Capitolo 43

10 1 0
                                    

(Nella foto Jace, immaginarlo con un pearcing al sopracciglio e sulla lingua)

Bobby per adesso non ha fatto nessun danno. È coricato davanti al camino spento. Cresce a vista d'occhio è già un mese che sta con noi. La mamma è stesa sul divano e io sono seduta sulla poltrona. Decido di rompere il silenzio. <<E se mi cercassi un lavoro?>> Lei mi guarda. <<Perché?>> <<Non riesco a stare in casa, ho bisogno di svagarmi un po'...>> In effetti, non sopporto di stare in casa con i miei pensieri. <<E cosa vorresti fare?>> <<Non lo so.. Qualsiasi lavoro va bene, per me.>> <<Aspetta, ma sai che ho visto che cercano alla biblioteca?>> <<Sul serio?>> <<Si. Prova ad andare a vedere. Li conosco, sono brave persone. E la signora anziana è molto simpatica. Il figlio non è il mio ideale di persona, ma non è male..>> <<D'accordo, allora domani andrò a vedere.. Grazie mamma.>> <<Di niente. Farei di tutto per farti felice, tesoro..>> Mi dà un bacio sulla fronte e va in cucina.

Sono le nove, mi vesto, mi pettino i capelli e faccio una coda alta. Scendo le scale e Bobby, che è seduto sull'ultimo gradino, mi guarda con quegli occhi neri che sono, stranamente, identici a quelli di Tyler.. Certo che tutto mi ricorda lui.. Voglio vederlo, ho bisogno di vederlo. Da quando avevo ordinato quella pizza non l'ho più visto. Sono passati ormai, undici mesi. Mi manca, troppo. Gli accarezzo la testa. <<Torno più tardi. Tu non fare casini, capito?>> Abbaia due volte. Sembra proprio che capisca quello che gli dico. Ormai è chiaro che quando abbaia due volte vuole dire di si. Sarà da solo oggi, perché mamma lavora. Esco e mi dirigo alla biblioteca.

Appena entro una signora con i capelli bianchi, che sta al bancone, mi accoglie con un sorriso. La biblioteca è grande, ha un soffitto alto e ha un buon odore.. Quello dei libri. Vado verso di lei. <<Posso fare qualcosa per te, cara?>> <<Si, cerco un lavoro e mia madre mi ha detto che state cercando qualcuno..>> <<Beh, in effetti è così. Ma io non mi occupo di queste cose.. Se ne occupa mio figlio. Aspetta, te lo chiamo subito.>> Si allontana per un millisecondo e torna con un ragazzo alto, capelli castano dorati e con gli occhi di.. Non saprei come definirlo è un azzurro scuro quasi blu, avrà più o meno ventidue anni.. Lo avrà avuto a trentacinque anni, senza esagerare.. Il ragazzo mi sorride e mi accorgo che ha un piercing alla lingua e uno al sopracciglio. Mi porge la mano. <<Piacere, io sono Jace. Il figlio di Estelle.>> <<Mi chiamo Avie.. Stavo cercando..>> <<Si, mia madre mi ha detto tutto. Vieni, sediamoci.>> Mi indica un tavolo infondo, vicino alla finestra.

Parliamo per mezz'ora. E alla fine mi dice: <<Va bene, Avie. Vuoi iniziare subito?>> <<Come?>> <<Il posto è tuo. Mi sembri una ragazza intelligente e sveglia. In più tua madre, Trudy, mi pare.. È una cliente abituale, quindi sei perfetta. Vuoi iniziare adesso?>> Cerco di capire se scherza.. Ma non ha nessun segno di divertimento sul suo viso. <<Io.. Si!>> <<Bene.. Vieni ti mostro un po' tutto.. Ci serviva proprio una ragazza come te.. Qua lavoro praticamente da solo. Mia madre non riesce più a fare niente..>> <<Immagino.. È faticoso per una persona sola, stare attenti a tutto.>> <<Non hai idea..>> Ride, ha una bella risata. E, sinceramente, anche lui non è male, anche se non è proprio il mio genere di ragazzo.. Ma ho appena perso due bambini e riesco a pensare solo a Tyler, quindi non lo dovrei neanche guardare. <<E qui ci sono le enciclopedie. Da questa parte invece i gialli..>> Dice fermandosi. Poi prosegue: <<Qui è un posto tranquillo, viene poca gente, ma quando vengono sono abbastanza agitati.. Bisogna stargli dietro per non fargli commettere qualche furto. Mi sono sempre chiesto cosa ci trovasse la gente a rubare libri..>> <<Si, me lo chiedo anch'io..>> Chi sa se è già successo.. <<Bene.. Hai visto tutto. Spero che ti troverai bene. In bocca al lupo.>> <<Crepi.. Sono sicura che mi troverò benissimo, grazie. Mi sento già come a casa.>> Sorrido e lui ricambia. Mi fissa. I suoi occhi mi agitano.. <<Emm.. Da dove inizio?>> Dico e mi guardo intorno. <<Ah, si.. Inizia a mettere apposto quelli..>> Indica un carrello pieno di libri. <<..E poi, non lo so.. Quello che ti pare. Fai come se fossi a casa tua.>> <<Grazie.>> <<Di niente.>> Sorride e se ne va. Penso proprio che questo posto mi piacerà. È un sogno che si realizza.. Lavorare in biblioteca.. Chi l'avrebbe mai detto!

Metto apposto ogni libro che c'è nel carrello girando per la biblioteca. Fino ad ora è passato solo qualche ragazzino maleducato che, ogni volta che mi vedeva passare, mi fischiava. Jace mi viene incontro. <<Allora, tutto apposto?>> <<Si, mi sto divertendo.. A parte qualche fischio indesiderato.>> <<Preparati, succederà ogni giorno. Due anni fa c'era una ragazza che lavorava qui e se n'è andata poco dopo averla assunta, perché un ragazzo ci ha provato con lei. Spero che non si ripeta.. Non so se mi spiego.>> Ride. <<Non succederà, sono abituata a queste cose.. I ragazzi non hanno proprio cervello..>> Dopo averlo connesso io il cervello e capito cos'ho detto, mi affretto ad aggiungere: <<Esclusi i presenti!>> Jace ride. Rido anche io, ma imbarazzata.. Devo proprio smetterla di parlare senza pensare. <<Tranquilla, a volte mi sento come loro.. Anche se sono più grande, quelli avranno al massimo diciassette anni.. E già fanno così.. Figurati quando saranno più grandi!>> <<Posso chiederti quanti anni hai?>> <<Certo.. Ne ho venticinque..>> <<Venticinque?!>> <<Si..>> Dice divertito dalla mia reazione. Lo faccio molto ridere a quanto pare. <<Io pensavo al massimo ventidue!>> <<Grazie.. Ma sono più vecchio.>> Ride di gusto. <<Waw..>> È l'unica cosa che so dire. <<E tu, Avie, quanti anni hai?>> Dice improvvisamente serio. <<Ventuno.>> <<Ne dimostri di meno..>> <<Ah.. Grazie!>> Dico fingendomi offesa. <<Certe preferiscono mostrarne di meno.. Tu di più ne vuoi?>> <<No.. Vorrei solo dimostrare la mia età.>> Sento un fischio. Mi giro e un ragazzo, che avrà al massimo quindici anni, mi fa l'occhiolino. Jace gli grida: <<Ehi, piccoletto! Evita, quanti anni hai?, dodici? Undici?>> <<No. Ne ho diciotto!>> Dice lui. <<Ma per favore! Bevi ancora il latte con i Plasmon!>> Si mette a ridere. Io mi trattengo a stento. Gli va incontro e quel ragazzo sembra intimorito. <<Fammi vedere la carta d'identità.>> <<Jace, lascia stare..>> Dico. <<No, non dovrebbe fischiare alle ragazze più grandi.>> Il ragazzino tira fuori dalla tasca dei jeans un portafoglio, lo apre e gli mostra la carta d'identità. <<Qua dice Marzo 1999. Hai diciassette anni.>> Sembrava più piccolo. <<E allora?>> <<E allora se non vai fuori da qua ti prendo a calci.>> Gli restituisce il portafoglio. Il ragazzo se ne va spaventato. <<Bene. Un cliente lo abbiamo perso.>> Dice ridendo. Viene verso di me. <<Non era necessario.>> <<Si, invece.. I genitori gli hanno insegnato le buone maniere, a questi ragazzini, ma a quanto pare non le hanno apprese.>> <<Sono problemi loro. Non dovresti impicciarti..>> Cambia discorso. <<Ascolta.. Sono le sette e mezza, è ora di chiudere. Fuori piove.. Sai come tornare a casa?>> <<Veramente no. Sono venuta a piedi, abito qua vicino. E, ora che ci penso, non ho neanche un ombrello..>> <<Ti porto io. Non ti preoccupare.>> <<No, aspetto mia madre. Arriverà tra..>> Mi squilla il telefono, guardo il display, è lei. <<Parli del diavolo.. Scusa..>> Rispondo. <<Mamma, dimmi..>> <<Tesoro.. Ascolta, stasera devo mangiare con alcune amiche. Scusa.. Non torno a casa per cena.>> <<Oh.. D'accordo..>> <<Scusami.>> <<Non ti preoccupare. Ci vediamo domani.>> <<Si, ciao.>> <<Ciao..>> Riattacca. Mi giro verso Jace. <<Ah.. Emm.. Come non detto, mamma non può venire.. Puoi, per caso..>> <<Certo.>> Sorride. Devo anche andare in macchina con lui, perfetto! Non basta che lo vedo tutto il giorno e mi fissa, no.. Devo sopportare anche il breve viaggio in macchina. Accidenti!

Lui, la mia cura... [Completata] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora