Cap.V

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La cena si svolse in silenzio. Charlie mi lanciava delle occhiatine, mentre Sfera e Tedua discutevano di affari. Le parole che avevo letto quel pomeriggio mi vorticavano nella testa come dei tornadi impazziti. Chiudevo gli occhi e rivedevo quel 100 in rosso, come un brutto voto. Non so cosa avesse combinato chi doveva scontare tutto quel tempo, e non mi doveva neanche interessare.
《Tuo padre ha pagato una parte di debito》disse Sfera, guardandomi e sorridendomi. Annuii, tornando a mangiare distrattamente. Sentii qualcuno afferrarmi i capelli e portarmi la testa indietro, in modo da guardarlo più o meno in faccia.
《Quando ti parlo esigo di essere guardato negli occhi è chiaro?》urlò. Annuii, abbassando lo sguardo.
《Stai esagerando》sentenziò Charlie dopo un po'. Tedua mi guardava, si limitava a stare zitto ed in silenzio. Aveva un volto inespressivo come se tutto ciò non lo riguardasse. E pensare che una settimana prima mi aveva salvata... Scossi la testa sospirando, per poi alzarmi e chiudermi in camera.
Quando la lezione online era iniziata da mezz'ora, la porta della mia stanza si aprì, rivelando il mio sorvegliante in canottiera rossa e nera, pantaloncini e scarpe da ginnastica.
《Vestiti comoda, andiamo in palestra》ordinò, lanciandomi una tuta grigia e una canottiera nera scollata. Misi in pausa la lezione, posando gli occhiali e sbuffando.
《Non voglio venire, non ho voglia e faccio schifo negli sport. Avrei una materia da studiare, dato che se tornerò a scuola farò gli esami. Vattene》dissi freddamente, tornando a maneggiare con il computer.
《Senti, se hai il ciclo non è colpa mia ma devi levarti fuori dalle palle, Sfera deve fare affari e tu sei d'impiccio. Alza il culo e preparati》ordinò duramente. Mi alzai, andando di fronte a lui: in confronto ero minuscola e ciò lo fece ridere.
《Sparisci》sentenziai, facendolo girare e spingendolo fuori dalla stanza, ma proprio quando stavo per chiudere la porta, mi afferrò il polso, attirandomi a se. Andai a finire contro il suo petto, in una specie di abbraccio. Aspirai il suo profumo, un misto di colonia da uomo, tabacco e bucato, mentre lui mi accarezzava la schiena. Come se si fosse improvvisamente accorto di ciò che faceva, come se in quel momento avesse preso possesso di lui un'altra sua parte,  mi staccò, dandomi i vestiti e spingendomi in camera sua.
《Così eviti di scappare》disse duro.
Mi cambiai in fretta, poi mi prese per l'avambraccio come se fossi una detenuta ed uscimmo di casa. Respirai a pieno l'aria che c'era, pulita, mi feci baciare dai raggi del sole e sorrisi: forse non era stata una decisione così pessima farmi andare in palestra.
Impiegammo un quarto d'ora, poi Tedua fermò la macchina davanti ad un edificio con un'insegna grigia ed una vetrina lucida. Dietro la vetrina, c'era un ring dove due ragazzi se le davano di santa ragione.
Una volta entrati, l'odore di sudore mi pervase le narici, facendomi storcere il naso. Un uomo sulla cinquantina ridacchiò per la mia reazione venendoci incontro.
《Ciao Marietto eh allora? Abbiamo portato la ragazza? Finalmente! Piacere io sono Giorgio, tu sei?》disse l'uomo, porgendomi la mano.
《Bella》mi presentai ricambiando la stretta.
《Gio non è la mia ragazza, è difficile da spiegare. Comunque, falla stancare》disse Tedua, dandogli una pacca sulla spalla e facendomi l'occhiolino mentre se ne andava.
《Okay principessa, iniziamo con un po' di corsa》
*********
《Piaciuto?》chiese Tedua una volta in macchina. Annuii, appoggiandomi al finestrino e guardando il paesaggio buio illuminarsi di luci artificiali. Si poteva vedere anche qualche stella ma raramente. Pensai a mio padre, al debito che non avrebbe mai saldato per via del gioco e dell'alcol.
《A che pensi?》domandò il ragazzo accanto a me.
《Nulla che ti riguardi》sbottai.
Il viaggio si svolse in silenzio, con una me triste e un Tedua incazzato.

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