Capitolo 41

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«A che ora è la partita?» chiese Katy a James, che le stringeva la vita.

«Alle sei. Ci sarai, vero?»

La mia amica annuì, guardandomi. Sì, ci sarò, pensai.

«Desy, vieni anche tu?» mi chiese Ryan. 

Nell'ultimo periodo l'avevo sentito molto distaccato, l'avevo sentito parlare poco con me e, a dire la verità, un po' con tutti.

«Sì» gli sorrisi.

«Ti passo a prendere io, okay?»

«Va bene» risposi con un cipiglio sul volto. Percepivo che mi stesse dicendo di volermi parlare.

«Stasera facciamo il culo a quei cinque bastardi» disse Kyle, arrivando con gli occhiali sul volto e mettendomi un braccio sulle spalle, lasciandomi un bacio sul capo. 

Sbarrai gli occhi per la sorpresa, per poi scrollarmi di dosso il suo braccio per evitare una scenata da parte di Barbie che, da un momento all'altro, avrebbe fatto la sua trionfante entrata dal cancello della scuola.

«Ancora sei in collera per la sconfitta dell'anno scorso?» rise Joe, dando una pacca sulla spalla al ragazzo.

«Abbiamo perso la finale per uno stupido punto. Sono sicuro avessero imbrogliato» continuò Kyle.

«Lo credo anche io. Quest'anno gli facciamo vedere di che pasta siamo fatti» sostenne Ryan.

«Penne?» domandò seriamente Joe, con una scintilla divertita negli occhi.

«Vuoi una penna?» domandai, senza capire l'allusione.

«Joe! Desy!» esclamò Katy, sbarrando gli occhi. Allora capii e iniziai a ridere.

«Ancora non mi capacito. Non capisci mai una battuta al momento giusto» Kyle rise di me ed io mi imbronciai incrociando le braccia al petto.

«Poteva dire "spaghetti"; l'avrei capita»

«Scusa, la prossima volta starò più attento» Joe continuò a ridere di me, ricevendo un mio scherzoso pugno sul braccio.

***

«Darling just kiss me slow, your heart is all I own, and in your eyes you're holding mine... Baby, I'm dancing in the dark, with you between my arms, barefoot on the grass...» stavo cantando a squarciagola con gli auricolari nelle orecchie, ballando lentamente sulle note di "Perfect" di Ed Sheeran, mentre spolveravo la mia stanza.

«Desy!» Ethan spalancò di colpo la porta, rosso in viso. Tolsi un auricolare, fermando di colpo i miei passi.

«Sì?»

«Sono dieci minuti che ti urlo di smetterla! Sto cercando di studiare!»

«Tu che studi? Questa sì che è bella» risi, mettendo di nuovo l'auricolare e dandogli le spalle. In un attimo me le tolse entrambe.

«Se permetti, sto studiando per poter restare nella squadra di basket. Sono le condizioni imposte dal preside. Pensa che debba fare un'interrogazione prima della partita che è tra un'ora. Se prendo almeno la sufficienza posso giocare, altrimenti non vedrò la partita neanche dalla panchina»

«Okay... sto in silenzio. Ti serve una mano?»

Annuendo, mi fece strada verso la sua stanza. Inutile dire che gli avevo offerto il mio aiuto perché convinta avesse rifiutato; invece... be', mossa sbagliata. 

Passai una mezz'ora buona a spiegargli una parte di letteratura di tutto l'anno scolastico, per avere, poi, solo un'altra mezz'ora per una doccia veloce.

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