《Bella, prendi il passamontagna》ordinò Diego, mentre mi indicava l'indumento rosa poggiato sopra al tavolo. Accanto ad esso, c'era una pistola scarica, senza proiettili. Misi il passamontagna, non prima di aver raccolto i capelli e avendoli schiacciati. Caricai la pistola, mettendo la sicura, per poi indossare il giubbotto. 《Stai tranquilla, sarà tutto rapido ed indolore. Spero soprattutto indolore》mi rassicurò Charlie, l'unico senza passamontagna. Ci accompagnavano nella missione anche un ragazzo tunisino, Ghali, Rkomi e naturalmente Gionata, il passamontagna rosso calato sul viso.
Mi guardava in cagnesco, ma non aveva più osato toccarmi dal mio altro sequestro, ricordo che ancora bruciava come se fosse fresco. Salimmo in macchina, il paesaggio cambiava, dalla campagna a piccoli borghi, dalla città ai casolari desolati. Dopo un'ora, ci fermammo ad un distributore di benzina dove dentro c'era una sala giochi enorme. La sala giochi più grande e popolare del circondario! Vantava un cartello posto dinnanzi all'ingresso. 《Ripetiamo il piano》disse Sfera caricando l'arma. 《Isabella alla cassa, io e Rkomi prendiamo ciò che possiamo, soprattutto Rkomi che va dietro la cassa mentre lei tiene il cassiere buono, Ghali controlla il retro. Tutto chiaro?》mormorò. Annuimmo scendendo dall'auto. Io tremavo, la pistola era incastrata nel retro del pantalone, tra il giubbotto e quest'ultimo, era pesante, quasi quanto i sensi di colpa che stavano annebbiando la mia mente già spaventata. Continuavo a chiedermi come fossi finita in situazioni del genere, papabili solo per mezzo dei libri e dei film. Feci un sospiro, mentre entravo nella sala e afferravo la pistola. Camminavo tra vecchi che tentavano la sorte, coppie di ragazzi che si divertivano e di tanto in tanto si baciavano, sorridendo senza alcun pensiero. Afferrai la pistola, giunta davanti alla cassa. 《Dammi i soldi o sparo!》urlai, la sicurezza nella voce, ma le mani che reggevano l'arma mi tradivano: tremavano, tanto, tantissimo. Il cassiere sollevò le braccia, mentre il registratore si apriva con un 'pim'. Le persone erano zitte, le risate si erano bloccate, sostituite da facce impanicate. Un passamontagna blu cominciò a rovistare nel dispositivo, mentre uno rosso e l'altro verde, con una borsa, raccoglievano tutto ciò che potevano: gioielli, collane, orologi, portafogli e soldi, molti soldi. Dopo venti minuti avevamo finito, ma il ricordo di quella rapina mi seguiva sempre, come un fantasma.
In macchina, si erano divisi i soldi felici, mentre io mi ero limitata a togliere il passamontagna e mettere la sicura alla pistola, che avevo praticamente lanciato a Rkomi. Mi ero tirata su il cappuccio della felpa ed una volta tornata a casa, avevo suonato, sperando ci fosse Mario ad aspettarmi. Ma invece il salotto era vuoto, così come il resto delle stanze. Feci una doccia veloce, stendendomi poi a letto. Mi rigirai per ore ed ore, mentre la mia mente faceva apparire come dei flash, le facce sconvolte di quelle persone comuni, come me. Persone che trascorrevano una giornata diversa, che ridevano e scherzavano, che lavoravano, come io avrei voluto, onestamente. Mi rigirai ancora verso la sveglia che segnava le due e mezza. L'MP3 era morto, lampeggiava il simbolo della batteria, mentre mi alzavo a prendere il caricatore. Nel cortile, vidi dalla finestra, Mario discuteva con due ragazzi, poi sparì dentro ad un auto nera. Mi vestii in fretta, scesi le scale di corsa, il cuore a mille. Proprio quando aprii la porta di ingresso, l'auto partì.