《Che succede?》mormorai alzandomi e guardandomi attorno. Non ero nella mia stanza, ero in una specie di camera dove erano presenti dei microfoni ed un divano nero in pelle, dove io dormivo.
《Buongiorno》sorrise Sfera, facendo un ghigno accorgendosi della mia espressione spaventata ed ancora assonnata. 《Credo che ci divertiremo》ridacchiò, sedendosi accanto a me e mettendomi una mano sulla coscia. Mi spostai verso destra, bloccandomi, essendo ostacolata dal braccio del divano. Deglutii, mentre il ragazzo si riavvicinava ridendo.
《No no no ti prego》dissi supplicante, mentre mi alzavo e correvo verso la porta, picchiandoci sopra. Sfera mi prese il polso mettendolo dietro la schiena ed intimandomi di stare zitta, mentre mi abbassava i pantaloncini. Iniziai a gridare, mentre lui continuava a spogliarmi ed io a divincolarmi.
《Gionata apri questa porta!》urlò uno dei suoi.
《Zitto Charlie sto lavorando》rispose, mentre mi abbassava l'intimo.
《La sfondo questa porta, aprimi!》continuò.
Ciuffo rosso sbuffò, mollandomi ed aprendo la porta, mentre io mi rivestivo.
Il riccio assestò un pugno a Gionata, che fece una smorfia di dolore ma non ricambiò.
《Violentarla? Cosa cazzo stai diventando eh? Cosa? Siamo contro queste cose》urlò Charlie, avvicinandosi a me e facendomi uscire.
《Che non ricapiti più o sei fuori》gli intimò, chiudendo la porta e riportandomi in camera. Notai la radiosveglia segnare le cinque e quasi a farlo a posta, sbadigliai.
《Se hai bisogno, chiama Mario, io devo fare una commissione》disse dolcemente, chiudendosi la porta della mia stanza alle spalle ed andandosene. Caddi in un sonno profondo.
*****
Stavo seguendo delle lezioni di matematica online, quando sentii la porta di casa sbattere. Mi affacciai alla finestra, vendendo Tedua che camminava a passi svelti. Sospirai, per poi controllare che non ci fosse nessuno in casa ed iniziando a curiosare. Mi affacciai nelle stanze dei ragazzi, poi salii le scale che portavano al soffitto. C'era un'unica stanza, con una porta bianca ed era socchiusa. Mi guardai attorno, poi entrai. C'era un tavolo al centro, con due sedie e bustine sparse ovunque. A lato del tavolo, non molto distante, c'era una clessidra elettronica, che ogni volta che finiva la sabbia si capovolgeva da sola. Sopra di essa c'era un display con scritto 100. Avvicinandomi, notai un post-it giallo, con delle scritte nere.
100 giorni per pagare i debiti,
100 giorni per pulirmi la coscienza,
100 giorni per farmi amare,
100 giorni per essere libero.
O rimarrò una bestia per sempre.
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