Capitolo 20

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In fretta e furia finii di mettere a tavola tutto quel ben di Dio che avevo preparato con le mie mani, quando il campanello suonò. Avevo impiegato letteralmente un pomeriggio per farlo, ma ne sarebbe valsa la pena.

Aprii la porta ancora con il grembiule da cucina ed il mio miglior sorriso. 

Lì impalati c'erano i miei migliori amici: Katy e Joe. Mi porsero i pasticcini che avevano tra le mani e la bottiglia di spumante. Li feci accomodare, ringraziandoli, mentre aspettavamo con impazienza l'amico di Jem. 

Mio fratello, come me, aveva avuto l'idea di invitare a cena qualcuno che riteneva "famiglia". 

Mio padre, mentre il pomeriggio avevo cucinato, si era seduto in cucina a raccontarmi le sue avventure da ragazzo e i suoi problemi al lavoro, ovviamente il tutto mentre assaggiava tutto ciò che gli passava sotto il naso. Si era anche offerto di aiutarmi con il cibo, ma avevo preferito fare tutto da sola, anche a causa delle sue scarse doti in cucina. Io con il tempo avevo un pochino imparato, ma lui non ci si era quasi mai cimentato. Inoltre, avevo apprezzato il suo gesto di confidarsi con me, di raccontarmi almeno qualcosa di lui. Il cambiamento si vedeva, anche nel suo modo di vestire. 

Scese le scale insieme a mio fratello, due minuti dopo l'entrata dei miei amici, indossando una camicia, cosa che da molto non gli vedevo addosso, e il suo profumo che da bambina mi inebriava le narici. Sorrisi e quel giorno mi resi conto che, nonostante fosse una giornata tranquilla e apparentemente noiosa, ero felice, e lo ero davvero. Sembrava che tutto stesse tornando al proprio posto e che la mia vita stesse acquistando un significato. L'amico di Jem arrivò e, soltanto quando lo vidi, mi resi conto che si trattava di Justin, il fratello minore di Kyle. Capii anche un'altra cosa: io della vita di mio fratello conoscevo poco o niente e pensai che da quel giorno in poi avrei dovuto fare più attenzione a tutto ciò che lo riguardava, partendo dagli amici al resto. Il ragazzo, coetaneo di Jem, ci salutò sorridendo, soffermandosi poi a guardare il tavolo imbandito di cibo. Sapevo che a casa sua gli unici che mangiavano insieme erano lui e suo fratello, e, quelle volte che capitava, era cibo preparato dalla loro domestica, oppure comprato già pronto. Così mi salì un senso di angoscia. Perché avrei dovuto trascorrere una bellissima serata con la mia famiglia e rovinare quella di Kyle, facendolo addirittura cenare da solo? Un posto in casa mia potevo pur sempre trovarlo.

«Papà», mi avvicinai a lui, mettendogli una mano sul braccio. Si girò a guardarmi sorridendo, per spronarmi a continuare.

«Ti va bene se invito anche un'altra persona?».

«Certo, tesoro, fa' pure». Sorrisi per ringraziarlo e anche per aver sentito quel nomignolo che da tempo non usava nei miei confronti e in quelli di nessun altro.

«Justin, tuo fratello è a casa?».

«Sì», mi rispose con uno sguardo interrogativo e la sua risposta mi spronò a chiamare, così mi allontanai dal resto del gruppo in salotto.

«Pronto?», rispose.

«Kyle, sono Desy...».

«Desy?», domandò non capendo il motivo della mia chiamata. Be', litigi a parte, risentimenti a parte, lo avrei invitato a cena.

«Ti andrebbe di venire a cenare da me?».

«E a cosa dovrei quest'invito? Ho appena accompagnato mio fratello», disse con fare ovvio.

«Lo so. Non farmi domande, altrimenti mi pentirò di averti invitato», sorrisi tra me e me, anche se ero consapevole che lui non potesse vedermi.

«Va bene, sto arrivando». Chiuse la chiamata, o lo feci io.

Cinque minuti più tardi era già dentro casa mia e Katy mi guardò per dire: "E questo che ci fa qui?", nonostante lei fosse una 'fan' del ragazzo. Alzai le spalle in segno di risposta sorridendo, al che nacque un sorriso anche sul volto di Katy, probabilmente credeva fossi matta. Tutti i giorni eravamo in guerra e quella sera lo avevo invitato persino a casa mia? Ecco cosa pensava la mia amica, ne ero sicura.

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