38 - Collana

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'' so che è stata difficile all'inizio, insomma, ho sentito dire che è stata ricoverata per un bel po' in ospedale, ha avuto delle crisi, ti ha dato tanti problemi ''

'' fermati Kim So Yon, aver adottato Hee è stata la decisione migliore della mia vita ''


Si può distruggere il mondo di una persona con delle semplici parole? Tutta la mia vita, o meglio, quella che credevo fosse la mia vita, mi ha abbandonata in un secondo. La voce di mia madre all'esterno si fa sempre più flebile, e il che mi fa capire che è sicuramente uscita dal bagno con la sua amica. Mi lascio scivolare sulla porta, non curandomi se i jeans toccano un lurido bagno di classe di un hotel a quattro stelle. Porto una mano al petto, e l'altra alla bocca. Sono una menzogna. La mia vita è una menzogna. Chi diavolo sono io? Il mio nome è veramente Kim Yong Hee? Chi sono le persone con cui sono cresciuta, che cosa sta succedendo? Cerco di trattenere le lacrime, ma un bruciore insostenibile negli occhi mi costringe a versare una cascata di acqua. Perché mia madre non mi ha mai detto la verità? È forse per questo motivo che svengo, che non ho la capacità di ricordare avvenimenti dolorosi? Ma soprattutto, che cosa è successo ai miei veri genitori?! Il bussare frenetico alla porta mi desta dalle ipotesi più raccapriccianti. Riconosco questa voce, è la ragazza del bancone dell'accettazione che mi sta chiedendo di uscire. È peggio di un cane da caccia. Mi passo il braccio su entrambi gli occhi, cercando di asciugare più lacrime possibili con la manica della felpa, mi controllo l'aspetto velocemente con il riflesso dello schermo del telefonino spento, ed esco

'' si sente bene? ''

La sua voce è intenerita, non ci vuole un genio a capire che sto male, sono sicura che in questo momento i miei occhi siano di un bel color rosso fuoco, e vorrei poter urlare che sto morendo dentro di me, vorrei poter ammettere una volta per tutte, anche solo ad un estranea, che la mia vita sta cadendo a pezzi, giorno dopo giorno, ma quello che mi limito a fare, come tutte le volte del resto, è annuire leggermente con il capo, e dire un semplice

'' si ''

Lascio il bagno velocemente, cercando di uscire al più presto da questo hotel maledetto. Indosso di nuovo il giubbotto, e tiro su il cappuccio una volta arrivata nella hall, non ho proprio intenzione di essere riconosciuta dal signor Park e, ormai, dalla signora Kim. Il solo pensiero mi fa nuovamente scendere le lacrime, così per evitare di attirare l'attenzione allungo il passo, avvicinandomi all'uscita. Una volta fuori continuo ad aumentare la velocità, falcata dopo falcata. Ormai sto correndo, o forse sto scappando. Sto fuggendo da una verità che non ho mai sentito più vicina, l'idea di essere arrivata ad una conclusione mi fa rabbrividire. Ammetto di avere paura. L'unica cosa di cui sono sempre stata certa era la mia mamma, la donna che mi è sempre stata vicino, colei che mi ha sostenuto in tutte le mie pazzie da piccola, che ha accontentato ogni mia richiesta, che a quanto pare mi ha aiutata anche nei momenti di difficoltà quando ero in ospedale, e adesso? Su chi posso fare affidamento? Corro più veloce, cercando di fermare il mio cervello dall' elaborare informazioni dannose, quanto veritiere, ma tutto sembra inutile. Le strade immense e affollate di Seoul non aiutano la mia mente a deconcentrarsi, anzi, più mi giro e più quello che vedo mi sembra dannatamente famigliare. Improvvisamente il mio fiato si fa corto, un po' per la corsa eccessiva ed un po' perché sento che mi sta per raggiungere un attacco di panico. Percepisco tutti gli stessi segni della sera del compleanno di Jimin, giramento di testa, difficoltà a respirare, nausea. Questo vuol dire che potrei svenire da un momento all'altro. Svolto l'angolo, ma la mia corsa viene interrotta da un brusco urto, e così mi ritrovo sdraiata a terra, con gli occhi rivolti verso il cielo limpido. Oggi è proprio una bella giornata, ci sono solo un paio di nuvole bianche, ma per il resto c'è il sole, come vorrei poter provare questa piacevole sensazione anche nel mio cuore, che sembra essere vittima di una tempesta in questo momento. Una donna di mezza età, con i capelli decisamente tinti di nero, si avvicina alla mia destra, iniziando a scuotermi le spalle. Volto il viso verso di lei, e la fisso. Noto che sta muovendo le labbra, ma non percepisco la sua voce, anzi, se ci faccio caso non sento alcun rumore. Non c'è il bisbiglio caotico delle persone, il rumore delle macchine che sfrecciano sulla strada, i clacson di tassisti esauriti, tutto intorno a me è circondato dal silenzio. Questa donna continua a scuotermi, forse vuole sapere come mi sento, è già la seconda volta che me lo chiedono in un ora, così cerco di mentire per un ennesima volta, ma non ci riesco. La mia voce non esce, sento come una mano circondare la mia gola, e più provo a parlare e più si stringe attorno al mio collo. L'aria inizia a diminuire, non ho più ossigeno, tutto intorno a me inizia a perdere la sua nitidezza, secondo dopo secondo, ma prima di svenire riesco a vedere un piccolo dettaglio che mi incuriosisce. Questa donna vicino a me ha una collana a forma di cuore che le ciondola dal collo, ed io sono certa di aver già visto questa collana, ma non mi ricordo dove.

Stepbrother  (Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora