Cap.XXIX

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Eravamo in macchina da ormai cinque ore, quando passammo accanto al mare. I ragazzi cantavano mentre io osservavo il paesaggio. Amavo il mare, spesso quando ero piccola, scendevamo in Sardegna: ricordo le amicizie sotto l'ombrellone, dove ci scambiavamo formine e secchielli, i gelati al bar con i papà che bevevano caffè mentre le mamme stavano sotto al sole ad abbronzarsi. Ricordo il profumo di eucalipto che si mischiava al vape contro le zanzare, che puntualmente ti mangiavano vivo. Ricordo le passeggiate notturne in riva al mare a guardare le stelle, l'odore della salsedine. Sospirai nostalgica, mentre Coez cantava "E yo mamma", facendomi salire le lacrime.
《Hey siamo arrivati》mi avvisò Ghali scuotendomi la spalla. Lo ringraziai alzandomi e recuperando la mia valigia distrutta. 《Ti aiuto io》si offrì Mario, ancora incazzato per la storia della rapina.
Entrammo nella casetta rosa: il salotto era piccolo, la cucina spaziosa e poi c'erano cinque camere, due matrimoniali. 《Okay la suddivisione delle stanze è questa: Mario e Isabella assieme, Diego e Sara assieme, io, Paolo e Mirko qua e Ghali tu stai solo》istruì Sfera. Andai nella stanza, dove svuotai la valigia e la misi sotto alla mia parte di letto. Sistemai le lenzuola ed i cuscini, mentre Mario, con un cipiglio sul viso, mi fissava. 《Hai molto da guardare o mi parli?》chiesi incazzata. Il ragazzo sospirò chiudendo la porta. 《Non ti dovevi immischiare in queste cose, non dovevi》disse, passandosi una mano tra i capelli. Sollevai gli occhi al cielo. 《Cambia disco》mormorai dura, mettendo la pistola nel cassetto del comodino. 《Mi preoccupo, scusa tanto eh!》sbottò. Lo fissai sorpresa.
《Sono ancora qua, non è successo nulla》cercai di carmarlo, avvicinandomi ed accarezzandogli il viso. Si scansò uscendo.
***
Erano appena passate le dieci e mezza, quando la porta si aprii, rivelando Mario ed un'altra ragazza. Poggiai il libro accanto a me sul divano, osservandoli: lei era formosa, alta di qualche centimetro in più rispetto a Mario, che non si reggeva in piedi e rideva. Era fatto e ubriaco, la combo perfetta. La ragazza era sobria, invece, e lo baciava, mentre lui le metteva le mani ovunque. Mario smise di ridere, guardando la rossa e tastandole preoccupato la faccia. 《Oh ma tu non sei Isabella ops》ridacchiò. La tipa mi guardò, poi guardò Mario, che infine la trascinò fuori. Rimasi in quella posizione per tutto il tempo, senza muovere un dito o un ciglio: sentivo un senso di vuoto grandissimo, provato solo in compagnia di Marco e quando ero succube dei suoi giochetti.
《Siediti vicino a me, ti prego, non so un cazzo》mormorò, mentre facevamo le scale con il libro di storia in mano, aperto al capitolo sulla fine del settecento. 《No》borbottai, velocizzando il passo: non oggi, non più, continuavo a ripetermi. Mi afferò il braccio gentilmente, facendomi voltare ed abbracciandomi. Inspirai il suo profumo, un misto di bucato, fumo e One Million. Sospirai arresa.
《Forse è meglio andare a dormire》sentenziò qualcuno, o meglio Diego, che mi osservava con un cipiglio preoccupato sul viso, mentre si controllava il diabete. Sospirai, coricandomi sul divano. 《Che succede?》chiese, sedendosi accanto a me, mettendosi le mie gambe sulle sue. 《Niente》dissi con voce rotta. 《Mario si è portato a casa una》disse, bevendo un bicchiere d'acqua. Annuii. passandomi una mano sul viso e controllando l'ora. Le due del mattino. Ero rimasta in quella posizione per quattro ore. 《Dormi qua, domani ti porto in un posto e ti assicuro che adorerai quel che vedrai. Notte》disse, dandomi una pacca sulle gambe e tornando in camera.
Buon Natale♡♡

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