Capitolo 42

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Ethan è di sopra. Mi metto a leggere, anche perché ho finito di pulire la casa.

Sono in salotto, stesa sul divano, con il libro in mano. Ho finito di leggere il capitolo e quindi vado di sopra per posarlo. Ethan è steso sul letto con gli occhi chiusi. So che è sveglio e non voglio disturbarlo, quindi faccio per tornare di sotto, cercando di fare il meno rumore possibile. <<Dobbiamo parlare.>> Mi dice. Mi giro verso di lui. <<Dimmi.>> <<Non sono sicuro di essere pronto per fare il padre.>> <<E pensi che io lo sia per fare la madre?>> <<No, ma capisci? Il lavoro c'è.. E non so se riuscirò a dividermi per stare anche con te e i bambini.>> <<Dovevi pensarci prima!>> È da un po' di giorni che lo vedevo distratto ed ora so a cosa pensava. Litigavamo più spesso del solito negli ultimi.. Due mesi? Mi giro e lo sento che si alza dal letto. Esco dalla camera e mi avvio alle scale. <<Avie. Non abbiamo finito!>> <<Io ho finito!>> È dietro di me quando mi sento spingere. Vado d'istinto e mi proteggo la pancia con le braccia.. Sbatto il gomito contro la parete e la testa sul gradino. E prima che la scala finisca faccio in tempo a girarmi e cado di schiena. Cerco di rialzarmi... Appena mi metto in piedi il mio pensiero va subito ai bambini, non c'è movimento, ho paura. Non riesco a parlare, guardo Ethan che sta sulle scale a fissarmi con la faccia di chi non sa cosa ha appena fatto. <<Avie..>> Scende due gradini e finalmente mi riesco a muovere e a parlare. <<Non ti avvicinare!>> Arretro di qualche passo, e prendendo il telefono e le chiavi, esco di casa. Anche se non credo di volerci tornare. Chiamo subito mia madre, prima che Ethan esca dalla porta. <<Tesoro, dimmi.>> <<Mamma, i bambini.. Non si muovono, mi.. Sono caduta, non si muovono.>> Sto piangendo. Non voglio dire a mia madre che Ethan mi ha spinto perché so cosa farebbe. <<Tesoro, sto arrivando. Ti porto all'ospedale.>> <<Mamma, fai in fretta.>> Dopo aver chiuso la chiamata guardo verso quella che poco fa credevo casa mia, vedo Ethan con una sedia in mano, la scaraventa a terra. Grida. Sembrava tutto così perfetto, ma qualcosa è andato storto e il sogno si è trasformato nel mio peggior incubo.

Mamma è arrivata dopo circa venti minuti. Non ha chiesto perché Ethan fosse così infuriato. Mi ha portata in ospedale, dove mi hanno fatta sdraiare su un lettino e dopo avermi detto che non ho nessun danno a parte qualche livido, mi hanno avvisata dell'arrivo dell'ostetrico per controllare i bambini. Mamma è seduta accanto a me sul lettino, mi tiene la mano. <<Tesoro, vedrai andrà tutto bene..>> <<No..>> Piango ancora. <<Puoi dirmi com'è andata in realtà?>> <<Non ci riesco, è troppo anche per me.. Prima voglio sapere.. Ho bisogno.>> <<Come vuoi.>> Bussano alla porta e l'ostetrico entra. <<Allora.. Cosa è successo? Mi dica.>> <<Sono caduta dalle scale, dalla cima delle scale. Mi sono spaventata, ho cercato di proteggere il ventre, ma non sento movimenti..>> <<Mmm.. Capisco. Adesso controlliamo.>> Non sembra molto convinto. Non guardo il monitor, ma non sento i battiti dei bambini. Il dottor Coller ha un'espressione triste e allo stesso tempo comprensiva. Mi guarda e poi guarda mia madre. <<Mi dispiace, signorina.. I feti non ce l'hanno fatta.>> Non parlo, sono bloccata, è come se mi avessero messo in pausa. Mia madre si porta una mano alla bocca e inizia a piangere, poi mi abbraccia. Non riesco a ricambiare. <<Tesoro, mi dispiace tanto.>> <<Voglio andare.>> <<Dove? Non puoi tornare da lui.. Tesoro, mi dispiace..>> Mi ripete. Ha capito tutto, è ovvio, è mia madre. Mi conosce anche più di me stessa. Ero all'ottavo mese.. Lo sapevo che era troppo bello per essere vero! Quel bastardo. Non mi vedrà mai più. Ha rovinato tutto!

<<Tesoro, che vuoi fare adesso?>> Mi chiede mamma, quando torniamo in macchina. <<Non lo so, devo recuperare le mie cose. Dici che puoi ospitarmi per un po', almeno finché non trovo un appartamento tutto mio?>> <<Tesoro, quella è casa tua. Sei la benvenuta quando vuoi. Mi sembrava così bravo quel ragazzo.. Cosa gli è passato per la testa?>> <<Non.. Non lo so.. So solo che da lui non ci voglio tornare.>> <<Ti accompagno io, va bene?>> <<Si..>> Inizio a singhiozzare. Mamma mi accarezza la mano. Continua a guardare la strada.

Due ore dopo sono sul divano con mamma che mi sostiene. Piango a dirotto. Ethan non era in casa, per fortuna. Ha distrutto qualsiasi cosa gli arrivasse a tiro e mi ringrazio di non esserci stata io con lui, avrebbe distrutto pure me, anche se lo ha già fatto.

Passo le giornate chiusa in camera ad ascoltare la musica, non esco a mangiare con mia madre. Il mondo non è più un posto per me. Ethan non si è fatto sentire e gli conviene, non sono sicura di sapermi trattenere. La mia vita adesso è in una pausa perenne. Sembra un incubo da cui non mi riesco a svegliare neanche con dei pizzicotti sul braccio. Non ho più la pancia, ma ogni tanto la accarezzo come se ci fosse ancora qualcosa o qualcuno dentro. Mi sento vuota come mi sentivo quando Brian se n'è andato. Adesso sono seduta a terra, sto piangendo un'altra volta..

Dopo le pressioni di mamma, alla fine ho ceduto e insieme abbiamo deciso di denunciare Ethan. Sono andati a casa sua e lo hanno arrestato e messo in carcere con l'accusa di tentato omicidio. Dopo qualche giorno sono uscite fuori altre denunce, di altre ragazze a cui ha rovinato la vita. Non ero l'unica e ora capisco, quando diceva: "Sono pericoloso", cosa intendeva. Io non l'ho ascoltato e ora mi ha ridotta così.

Mia madre è uscita, non so dove sia andata e quanto ci metterà, mi faccio una doccia. Ne approfitto per restare sotto l'acqua ancora un po'.. Ho bisogno di una doccia congelata. Ho iniziato a parlare di nuovo solo ieri. Penso a Tyler continuamente. Anche quando stavo con quel bastardo, pensavo a lui. Non riesco a dimenticarlo e questo fa più male di qualsiasi altro dolore.

Un labrador. Mi ha preso un labrador! <<Come facevi a sapere che è il mio cane preferito?!>> <<Ti conosco, sei mia figlia. Quand'eri piccola non facevi che ripetermi che volevi un cane.. E te l'ho preso, adesso, perché avrai bisogno di compagnia, quando io non ci sarò a sostenerti..>> <<Tu ci sarai sempre.. Oh mio Dio, come sei bello, si, sei bellissimo!>> Adesso posso definirmi ufficialmente pazza. Parlo con un cane.. <<Sei cresciuta così in fretta..>> Sento dire a mia madre, sottovoce. Già, anche io non ci credo che ho già ventun anni.. <<Tesoro, come lo vuoi chiamare?>> <<È maschio?>> <<Si.>> <<Bobby.>> Il cane ha abbaiato al nome. <<Ti piace, piccolo?>> Abbaia due volte. <<Piace anche a me..>> <<Bene.. E Bobby sia..>> <<Speriamo che non faccia molti danni.. E un cucciolo, vuole giocare, ma se mi distruggere la casa poi lo distruggo io.>> <<Dai, non essere così cattiva.. È dolcissimo, non ti distruggerà la casa. Il mio piccolo Bobby!>> Gli prendo la testolina tra le mani. Mi lecca il naso. Se Ethan non avesse avuto quel raptus di.. Qualunque cosa fosse.. Adesso saremmo una famiglia più che felice. Ma se fossero qua, i bambini, non avrei mai saputo che mostro era Ethan. E se gli avrebbe fatto del male? Non ci voglio pensare!

Lui, la mia cura... [Completata] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora