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Suono per tutto il tempo, e quando Kevin entra sto ancora provando. "Da quanto tempo sei qui?" Guardo l'ora e vedo che è passata mezz'ora. "Una mezz'ora" rispondo smettendo di suonare e voltandomi a guardarlo. Indossa un paio di semplici jeans e una t-shirt verde scuro. Sopra ha una giacca che, mi accorgo, è assolutamente da lui. Una di quelle di velluto coi bottoni in fondo alle maniche e le tasche col risvolto. È marrone scura. E gli sta d'incanto. "Hai pranzato?" "Ho mangiato qualcosina, sì..." rispondo distratto mentre lui si sposta i capelli dietro l'orecchio con le dita. Credo che questo piccolo gesto mi farà impazzire, è così spontaneo che vorrei guardarlo all'infinito. 

"Abbiamo ancora quasi mezz'ora prima di iniziare la lezione, vieni! Ti porto a mangiare qualcosa!" Si avvicina e, probabilmente di riflesso, mi prende la mano per farmi alzare. Io, perso nei suoi occhi, mi alzo, dimenticando Mozart e il piano. 

Saliamo in macchina e andiamo in una tavola calda lì vicino. Kevin ordina un'insalata e una bottiglia d'acqua. Mi rendo conto solo ora che non avrei voluto mangiare, mi sarebbe bastato il mio snack, ma ormai sono qui, con Kevin, e lui mi guarda sorridendomi aspettandosi che ordini qualcosa, immagino. Scorro veloce il menù e chiedo un panino al salame, che adoro, e sto per ordinare una birra, ma mi rendo conto che il mio professore, seduto accanto a me, ha appena preso dell'acqua, così opto anche io per un'acqua naturale. Fra poco ho lezione e non voglio che pensi ancora che io non la prenda sul serio.

Mangiamo veloci e in silenzio. Assoluto. Perché mi imbarazza così tanto passare del tempo con lui. D'altro canto lui non aiuta standosene lì così zitto. Guardando solo la sua insalata. Andiamo a pagare e usciamo, per riavviarci verso il campus. Appena in tempo per non arrivare in ritardo. Che poi, se sono col prof direi che il ritardo non conta. Credo. 

"Bene, cominciamo?" parla d'un tratto Kevin venendo a sedersi sul piano accanto a me. "Fammi vedere quello che hai fatto da solo." Fisso lo spartito, chiudo gli occhi e inspiro lentamente. Sento i suoi occhi su di me, ma non dice niente e aspetta. Lo ringrazio mentalmente, perchè mi ha capito, perchè non mi sta mettendo nessuna fretta, perchè sta solo aspettando. Espiro riaprendo gli occhi e focalizzandomi solo sulle note e faccio sì che le righe del pentagramma si leghino alle mie dita, per permettere loro di premere sui tasti e suonare la cosa giusta. Inizio.

Il suono del pianoforte mi fa rilassare ogni battuta di più. Rilasso le spalle e mi rendo conto che non sto neanche più guardando la musica. Sto semplicemente suonando. Finisco il primo movimento e mi fermo. "Sono arrivato fin qui" dico alla fine, con un filo di voce, voltandomi a guardarlo. Spero che sia soddisfatto, che mi faccia un complimento. Ho davvero bisogno di complimenti, non tanto perchè sono uno che se la tira, anche se, forse, un po' lo sembro. In realtà ho bisogno di sentirmi dire che sono bravo, perchè altrimenti finisco per non crederci più neanche io, e invece devo crederci, perchè io sono bravo!

Kevin è girato verso di me ma non mi sta guardando. I suoi occhi sono concentrati, un po' sulle mie mani, un po' sullo spartito, un po' sui tasti del piano. "È già buono, solo una cosa..." dice sempre pensieroso. "Puoi ricominciare da capo solo un'altra volta?" Solo un'altra volta? Penso. Da colui che ieri mi ha fatto fare un'ora di scale mi aspettavo ripetizioni su ripetizioni della prima battuta. È già buono... ha detto invece.

Mi si forma un sorriso soddisfatto sulle labbra e ricomincio. Non appena le mie dita toccano i tasti sento un peso che me le spinge giù. Sono le sue mani, sopra le mie, che si muovono creando una pressione diversa dal solito. Arrossisco, ma continuo, concentrandomi il più possibile sulla musica, e non sulla sua pelle calda sopra la mia. A un tratto stacca le mani dalle mie, e io mi sento come se, di colpo, avessi perso una delle mie dita. "Prima eri troppo rigido mentre premevi i tasti, invece devi essere più dolce, devi accarezzarli con più calma. Le dita si muovono meglio in questo modo" dice Kevin e io smetto di suonare. "Comunque direi che possiamo lavorare sul secondo movimento oggi!" aggiunge schiacciandomi l'occhio e sorridendo.

Chi sei Jamie Campbell Bower?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora