Capitolo 49

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«Ragazzi, muovetevi, sono già tutti seduti» disse papà e uscimmo tutti dalla macchina velocemente. Come una di quelle famiglie felici, ci accomodammo non poco rumorosamente su delle sedie bianche poste nel giardino del nostro liceo di fronte ad un palco in legno improvvisato. Sasha tentava invano di mettere sulla testa del figlio il cappello, Meg era vicino a me e tremava per l'impazienza, Jem sbuffava già spazientito dalle parole del preside che non la smetteva di raccontare aneddoti o elogiarci per il nostro comportamento, benché non fosse per niente esemplare; papà era davvero concentrato, mentre io, più che ascoltare, stavo girando lo sguardo dove possibile per avvistare chi mi aveva tradito. Nonostante imponessi a me stessa di non curarmi delle persone che mi avevano fatto del male, non potevo dimenticare che tra loro ci fossero il mio ex ragazzo, se così poteva definirsi, e i miei amici. Era impossibile riuscirli a vedere. I cappelli neri erano troppi e troppo ampi per permetterlo.

«Posso sedermi?» chiese Katy, indicando il posto alla mia sinistra rimasto vuoto. Annuii, non doveva neanche chiedermelo, il posto non era mio.

«Desy, scusami per...» cominciò sussurrando, ma la fermai, poggiando una mano sulla sua che già era in aria per spiegarsi a dovere.

«Non ora, Katy. So quanto ci tieni anche tu a questo momento, goditelo. I problemi li risolveremo più avanti, se così deve essere»

Annuì tristemente, guardandosi le mani in grembo. Vidi i suoi occhi diventare lucidi, poi scosse la testa e tentò di risollevarsi. Avrei voluto toccarle una mano e farla tornare felice, ma qualcosa dentro di me mi trattenne dal farlo.

Quando mi voltai di nuovo verso il palco, vidi che il preside aveva concluso finalmente il suo discorso, iniziando a pronunciare, man mano, nomi di persone che avrebbero dovuto salire sul palcoscenico. Pronunciò dieci nomi e si fermò, guardando i ragazzi difronte a lui e prendendo da un cesto poggiato a terra vicino a lui degli attestati. I ragazzi furono felici di riceverli, consapevoli che da quel momento in poi, per loro, sarebbe iniziato un nuovo percorso ricco di nuove emozioni. Era quello che spettava anche a me.

Quando sentii il mio nome, mi alzai, proseguendo verso il palcoscenico, con le mani che tremavano per l'emozione e il cuore che mi batteva forte. Si stava per chiudere un paragrafo della mia vita.

Il dirigente scolastico mise il foglio nelle mie mani, mentre vedevo Sasha e mio padre scattarmi diverse foto. Da lì potevo vedere Kyle e, più che concentrare la mia attenzione sul momento, lo feci su di lui. Qualcosa nel mio cuore cambiò vedendo il suo volto così perfetto. Avrei tanto voluto baciare la sua mascella contratta; avrei voluto tanto ammirare più a lungo il suo pomo d'Adamo ben visibile mentre ingoiava quel groppo in gola che aveva anche lui; le sue lunghe ciglia che lentamente toccavano i suoi zigomi; le sue labbra carnose al punto giusto; i suoi occhi grandi e così scuri da perdersi dentro e il suo sguardo da togliere il fiato. Ricordai il vuoto che aveva lasciato nel mio petto, le false parole che aveva usato per vincere quella che era stata solo una scommessa, tutte le emozioni che probabilmente avevo provato solo io e un moto di rabbia scattò in me, per essermi illusa, per averci creduto. Cercai di non darlo a vedere, dal momento che ero ancora su quel palcoscenico a stringere la mano al mio preside. Ritornai al mio posto, mentre altri ragazzi salirono sul palco, tra cui Ethan, Meg e tutti gli altri che una volta reputavo amici. Poteva essere soltanto frutto della mia fantasia, ma ero convinta che tutti mi avevano almeno rivolto uno sguardo di scuse. Nel frattempo mi ero messa comoda sulla sedia, aspettando che tutti avessero ricevuto il proprio "premio".

«Desy, devi farti per forza una foto» disse Meg, prendendomi per mano e trascinandomi quasi di peso verso il gruppetto che una volta era anche il mio. Non avendo voglia di fare storie, la seguii, mettendomi in posa per una foto, vicino a lei all'estrema destra. Katy ci raggiunse proprio nel momento dello scatto, posizionandosi vicino a me.

«Alzate in aria i cappelli al mio tre» ci disse Sasha, intenta a scattare al meglio le foto che ci avrebbero ricordato a lungo del nostro diploma. La donna pronunciò i numeri e, sebbene inizialmente il mio fosse solo un falso sorriso, una vera risata scattò quando tutti insieme lanciammò i cappelli in aria, contenti di aver terminato una tappa così importante della nostra vita. Quel momento mi fece capire che avrei potuto anche odiarli, ma sarebbero rimasti comunque parte di me.

«Desy, aspetta» disse qualcuno alle mie spalle. Ero diretta alla macchina con Meg e avevo un peso nel petto al pensiero che, forse, non avrei rivisto più le persone che avevano condiviso con me quell'esperienza. Non sapevo in quale università o in quale città sarebbero andati.

Mi voltai, guardando meravigliata Kyle. Non avevo voglia di ascoltare ciò che aveva da dirmi, così mi girai di nuovo.

«Ascoltami. Solo un attimo» sussurrò, stringendo delicatamente un mio polso.

«Ti aspetto in macchina» bisbigliò Meg al mio fianco, sorridendo, e Kyle la guardò riconoscente.

«Sarebbe inutile chiedere il tuo perdono, oppure dirti che non era tutta una farsa, o almeno non i miei sentimenti. Vorrei solo dirti la verità, o meglio, quel che non sai. Non dovresti essere arrabbiata con Katy, perché lei l'ha scoperto solo qualche giorno prima di te e avrebbe voluto anche dirtelo. Sono io che ho voluto che non lo facesse, perché per me non eri più solo una scommessa e non volevo rovinare quel che c'era tra di noi» iniziò, indicandoci, e i miei occhi si riempirono visibilmente di lacrime. Dovevo realmente credergli?

«Non merito il tuo perdono, non lo voglio. Però, vorrei perdonassi Katy, perché lei non merita di finire in uno sbaglio di cui non è la causa. È solo colpa mia e di Ryan. Katy è sempre stata la tua migliore amica, ti ha sempre sostenuto, non chiuderle la porta in faccia in questo modo. Sta soffrendo. Aveva addirittura lasciato James perché non sopportava che fosse un mio complice. Dimmi tu se questa non è vera amicizia» concluse.

Vedevo il suo sforzo nel parlarmi, nel difendere qualcuno sapendo fosse per il mio bene. Ma era lui ad avermi causato il male maggiore.

«Ci penserò» fu l'unica cosa che riuscii a pronunciare prima di scappare letteralmente dai suoi occhi e rifugiarmi in macchina, cominciando a piangere violentemente tra le braccia di Meg.

Mi mancava la mia vita, mi mancavano Jasmine, Ryan, James e soprattutto la gioia di vivere di Katy e il brutto carattere misto a dolcezza di Kyle. Mi mancavano, ma era giusto perdonarli?

Trascorrere l'estate con i miei zii e cugini mi avrebbe sicuramente schiarito la mente e avrei trovato il mio io e scoperto ciò che veramente volevo. Ne ero sicura. Non poteva che essere così.

Prima di scollegare il mio cervello e portarlo su nuovi orizzonti, mandai un semplice messaggio a colei che sarebbe rimasta sempre la mia migliore amica:
-Ti perdono-.

Forse la vita poteva sembrare difficile, ma con un'amica al proprio fianco risultava facile, così come non lo sarebbe stato in nessun altro modo. Per il resto, quel che sarebbe stato, sarebbe stato... magari il destino avrebbe scelto per me: forse tutto sarebbe finito o forse tutto sarebbe cominciato dall'inizio.

Pensai per un ultimo momento a tutte le persone che avevo conosciuto, che erano diventate parte di me, e salutai la mia scuola con uno sguardo prima di tornare a casa.

Ero pronta per fare una valigia e cominciare una nuova tappa della mia vita. Cosa mi avrebbe riservato il futuro?

Montate le armi e combattete per ciò che volete.

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