I raggi del sole provenienti dalla finestra mi fecero voltare infastidita, fino a scontrarmi contro qualcuno.
《Piccola》mormorò Mario, abbracciandomi. 《Che è successo?》chiesi, aprendo gli occhi e cercando di ricordare: mi tornavano in mente solo l'immagine della donna con la pozza di sangue, la macchina che sfrecciava mentre Diego mi faceva bere dell'acqua e mi accarezzava la fronte, mettendomi una felpa poiché sudavo freddo. Charlie, invece, aveva il telefono tra spalle e viso e urlava, poi niente.
《Sei svenuta durante la rapina》disse freddo, scostando bruscamente la coperta dal suo corpo mezzo nudo, mentre infilava una maglia ed un paio di jeans.
《Mario...》sospirai, alzandomi anche io e bloccandolo per il braccio. Si scansò dalla mia presa, quasi ringhiando. Mise le scarpe e sparì per l'intera giornata.
***
《Dove cazzo è! Abbiamo il ritiro della merce tra meno di un'ora e va a drogarsi e a troie!》urlò incazzato Diego. La mia espressione facciale cambiò radicalmente dopo la frase del moro, che si scusò provando ancora a chiamare il pugile, senza successo.
《Vi aiuto io, gli altri sono impegnati, se si tratta solo di prendere, vengo》proposi, afferrando una pistola dall'armadio e caricandola, mettendoci poi la sicura. I due ragazzi annuirono, organizzando un piano, mentre io riordinavo la mia stanza.
《Bella dobbiamo andare!》mi richiamò Charlie, mentre li raggiungevo. Un quarto d'ora dopo, eravamo in uno spiazzo enorme, ragazzi armati ci aspettavano minacciosi. Nelle tasche della felpa nascondevo delle mazzette di soldi, nelle tasche anteriori del pantalone, l'arma. Diego e Charlie stavano dietro di me in due lati, come due angeli custodi. 《Pischella i soldi, poi ti diamo la roba》disse uno alto, un tatuaggio di una lacrima vicino all'occhio. 《Prima la roba, poi i soldi》dissi decisa, togliendo fuori le mazzette. Mi diedero delle buste azzurre, le controllai e poi diedi i soldi. Presero un altro accordo con i ragazzi, poi sfrecciammo a casa, dove mi cambiai con un tubino nero con una scollatura abbastanza profonda, le calze e gli anfibi neri. Applicai un filo di trucco, poi presi la borsa dove nascosi la pistola e le bustine di droga. Il libro di greco sulla scrivania mi fece sentire in colpa, non volevo questa vita, non volevo. Ma ormai ci ero dentro no? Dentro dalla testa ai piedi: tutti mi conoscevano, sapevano che mi stavo frequentando con Mario, uno dei soci più influenti di Sfera. Chiusi il libro e mi precipitai in salotto.
***
Entrai in bagno, togliendo fuori dalla borsa la mercanzia. Un gruppo di ragazzini si avvicinò, chiedendomi se avessi qualcosa di pesante. Scossi la testa, mentre uno di loro comprava due bustine. Arrivarono altri ragazzini, verso le due andammo via dal locale. Diedi il ricavato del locale, poggiandomi al finestrino ed addormentandomi. Quella sera Mario non tornò a casa.