Capitolo 13

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In quel momento non mi restava che recuperare la vera giacca di Ryan e sentivo già che non sarebbe stata un'impresa semplice.

Di fretta e furia presi la macchina e iniziai a guidare, dopo essermi assicurata che Ryan fosse andato via.

Bussai alla porta di casa Johnson e dopo poco qualcuno venne ad aprirmi. Menomale che era Kyle, altrimenti non avrei saputo cosa dire ai suoi genitori o a suo fratello.

«Ma che sorpresa! Che ci fai qui?» mi prese in giro incrociando le braccia al petto nudo, non accennando neanche ad aprire il cancello.

«Mi apriresti?» chiesi gentilmente, sorridendo falsamente.

«No». Spalancai la bocca per la sorpresa. Sapevo che mi odiava, ma che cavolo?! Poteva essere anche gentile ogni tanto, no? Era importante recuperare la giacca.

«Sto aspettando... ah, comunque bel pigiama, soprattutto quei delfini» disse ridendo, avvicinandosi lentamente al cancello chiuso, dove io avevo stretto a pugno i palmi delle mie mani. 

Ops, avevo dimenticato di cambiarmi! Che razza di figuracce stavo facendo quel giorno?! Alzai gli occhi al cielo e non pensai a rispondere alle sue provocazioni.

Feci un grande sospiro e parlai. Mi avrebbe aperto dopo aver capito le mie intenzioni, sicuramente.

«Ricordi la giacca che ti ho restituito?»

«Sì?» mi incitò a continuare con un sorrisetto.

«Be', non è la tua. Questa è tua» gli indicai l'indumento che avevo appoggiato su un braccio.

«E allora?» continuò imperturbabile. Come allora?

«Allora tu mi dai quella giacca ed io ti do la tua. Un baratto» proposi irritata. Cosa c'era da capire?

«Proposta allettante, ma no» sorrise, chiudendo a pugno anch'egli le mani sulle sbarre del cancello, vicino alle mie. Come no? Quel ragazzo mi avrebbe fatta diventare matta. Lo fissai irritata e arrabbiata. Era troppo insopportabile!

Aveva gli occhi fissi nei miei e i suoi capelli scompigliati dal vento gli davano un aspetto ancora più bello. Okay, dovevo smetterla di fissarlo...

«Se non me la dai, non riceverai mai la tua» sorrisi, alzando vittoriosa la sua giacca, in modo da fargli capire chi avrebbe vinto.

«Sicura?» domandò alzando un sopracciglio e un angolo della bocca. Eh? Cosa voleva dire?

In un movimento veloce, la mia mano restò vuota e la mia bocca si spalancò subito.

«Ridammela subito!» esclamai furiosa, sbattendo un pugno sul cancello.

«Mi dispiace, ma è mia». Misi una mano sulla fronte calmandomi. Non potevo dargli certamente torto, era davvero sua.

Mi squadrò dalla testa ai piedi, prima di bagnarsi le labbra e tornare in casa lentamente, alzando una mano in segno di saluto e ridendo deliberatamente.

Dove diavolo stava andando?! La giacca! Come diavolo avrei fatto?

KYLE'S POV

Mi piaceva vederla irritata e arrabbiata, aveva delle espressioni buffe, senza neanche accorgersene. Non c'era un motivo per cui non gli avessi dato quella giacca, ma amavo farla infuriare.

Infilai velocemente una maglietta semplice nera, le mie preferite, e andai in cucina a prendere del succo di frutta. Mentre versavo il liquido, scostai la tenda, per vedere se Desy fosse ancora là, ma vidi che era andata via.

Poco dopo tornai nuovamente in camera mia, per prendere il cellulare che avevo lasciato sicuramente sul letto, sotto l'ammasso di vestiti sporchi che odiavo mettere nella cesta vicino alla lavatrice. Menomale che mia madre si degnava di pulire la stanza di tanto in tanto. Almeno una cosa buona la faceva!

Mentre stavo cercando il cellulare tra gli indumenti sul letto, sentii dei rumori alla finestra e andai ad aprirla, ma, prima che potessi vedere chi fosse, qualcosa, o meglio, qualcuno mi cadde letteralmente addosso.

«Ma che cazzo?!» imprecai. Non capii subito chi fosse il responsabile, perché era avvolto tra le tende che aveva sganciato dal muro.

Velocemente quel qualcuno si alzò goffamente, tentando di liberarsi delle tende, ma invano. Mi alzai e provai ad aiutare quella persona che continuava a dimenarsi per riuscire nell'intento, senza mai ottenere ottimi risultati. 

Non poteva essere un ladro, certamente i ladri non erano così impacciati, non potevano permetterselo. Perciò mi era venuta in mente solo una persona che avrebbe potuto scavalcare il cancello e l'alto albero in giardino.

«Cosa non hai capito del fatto che non ti ridarò la giacca?» domandai guardando una Desy con i capelli arruffati e il pigiama sgualcito. Mi fissava dolorante e arrabbiata insieme. Si massaggiò lentamente e teatralmente la spalla sinistra, per poi passare al ginocchio e guardarmi insistentemente. Alzai le mani spazientito.

«Okay, fammi vedere se sai trovarla» ammiccai per poi sdraiarmi sul letto aspettando che lei trovasse quel che cercava.

Alzò gli occhi al cielo sbuffando e, quando lo faceva, sembrava ancora più bella.

DESY'S POV

Iniziai a rovistare un po' dappertutto, con lui in stanza, sdraiato con le mani dietro alla testa e le gambe incrociate. Odiavo il suo sguardo di superiorità. Era davvero convinto che non sarei riuscita a trovare la giacca.

«Almeno non mettere in disordine la stanza, altrimenti dopo sistemi tutto» mi sorrise con nonchalance, al che ricevette un mio sguardo fulminante. Mi stava prendendo in giro, vero? Quella stanza era già un casino completo! 

Se non fosse stato per il suo disordine talmente grande, ci avrei messo molto meno a trovare quella diavolo di giacca. E tutto per colpa sua! Già, dopo circa mezz'ora l'avevo scovata! Praticamente era sotto il suo corpo, perciò era molto sicuro di sé, sapeva non sarei mai andata a controllare sotto di lui e la sua posizione mi vietava di vederla. Ci misi così tanto a trovarla che anche lui, molto probabilmente, aveva dimenticato dove fosse, perciò quando si mise seduto, la trovai.

«Okay, ora puoi anche mettere a posto tutto, ti avevo avvertito» sorrise sfacciatamente. Avrei voluto solo riempire quel suo bel faccino di schiaffi.

«Ma se non ho toccato niente!» mi innervosii. 

Si avvicinò alla porta, per poi spalancare le braccia e mostrarmi il disordine. Lo guardai confusa, non ero io ad aver combinato tutto ciò, non era colpa mia se la stanza era in quello stato.

«Mi dispiace, ma ti tocca» sorrise soddisfatto, uscendo e chiudendosi la porta a chiave alle spalle, prima che potessi protestare. 

Ero rimasta bloccata dentro e non avrei certamente pulito la sua stanza. Poteva anche sognare.

«Fammi sapere quando hai finito» urlò da fuori ridendo, prima che io potessi sentire i suoi passi scendere le scale. Profondamente innervosita, buttai a terra tutto quello che c'era sul letto e mi sdraiai. Dovevo pensare ad un piano.

«Ci sono!» sussurrai emozionata dalla lampadina che si era accesa nella mia testa dopo pochi minuti. Non vedevo l'ora di mettere in atto il mio piano.

Angolo autrice:

CIAO! Cosa avrà in mente Desy?

-Francesca_Rocco

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