Capitolo 15

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«Jeeeem! Devi svegliarti!» urlai per la centesima volta a mio fratello.

«Hai fatto le ore piccole stanotte, eh?» spalancai la porta della sua stanza e forse sarebbe stato meglio se non l'avessi fatto. Non era solo nel suo letto.

Sbattei la porta alle mie spalle e continuai a prepararmi per andare a scuola.

Se la sarebbe cavata da solo mio fratello. Misi lo zaino in spalla e controllai che papà fosse uscito di casa per andare a lavoro. Un clacson mi riprese dal bere del latte freddo direttamente dalla confezione e mi affrettai ad uscire di casa. Joe mi aspettava nell'auto con una mano sul volante e l'altra tra i capelli. Ormai era abitudine che passasse a prendermi per andare a scuola. Diceva di non creargli alcun problema, nonostante io gli dicessi spesso di non preoccuparsi. Probabilmente era solo in pena per la mia famiglia, conoscendo le condizioni in cui gravava.

«Non ho ancora preso i cornetti per la nostra adorata colazione all'italiana, ci fermiamo? Siamo in tempo per la scuola» disse il ragazzo, guardando la strada.

«Se è per me, non devi preoccuparti» sorrisi, vedendolo voltarsi velocemente verso di me.

«È per entrambi. Non ho fatto colazione»

«Va bene». Era impossibile negargli qualcosa, era sempre così dolce.

Ci fermammo al bar e lui ordinò per entrambi, sapendo cosa avrei preso. Ci sedemmo ad un piccolo tavolo rotondo, consumando velocemente la nostra colazione.

«Jem?»

«È a casa... Sai, aveva compagnia» dissi. Conosceva praticamente tutti i difetti della mia famiglia e ci restava accanto nonostante tutto.

«Spero che almeno sia un'ottima compagnia» ridacchiò.

«Be', se con ottima intendi capelli biondi, seno abbondante, sedere rifatto... credo lo sia». Rise, alzandosi per pagare la colazione. Mi offrii per farlo io più volte, ma rifiutò sempre.

***

Quando arrivai a scuola, fortunatamente incontrai subito Ryan. Non avrei voluto portare a vita quella giacca in mano, aspettando di vederlo. Gliela porsi con le mie scuse e ritornai da Joe, per entrare nella struttura scolastica. Nonostante fossimo tutti all'ultimo anno di liceo, io e Joe avevamo pochissimi corsi insieme, per questo cercavo di trascorrere con lui il mio tempo quando possibile.

«Desy!» mi abbracciò Katy da dietro, saltandomi addosso, tanto che per poco non caddi, trasportandola giù con me. Era così piccola che sembrava una scimmia.

«Ehi, Joe» si ricompose, abbracciandolo normalmente.

I due ragazzi si misero a parlare e ridere, ma la mia mente non era più concentrata su di loro, sulle loro parole, bensì cercava qualcuno, ma non avrei voluto scoprire chi.

«Potresti controllare se ho la febbre?» comparve dal nulla Kyle. Cosa? Ma non poteva chiederlo alla sua Barbie? E poi da dov'era sbucato?

Aggrottai le sopracciglia, provando a capire se mi stesse prendendo in giro.

«Dopo ti togli di mezzo?» domandai, volendo scendere a patti. Annuì, perciò alzai la mano toccandogli la fronte. Non sembrava scottasse più di me.

«Non mi sembra»

«Controlla meglio» sussurrò, avvicinando la sua fronte alle mie labbra. Anche mia madre usava quel metodo. Toccai con le labbra la sua fronte, ma mi sembrava ancora che non fosse così caldo.

Alzai lo sguardo e Barbie era lì con occhi sgranati a guardarmi sprezzante, mentre a passo svelto iniziava ad avvicinarsi. Io non avevo di certo nulla da nascondere.

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