Capitolo 1

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(Nella foto Brian)

Non ho messo la sveglia, perché so che mia madre mi chiamerà. Non ho dormito questa notte.. Ho ancora sonno, ma se non mi alzo mia madre mi uccide. Uffa... <<Avie, scendi che è pronta la colazione! >> Mi chiama, dalla cucina, al piano di sotto. In queste giornate non ho mai voglia di alzarmi dal letto. Fa freddo, siamo a Dicembre. Ho finito la scuola già da un bel po', ma mi ricordo quando ci andavo che non vedevo l'ora che arrivassero le vacanze di Natale per restare a letto, sotto le coperte, per tutto il giorno e, adesso, invece, vorrei tornare a scuola per non sentire mia madre. Ho ancora la testa sotto il cuscino. Bussano alla porta, ma mi obbligo a non rispondere. Si apre, sento dei passi, non voglio alzarmi. Qualcuno mi pizzica i fianchi, io salto e mi siedo a gambe incrociate. <<Buongiorno. >> Mi sento dire, ho ancora gli occhi chiusi, ma questa voce la riconoscerei tra mille, è Brian, il mio migliore amico, ci conosciamo da quando avevamo sei anni. <<Buongiorno. >> Dico sbadigliando e con la voce impastata dal sonno. Mi stiro e lui mi fissa. <<Che guardi?>> Gli chiedo. Mi sembra sempre più alto, ma è possibile?.. Sorride e abbassa gli occhi sul tappeto della mia stanza.. <<Ogni volta che ti vedo, sei sempre più bella.>> Io faccio finta di non aver sentito. Ormai ci sono abituata, me lo dice sempre, e io sempre, lo ignoro. Si siede sul mio letto, fa per stirarsi, ma poi mi pizzica di nuovo al fianco, io salto e mi metto a ridere, non so come, finisco con la testa sulle sue gambe. Mi guarda, mi accarezza la guancia con un dito. Vorrei che questo momento potesse non finire mai. Ma invece, siamo interrotti dalla voce di mia madre: <<Avie! Muovitiiii!>> Io scatto in piedi, quasi dando una testata a Brian. Lui mi guarda divertito mentre cerco i vestiti sulla sedia della scrivania. <<Perché li tieni lì? L'armadio è pieno?>> chiede lui, ridendo. <<Ridi, ridi... Intanto, se la colazione si fredda è colpa tua! E... No, l'armadio non è pieno è che li trovo prima. Ma dove sono?!>> Lui si alza per venire in mio soccorso, è dietro di me quando ho trovato i pantaloni che cercavo e mi giro verso la porta del mio bagno, ma finisco addosso a lui che, con una mossa veloce, mi chiude nelle sue braccia muscolose. Avevo ragione, è più alto... Gli arrivo alla spalla quando due mesi fa gli arrivavo al naso.. Mah, sarò io che ho quest'impressione.. Mi acciglio per un attimo, non sembra farci caso, anzi penso che non voglia lasciarmi andare perché appena muovo un piede per fare un passo indietro, mi stringe di più e mi sussurra: <<Non allontanarti da me, Avie. Voglio tenerti per un po' tra le mie braccia.>> Perché fa così? Avevamo già messo in chiaro che non volevo che ci avvicinassimo come... Beh... Così tanto. Quando due migliori amici si fidanzano poi l'amicizia crolla, e io non voglio perdere la sua amicizia. Io non lo voglio perdere. Si, è vero, Brian mi piace come nessun altro ragazzo, ma non lo voglio comunque come fidanzato. Mi sento bene tra le sue braccia. Mi sento protetta, felice, viva. Ma forse con noi sarà diverso, forse con noi l'amicizia può durare, no? Ho la testa sul suo petto e ascolto il suo cuore che batte ad una velocità folle. Non pensavo che un cuore potesse battere così veloce, a parte il mio. Mi mette una mano all'altezza del cuore e mi sfiora la guancia con le labbra, come per darmi un bacio. Il mio cuore inizia a battere più del suo. Sorride senza farsi notare, mi fissa negli occhi, con la mano ancora sul mio petto. Il mio cuore batte più forte ad ogni sua mossa. E io non so come farlo smettere. <<Avie, io...>> Inizia lui, ma faccio un passo indietro e mi avvio verso il mio bagno, ignorando la sua espressione contrariata e sorpresa. <<Aspettami giù, arrivo subito.>> Mentre mi vesto cerco di non pensare a cosa è appena successo, il mio cuore rallenta. Mi faccio due codine che assomigliano tanto a due pon pon da cheerleader, ho i capelli corti, ma sto cercando di farli crescere anche se sembra che non vogliano. Questo castano chiaro mi ha stancata parecchio... Ho deciso, la prossima settimana mi farò rossa! Scendo le scale e per poco non inciampo, mi reggo alla ringhiera e continuo a scendere, i pantaloni mi stringono un pochino sui fianchi, ultimamente si sono allargati, ho una maglietta con una chiave di violino argentata, un golfino di cotone pesante e delle calze antiscivolo. Appena entro in cucina il profumo dei pancake mi investe e c'è una strana tensione nell'aria. Guardo Brian, ha gli occhi fissi sul suo piatto e sembra molto pensieroso. Mamma è al lavandino, ordinata come sempre, ma ha le spalle più rigide del solito, non le vedo la faccia perché è girata di schiena. I miei pancake sono sul tavolo, mi siedo sullo sgabello e con la coda dell'occhio vedo Brian sporgersi di lato per guardarmi, mi squadra da testa a piedi, mi sento in imbarazzo, cosa che non è mai successa con lui. Mamma si gira verso di me, Brian scatta e distoglie lo sguardo dai miei fianchi. <<Allora, tesoro, come sono? Non li ho bruciati troppo, vero? Dai non tenermi sulle spine!>> Ho la bocca piena, faccio cenno di no con la testa, poi fisso Brian per un istante e lui mi salva. <<No, signora, sono buonissimi, è stata molto brava per essere la prima volta.>> Le sorride, ma è un sorriso falso. Io scuoto la testa acconsentendo. Le codine si muovono e Brian le nota. <<Belli i "pon pon", ti stanno bene.>> Mi sorride, non come ha sorriso a mia madre, questo è un sorriso sincero, dolce... Mia madre lo guarda fisso, ma lui non ci fa caso perché mi guarda con una specie di adorazione negli occhi. Capisco che è successo qualcosa, ma preferisco essere da sola con Brian, perché so che mia madre negherebbe. Come sempre. Continuo a mangiare, mentre spero che la tensione si plachi almeno un po'.

Lui, la mia cura... [Completata] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora