Cap.X

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《Vestiti pesante che nevica!》urlò Tedua, mentre tiravo fuori dall'armadio una cuffia in lana rossa.
《Arrivo》urlai di rimando, prendendo velocemente gli auricolari e l'MP3: ora che lo avevo di nuovo con me, lo avrei portato ovunque, quasi come se fosse una parte del corpo.
Feci le scale correndo, per poi chiudere la porta di ingresso e balzando in macchina. Il ragazzo dai capelli lisci sorrise mettendo in moto.
***
《Mi chiamo Mario Molinari》disse mentre guidava. 《La maggior parte della mia infanzia l'ho trascorsa in affidamento. Vengo da Cogoleto》continuò. 《Come-come ci sei arrivato da Gionata?》domandai insicura.
《Mi ha tolto via dalla strada. Quando son diventato maggiorenne non avevo posto dove andare, mia madre si è proposta di aiutarmi, ma volevo e voglio fare da solo, anche se sto sbagliando》spiegò. Annuii, poggiandomi al finestrino e guardando il paesaggio che cambiava.
《Dimmi qualcosa di te, dai》propose. Mi raddrizzai sospirando. 《Sono Isabella ho 17 anni, andavo al liceo classico, mia madre è morta quando ero bambina, mio padre è pieno di debiti》dissi, sistemandomi i capelli.
《Cosa ti piace fare?》chiese facendo manovra. 《Mi piace leggere e scrivere e guardare serie tv》mormorai. 《Libro preferito?》
《Forse i ragazzi dello zoo di Berlino, mi ha fatto capire tante cose》spiegai.
Lui annuì parcheggiando in un vialetto sperduto. 《Okay siamo nel mio parco preferito, qua ci venivo con i miei amici》raccontò. Mise un braccio attorno al mio fianco, mentre camminavamo raccontava ciò che faceva da piccolo, il rap, i ragazzi conosciuti in affidamento.
《Ora sono una persona nuova!》esclamò, sedendosi e accendendosi una sigaretta. Aveva i capelli che gli ricadevano disordinati sulla fronte, le mani a coppa a proteggere la sigaretta accessa dal freddo e dalla neve che cadeva. Il naso era leggermente rosso, faceva vagare lo sguardo da una parte all'altra, come in cerca di qualcosa. Poi lo posò su di me e mi osservò, e mi sentii bella, bella davvero. Mi sentii nel posto giusto, ma nel momento sbagliato. 《Rossini aveva dei debiti di cinque anni con noi》disse, aspirando il fumo. Mi sedetti davanti a lui, guardandolo negli occhi. 《Ci servono davvero quei soldi》continuò. Sospirai, guardando il prato ormai bianco. La neve era alta, così ne presi un mucchietto e ci feci una pallina.
《Non osare》mi minacciò ridacchiando. Gli tirai la palla in faccia, mentre ridevo. Si scostò la neve con un gesto veloce, prima di spegnere la sigaretta ed alzarsi. Fece un mucchietto anche lui, prendendolo e tirandomelo. Mi girai all'ultimo secondo, così la neve mi beccò nella schiena. 《Hai iniziato una guerra ed ora la finisci!》rise, tirandomi un'altra palla che stavolta mi colpì sulla nuca. 《È congelata! Ora me la paghi》urlai, prendendo un sacco di neve e tirandogliela a caso. La schivò abbassandosi, anche se qualche sbuffo gli arrivò. Passammo tutta la mattina così, quando poi arrivò il pomeriggio fu costretto a tornare, e io con lui. 《Affari》mi aveva detto gelidamente, scaricandomi davanti alla mia prigione. Prima di scendere, mi accarezzò la mano e sfrecciò.
Charlie mi aspettava sulla soglia, le pantofole grigie ed imbottite di lana, portava degli occhiali spesso, un maglione grigio e dei pantaloni in pile.
《Ti ho fatto la cioccolata》mi annunciò sorridendomi, una volta varcata la soglia. Mi guardai attorno, sorpresa e rincuorata nel non trovare Sfera. 《È con Tedua e Izi a fare affari》spiegò, sorseggiando la sua tazza di caffè, lanciando poi uno sguardo alla finestra. Il giardino era coperto di un velo bianco, mentre i fiocchi continuavano a scendere copiosi ed interrottamente. Finii la cioccolata, ringraziando e andando in stanza a studiare greco. Studiai un po', poi chiusi il libro, decidendo di farmi un bagno. Presi un pigiama pulito poggiandolo sullo sgabello, due asciugamani e dei sali portati da casa. Sospirai, ricordando i fine giornata prima del giorno del compito dove mio padre, tornato dal lavoro, mi preparava il bagno, aggiungendo le yankee candles che la mamma gli aveva regalato. Immersa nella vasca, pensai agli ultimi eventi, alle persone nuove che mi circondavano. Pensai a Tedua, a ciò che sentivo quando ero con lui, al casino in cui mi stavo cacciando.
Uscii, vestendomi e scendendo le scale due a due. In salotto, c'era un gruppo di ragazzi incappucciati che circondavano i miei rapitori.

Bang Bang/TeduaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora