《Hai capito che non devi trattare nessuno qua dentro così eh troietta?!》urlò Gionata. Tenni la testa bassa, sapendo che questa volta non ci sarebbe stato nessuno a difendermi.
《Guardami quando ti parlo!》continuò, dandomi uno schiaffo. Sollevai la testa: il ragazzo aveva la faccia incazzata, la mano ancora sospesa a mezz'aria come se dicesse "mica abbiamo finito, preparati al peggio", gli occhi rossi, come se fossero iniettati di sangue.
《Cosa volevi fare tu eh? Andare a scuola?》ridacchiò, scuotendo la testa. 《Tu starai qua per sempre l'hai capito o no? Tuo padre non lo pagherà mai quel debito!》riabbassai la testa, consapevole del fatto che quelle parole mi avessero colpita nel profondo. Mi arrivarono altri due schiaffi, l'uno più forte della altro.
《Cosa cazzo ti ho detto prima?! COSA?》urlò. Tenevo ancora la testa bassa, quando mi afferrò per il collo.
《Guardami quando ti parlo!》intimò ancora.
《Sei una bambina》mi disse, sputandomi una guancia. 《Vattene ed impara ad avere rispetto》disse.
Corsi su per le scale, cominciando a piangere. Da quanto ero diventata così isterica e bambina, così vergognosa ed impaurita? Chiusi la porta alle mie spalle, accasciandomi ed abbracciandomi le ginocchia.
《Spostati》disse Tedua. Mi addossai al muro, mentre il ragazzo dai capelli lisci entrava sedendosi accanto a me. Mise un braccio intorno al mio fianco, mentre cercavo di divincolarmi.
《Non ti voglio fare del male, ti prego》supplicò.
《Ieri mi hai trattato di merda》sussurrai, mordendomi il labbro per le mie parole troppo dirette.
《E ho sbagliato e voglio farmi perdonare. Ti prego concedimelo》chiese, accarezzandomi i capelli. Sollevai la testa, annuendo poco convinta e guardandolo. Più passavo il tempo con lui, più nonostante tutto lo trovavo bello. Mi sorrise, facendomi sollevare da terra e portandomi in giardino dove, seduti sotto un albero, ascoltammo musica in silenzio fino all'ora di cena.