Oggi è stata una giornata davvero lunga. Quando arrivo davanti alla porta della mia stanza non posso fare a meno di notare una figura appoggiata sul muro a fianco, coi capelli neri e una gonnellina a fiori, si è addormentata. "Hey!" la sveglio piano abbassandomi verso di lei e accarezzandole una guancia, lei apre un occhio guardandomi male, poi anche l'altro spostando la testa e allontanandosi dalla mia mano. Mi uccide l'idea di averle fatto male, se c'è una persona che si merita solo cose belle è proprio questa creatura meravigliosa, e io non faccio altro che farla stare male.
"Cosa ci fai qui?" sussurro. "Volevo scusarmi per averti lasciato a piedi, ci hai messo una vita ad arrivare" mi dice fissando i suoi occhioni nei miei e rialzandosi. "Beh... scusa!" continua imbarazzata.
"Non serviva che ti scusassi, lo stronzo qui sono solo io, comunque ti devo parlare, quindi già che ci sei... ti va di entrare?" le chiedo senza guardarla mentre apro la porta, ma tirando fuori tutto quello che ho pensato fin'ora. "Forse è meglio di no!" mi fa eco lei aggiustandosi la gonna che si è tutta stropicciata e togliendosi la polvere di dosso. "Ci vediamo domani, Jamie", e se ne va senza neanche guardarmi. Io entro in camera, chiudo la porta e scoppio in lacrime.
Non so proprio cosa mi prende, di colpo ho solo voglia di stringere la mia Christine e riempirla di dolci e teneri baci. Perchè l'ho allontanata? Perchè non riesco a capire che cosa voglio? Perchè sono un tale disastro?
Eilà! Ecco qui il nuovo capitolo!💪
Ora ho finito tutto ciò che avevo già scritto!!! Ecco perchè ho un..
❕❕❕AVVISO IMPORTANTE!!!❕❕❕
DA ORA IN POI POSTERÒ I CAPITOLI 2 VOLTE A SETTIMANA..
IL MARTEDÌ E IL VENERDÌ!!!!
baci baci.. cry ❤
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Chi sei Jamie Campbell Bower?
Fanfiction"Chi sono? Bella domanda, non lo so nemmeno io. Vediamo... Mi chiamo James Metcalfe Campbell Bower, e lo so, ho il doppio cognome che fa davvero figo, ma poi...sarò davvero così figo?" tratto dal primo capitolo