«Non si apre!» esclamò sbuffando e provando in tutti i modi a girare ogni singola chiave presente nel portachiavi nella serratura.Non sapevo se doverci credere o meno, quindi provai a prendere in mano la situazione: «Lascia a me» e porsi nuovamente la mano davanti al suo corpo; ci lasciò le chiavi e tentai anche io invano di aprire quella dannata porta. Quando mi resi conto della realtà, capii che eravamo rimasti chiusi dentro, di nuovo.
«Non ci credo!» esclamai spazientita.
«Credici» sussurrò Kyle, il mio miglior amico, accasciandosi a terra.
«Com'è possibile che la porta sia così difettosa?!» mi lasciai andare anche io vicino a lui e appoggiai la testa sulla sua spalla. Qualcuno sarebbe arrivato sicuramente ad aprirci, era orario scolastico, qualcuno si sarebbe accorto della nostra assenza. Sicuramente sì, sicuramente Ryan.
Non mi sbagliai, avevo ragione, il nostro migliore amico era venuto a cercarci e ci aveva trovati lì, addormentati l'un vicino all'altro, ma ci aveva trovati ancora vivi. Ricordo, ricordo tutto alla perfezione. In quello squallido sgabuzzino mi lasciai prendere dal panico e fu lì che scoprii la mia fobia. Kyle si preoccupò per me e fece di tutto per farmi tranquillizzare, prima che ci addormentassimo, naturalmente.
«Ricordi?» domandò il ragazzo sedutosi a terra come in passato.
Annuii debolmente, mi ero appena svegliata dal mio felice passato, perciò fu un duro colpo ritornare al triste presente.
Il problema era che io ero cambiata, perché le persone cambiano se deluse, cambiano se ferite; cambiano in meglio, in peggio, ma cambiano sempre.
Cambiano perché è la vita che li cambia.«Aiutoooo! C'è nessuno?!» mi misi ad urlare tempestando di pugni la porta in ferro.
«Sai che non ti sentiranno. Stavolta non verrà nessuno...» alzò la voce, per superare le mie grida e farmi tornare lucida. Le sue parole non furono per niente tranquillizzanti, aveva buttato via anche il mio piccolo barlume di speranza. Se ne stava lì, tranquillamente seduto con un avambraccio poggiato sul ginocchio semidisteso e la testa china sul pavimento.
Mi accasciai di fianco a lui, come una volta, ma senza appoggiare il capo.
«Molto incoraggiante» sussurrai guardando davanti a me, persa nel vuoto.
«Una volta lo ero...» ribatté alzando gli occhi su di me, ricordando il passato.
«Puoi stare tranquilla, ci sono io» mi prese le spalle e mi guardò negli occhi, scuotendo leggermente il mio corpo ormai quasi inerme.
Ero troppo occupata a pensare di morire soffocata in quel lurido sgabuzzino per riuscire a tranquillizzarmi. Stavo iniziando a sudare, il che non era un bene, perché era segno che la mia preoccupazione stava superando il limite. I suoi occhi però avevano qualcosa di così speciale che per un attimo riuscii a regolare il mio respiro.
«Brava, così... vieni» disse Kyle, avvolgendo il suo braccio intorno alle mie spalle, e io appoggiai nuovamente il capo sul suo petto.
Probabilmente dopo mi addormentai, perché non sentii più nulla, nessuna paura, nessun rumore, tranne qualche sussurro del ragazzo che mi stava salvando dalla mia fobia, ma non capii cosa stesse dicendo e nemmeno se fossero importanti le sue parole. Mi bastava averlo al mio fianco, il mio migliore amico.
Il mio respiro iniziò a farsi più veloce, mi sentivo soffocare. Sembrava che le pareti si stessero restringendo e che l'aria stesse finendo. Mi dovevo calmare, ma non sapevo come.
Kyle mi prese nuovamente per le spalle e mi guardò negli occhi. Nonostante in quel momento lo odiassi per ciò che eravamo diventati, o meglio, per ciò che non eravamo più, il suo sguardo mi tranquillizzò, come una volta.
«Sappi che per quanto tu possa odiarmi, io ci sono» sussurrò duramente, anche se percepii un pizzico di dolcezza nel suo tono.
Mi scrollai le sue mani di dosso, non sarebbe andato tutto come una volta. È difficile fidarsi di nuovo delle stesse persone. Quando distruggono la tua fiducia, lo fanno per sempre.
«Il problema è che non ho bisogno di te» affermai decisa, volendo lasciarmi indietro il passato.
«Non più almeno» continuai in un impercettibile sussurro.
Non avrei saputo dire se avessi voluto che lo sentisse, non sapevo neanche io se fosse giusto rinfacciargli che mi aveva lasciata sola ad affrontare i problemi, quando io contavo su di lui. Ma era la verità, in qualunque caso non avrei detto niente di sbagliato.
Non rispose, ma continuò a guardare nel vuoto. Dopo alcuni minuti iniziai a sentire caldo e a sudare, aprii la lampo della mia felpa e tolsi quest'ultima, restando soltanto con una semplice T-shirt color pesca. Mi alzai e iniziai a camminare avanti e indietro, ripetendo mentalmente "Verrà qualcuno", ma sapevo in realtà che ci sarebbe voluto un po' prima che fosse venuto qualcuno.
«Desy» Kyle mi si piantò davanti, fermando il mio girovagare per il piccolo luogo.
«Calma...» continuò, mettendomi un braccio sopra le spalle e facendomi sedere per terra, vicino a lui.
Non capivo neanche più cosa fosse reale o irreale, il forte mal di testa mi stava causando problemi. Sembrava fossi ritornata al tempo in cui tra me e i miei migliori amici, Kyle e Ryan, non era successo nulla e, ricordo, era tutto così perfetto!
«Portiamola subito fuori di qui» sussurrò Kyle, quando la porta del ripostiglio venne aperta.
Ryan entrò in tutta la sua bellezza, ma la preoccupazione gli si leggeva chiaramente in faccia. Io non riuscivo a muovermi, sapevo solo che ero salva e cacciai un sospiro di sollievo. Ryan raggiunse me e Kyle e piano mi sollevarono da terra, insieme, portandomi fuori da quel luogo; mi stesero sulla panchina in legno della palestra, in attesa che riprendessi conoscenza. Uno mi teneva una mano, l'altro l'altra. Se avessi saputo come sarebbero andate le cose tra noi, non mi sarei mai svegliata. Kyle e Ryan mi avevano salvata ed io non l'avrei mai dimenticato.
«Grazie James» sussurrò Kyle.
Sentii solo voci tanto lontane e, come una volta, non riuscivo più a muovermi, ma avevo capito che era arrivato qualcuno ad aprirci.
Qualcuno mi sollevò da terra e mi alzò tra le sue braccia, appoggiai la mia testa al suo petto, chiunque egli fosse aveva un calore tranquillizzante e un profumo che mi inebriava le narici.
Venni nuovamente stesa su una panchina della palestra e quando ripresi davvero conoscenza di tutto ciò che mi circondava, la squadra di basket era tutta intenta a fissarmi.
In un primo momento saltai dalla paura, ma poi Kyle si sporse verso di me per tranquillizzarmi.
«Ehi, ehi, sei al sicuro ora» sussurrò un'altra voce, Ryan; non l'avevo adocchiato prima.
Mi guardò con fare dolce. Non capivo perché si fosse allontanato da me e sapevo che avrei continuato a domandarmelo ancora per molto.
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Un amore al π
Teen FictionNon è semplice ricominciare, essere in bilico tra il ricordare e il dimenticare. Come reagiresti se da un giorno all'altro quelli che tu hai sempre ritenuto i tuoi migliori amici si allontanassero da te, come se tutto fosse normale? Come se fosse so...