Pov’s Severus
Apro gli occhi. Ma dove sono? Non di certo sul mio letto. Oddio! Sono sul divano. Mi stanno tornando in mente i ricordi di ieri sera. Ho dormito per tutta la notte con Hermione? E ora lei dove si trova? Mi alzo e mi avvicino alla culla. Nemmeno Hope è li. Sento un intenso odore di caffè. Non mi svegliavo così da tempo. Vado verso la cucina e le vedo, una visione paradisiaca direi. Questa giornata promette bene, è domenica e ho la colazione pronta. Hermione si gira.
-Buongiorno professore. Dormito bene?-
- Si si grazie. A proposito di dormire. Volevo parlarti di ciò che è successo.-
-Stia tranquillo. Eravamo entrambi molto stanchi, non è stato nulla di grave. L’importante è che lei sia riuscito a riposarsi.- mi dice avvicinandomi il caffè con un croissant.
- Da quando sai cucinare così bene?- le chiedo.
- Sa, durante le vacanze estive passo molto tempo a casa sola, quindi ho iniziato a rimboccarmi le maniche!- sorride sedendosi di fronte a me.
Sono felice come non mi sentivo da tempo. Mi sento quasi a casa, come se fossimo una strana famiglia. Strana, ma bella.24 dicembre
Hope si è ripresa. Questa sera starà con Dobby. Ho iniziato a chiamare lui al posto di Candy, sono più tranquillo. All’inizio, quando lo chiamavo, c’era sempre Hermione, non perché non ascoltasse i miei ordini ma perché eravamo entrambi più tranquilli. Questa sera c’è il ballo e devo prepararmi. Minerva si è “gentilmente” offerta di tenere Hope per permettermi di prepararmi meglio. Anzi, doveva già essere qui. Sento bussare e le dico di entrare.
-Sei in ritardo di...- guardo l’orologio e aggiungo- due minuti e quarantatre secondi-
-Beh, ho preferito lasciarti un po’ più di tempo. Da quando sei impaziente di entrare in contatto con le persone?-
-Da quando sono obbligato e spero solo che tutto ciò finisca presto!-
Hope inizia a rognare in cerca di attenzioni. Si è molto affezionata a Minerva. Lei la prende in braccio e si siedono sul divano iniziando a giocare con dei pupazzi.
- Vado a prepararmi!-
Entro in camera ed apro l’armadio. Ho preso un frock coat più elegante del solito. Metto una camicia bianca sotto, apro un cassetto e tiro fuori una scatola di piccole dimensioni nera. Apparteneva a mio nonno, il padre di mia madre, Severus Prince. Io mi chiamo come lui, per quando riguarda il mio secondo nome, beh quello è come quello di mio padre. Mio nonno è stato un padre per me, più del mio biologico. È morto troppo presto però, lasciando me e mia madre soli, con il mostro. Una volta compiuta la maggiore età ho scoperto di aver ereditato tutto ciò che era suo. Da povero sono diventato ricco e il padrone di una villa di tre piani nella Londra babbana oltre a una immensa eredità economica. Perso nei miei ricordi mi ero dimenticato della scatolina. Già per se è un tesoro. È una scatolina di velluto nera con una placca d’argento con su incisi dei serpenti. La apro e guardo il contenuto, non ricordavo fossero così belli. Prendo i gemelli, anch'essi con un serpente sopra, e li indosso. Esco e trovo Minerva che gioca con Hope.
-Wow, ti hanno mai proposto di fare il super modello?-
- Tu non dovresti andare a preparati? Da quanto mi risulta dovresti aprire anche tu le danze questa sera, con il giovane Malfoy!-
-Severus, tu, questa sera hai distrutto un mito!-
- Quale? Se mi è permesso chiederlo.-
- Quello che dice che le donne impiegano un secolo per prepararsi, tu le hai battute tutte!-
-Non ho parole per risponderti, solo parolaccie. Ma sono troppo signore per dirtele. Ora se non ti dispiace, avrei delle cose da fare!-
- Come sei serio. Ci vediamo dopo.-
Detto questo esce dalla stanza. Ho ancora un’ora prima di dover andare. Lascerò Hope con Dobby, anche se non credo di metterci troppo a fare questa pagliacciata.Pov’s Hermione
- Dai siediti che devo ancora farti i capelli, truccarti ed aiutarti a mettere il vestito-
-Non sono mica scema Ginny. Posso farlo da anche da sola!-
- Senti signorina “posso anche farlo da sola” non sono io quella che deve aprire le danze con il pipistrello dei sotterranei, comunemente conosciuto come mestolaio delle tenebre!-
Scoppio a ridere, alla fine non è così male essere coccolate. Mi siedo sulla sedia e sto per chiudere gli occhi quando qualcuno bussa alla porta.
- Buon pomeriggio ragazze!-
- Luna!- esclamiamo insieme.
- Tu rimettiti giù- mi ringhia Ginny. La ascolto e cerco di rilassarmi. Magari un pisolino mi farà bene.- Ok abbiamo finito. Mancano solo il vestito e le scarpe!- dicendo questo mi passa il porta abiti.
Luna lo apre e tira fuori un vestito. Oddio, è bellissimo, sembra uscito da una favola. È azzurro, senza spalline con la scollatura a cuore. Sul corpetto ha dei brillantini. La gonna, di tulle, arriva fino ai piedi, coprendoli forse. Mi aiutano a metterlo e mi mettono uno specchio davanti. I capelli sono raccolti in una crocchia morbida, con dei boccoli che scendono morbidi sul davanti. Il tutto è adornato da un fermaglio luccicante. Il trucco è leggero ma ben visibile.
- Quindi, come ti sembra?- dice Ginny. Io sto zitta.
- Se non ti piace possiamo trasformarlo in qualcos’altro. Basta che ce lo dici!- aggiunge Luna
- È perfetto così. È tutto così perfetto. Siete le migliori amiche migliori del mondo.- mi decido a dire abbracciandole.
- E ora le scarpe!- dice Luna avvicinandosi con delle scarpe con il tacco a spillo.
- Voi siete pazze. Rischio di rompermi una gamba.-
- Niente storie. Mettile, e vedi di muoverti che tra quindici minuti devi essere sotto perché dovete organizzarvi.-
Metto le scarpe e provo a camminare. Non sono poi così scomode. Non di certo comodissime, ma certamente sopportabili.
- Ok, io scendo.
- A dopo, e mi raccomando, non evadere dal castello. Alla fine è solo un ballo!-
Cerco di ridere, ma produco più un suono isterico lontanamente simile ad una risata. La fanno facile loro a dire solo un ballo. Non devono ballare con i trampoli insieme al proprio professore di pozioni. Entro in Sala Grande e lo vedo. No, non può essere lui, devo avere le allucinazioni.
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Insegnami ad amare
ספרות חובביםSnamione ambientata al sesto anno. I fatti narrati tengono in parte conto della storia originale e in parte sono di fantasia.