«Stasera non puoi mancare. Ci saranno i più fichi di tutta la scuola.» strillò euforica Katy, incitandomi fastidiosamente ad alzarmi dalla branda.
«È mai possibile che io debba venire a buttarti giù dal letto?» continuò impetuosa, sperando di potercela fare.
«Sono sicura che se lo toccassi te ne innamoreresti quanto me.» le risposi, prendendola in giro, allungando le mie gambe dello stesso colore del latte sulle lenzuola bianche a fiori blu, iniziando poi a girare con un dito una ciocca di capelli castani che alla luce della lampadina dava dei riflessi a volte rossi, altre biondi.
«Ascolta...» prese un lungo respiro e continuò «Tu non puoi mancare, perché se non andrai tu, non andrò io e tu non vuoi che la tua migliore amica non vada alla festa più grandiosa di tutto l'anno, o meglio, di tutti gli anni della sua vita, vero? Certo che è vero, perché...»
«Okay, okay.» la fermai precipitosamente, alzandomi a sedere per la momentanea irritazione e lasciando distrattamente andare quella ciocca di capelli, quasi strappandola per sbaglio, dicendo: «intesi, vengo...»
Basta che non continui più a blaterare, pensai tra me e me.«Dai, Desy, giuro che ti pagherò la colazione per un mese intero, basta che... Cosa? Vieni? Ma tu...»
«Sì, vengo. Ora basta, prima che possa cambiare idea.»
«Certo, da ora terrò la bocca chiusa.»
Menomale.«Cosa dovrei indossare?» domandai, tanto per sapere, sottolineando il "dovrei"; sapevo già che non avrei indossato nulla di tutto ciò che mi sarebbe stato proposto: niente vestiti, niente tacchi, niente trucco. Non facevano per me. Soprattutto quando mi venivano imposti. Magari di mia spontanea volontà li avrei anche indossati. Forse.
Niente, nessuna risposta. La mia amica ci sapeva fare, per ripicca stava tenendo la bocca chiusa.
«Okay...» sussurrai al telefono, prima di tastarlo e chiudere la chiamata, con un sorriso diabolico sul volto, tanto che, se mi fossi guardata allo specchio, mi sarebbe venuta la pelle d'oca alla mia vista, ne ero sicura.
Nel frattempo mi concentrai a guardare intorno. Ero nella mia stanza, eppure mi sembrava un po' vuota, un po' spoglia, esattamente come mi sentivo io. Avevo sempre pensato che la propria camera dovesse appunto essere "propria", personale, esprimere parte di se stessi, perché era precisamente quello il luogo in cui la maggior parte degli adolescenti trascorrevano lunghe ore delle proprie giornate. Eppure... la mia non aveva molta personalità, c'erano soltanto delle vecchie foto qua e là su un grande comò o su delle mensole, niente che facesse capire io chi fossi o cosa volessi nella mia vita. Probabilmente la cosa più dolorosa per me era il fatto che non sapessi neanche io stessa chi ero, o meglio, avevo paura di non saperlo. Avevo costantemente il timore di non valere tanto quanto pensassi, di deludere qualcuno a me caro o me stessa, oppure di non riuscire a raggiungere i miei obiettivi o, ancor peggio, di non averne. Chi ero? Cosa volevo?
Neanche un minuto dopo, il cellulare squillò nuovamente: Katy.
«Okay, ti porterò io il vestito, corri a fare una doccia, perché ti rimane soltanto mezz'ora per prepararti.»
«Non devo mica vestire un esercito! Mezz'ora è più che sufficiente per fare una doccia e indossare un jeans e una maglietta.»
«Ma quale jeans e maglietta? Sei pazza? È un ballo in maschera. I-N M-A-S-C-H-E-R-A.» scandì lentamente le lettere. Credeva fossi sorda? «Ovviamente ti porterò il vestito io e ti preparerò io.»
«Non posso indossare la maschera di tutti i giorni? Non ti piace per niente?» mi lamentai, in parte scherzando, in parte pensando davvero che ogni giorno l'uomo tende a nascondere la sua vera identità, forse anche rischiando di perderla del tutto, magari facendolo soltanto per piacere agli altri. Ogni persona può vedere una faccia diversa di te, ma non ce n'è solo una e non ce ne sono cento, sono milioni e milioni, ogni giorno diverse, ogni attimo differenti e con ogni persona totalmente dissimili.
«No, neanche un po'.» sentivo che stava scherzando anche via telefonica.
«Bene, festa annullata.» risposi. Non avrei indossato un abito: no, no e no.
«Fidati di me per una volta. Non te ne pentirai, te lo prometto. Non ti obbligherò a far più niente, ma fallo per me, questa serata sarà indimenticabile.»
«Ricordati il favore... per sempre, sarà l'ultimo!» accontentai per l'ultima volta la mia migliore amica, nonostante volessi rifiutare nuovamente il suo invito a partecipare ad una festa non inclusa nei miei piani.
«Certo, sarò lì tra quindici minuti.»
«Okay, ciao.»
«Ciao De...»
«Ricorda di aver promesso di pagarmi la colazione per un mese.»
«Ma... » non le diedi l'agio di rispondere che riattaccai per poter avere il tempo necessario.
Angolo autrice:
Ciao, lettori! Spero la mia storia possa piacervi. In tal caso, lasciate qualche commento o una stellina. Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate. :)
Indosserà un abito la nostra Desy?
-Francesca_Rocco
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Un amore al π
Teen FictionNon è semplice ricominciare, essere in bilico tra il ricordare e il dimenticare. Come reagiresti se da un giorno all'altro quelli che tu hai sempre ritenuto i tuoi migliori amici si allontanassero da te, come se tutto fosse normale? Come se fosse so...