«Desy, ho lasciato James» mi disse Katy per telefono, dopo che Kyle mi ebbe accompagnato a casa ed io ebbi fatto anche una calda doccia rilassante. Ero sdraiata sul letto, ma, dopo aver sentito quelle parole, mi misi seduta con gli occhi spalancati. Perché cavolo l'aveva fatto?
«No, aspetta. Non ha senso. Non hai detto di stare bene con lui?» domandai, provando a capire, incrociando le gambe.
«Sì»
«E perché l'hai fatto, allora?»
«Perché mi ha nascosto una cosa importante»
«Cosa? Ti ha tradita?» chiesi, spalancando ancora di più gli occhi.
«No, no, non è questo. È più complicato di così» disse, ma sentivo mi stesse nascondendo qualcosa.
«Allora perché l'hai lasciato?» chiesi, sentendola tirare su col naso.
«Perché non riesco a fidarmi di lui, ora, e anche per un altro motivo» rispose, aumentando la mia curiosità.
«Cioè?»
«Niente. Devo andare, Desy. Ti chiamo più tardi» concluse, prima di riattaccare.
Ero curiosa di capire quale fosse quel motivo di cui parlava la mia amica. Mi aveva sempre raccontato tutto e non riuscivo a capire perché non lo stesse facendo anche in quel momento. Cosa stava nascondendo?
Accantonai quel pensiero e ripensai alla giornata trascorsa con quello che ormai potevo definire il mio ragazzo. Al sol pensiero ero sicura mi venissero gli occhi a cuoricino e tremavo leggermente immaginandolo al mio fianco. Forse non ero poi così sola in realtà, forse potevo credere all'idea di essere amata da qualcuno, potevo pensare di essere la sola a fargli provare certe emozioni. Potevo, ma qualcosa in fondo in fondo mi faceva pensare che non era così.
Mi girai su un lato del letto, frizionando i capelli e poggiando lentamente il capo sul cuscino morbido e bianco decorato da qualche fiore rosa qua e là. Mi addormentai, provando a tralasciare quella brutta sensazione che conviveva con me.
***
Il cellulare cominciò a squillare ed io, senza neanche rendermene conto, avevo già tastato il pulsante verde e avvicinato l'aggeggio al mio orecchio: «Sì?»
«Sono Abbey» disse la voce dall'altro capo del telefono. Spalancai gli occhi e la bocca per la sorpresa, svegliandomi totalmente. Non capii per quale motivo avesse chiamato. Ultimamente capivo poco o niente.
«L'altro giorno, le tue parole mi hanno colpito» continuò.
Okay, sì, sto sognando, pensai, dandomi un pizzicotto forte sul braccio, come avevo visto fare in vari film. Non funzionò, forse quella era la realtà, forse non stavo sognando.
«Vorrei fare qualcosa di buono, per una volta» disse.
Sembrava sincera, volevo crederle. Tutti potevano cambiare.
«Mi stai ascoltando?» chiese dopo.
Be', non avevo ancora spiccicato mezza parola, era comprensibile la domanda.
«S-sì» balbettai leggermente, agitandomi sul letto.
«Bene. Ho bisogno che ti rechi da Starbucks»
«Quando?»
«Ora, sono già qui, ti aspetto» la sentii sorridere e chiusi la chiamata con un veloce saluto.
Dovevo fidarmi sul serio? Dovevo andare da Starbucks come mi era stato detto? Come avrei fatto a scoprire se fosse stata sincera, altrimenti?
Perciò presi la mia borsa, salutai velocemente mio padre appena tornato da lavoro e mi diressi con passo lento verso il posto indicatomi.
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Un amore al π
Teen FictionNon è semplice ricominciare, essere in bilico tra il ricordare e il dimenticare. Come reagiresti se da un giorno all'altro quelli che tu hai sempre ritenuto i tuoi migliori amici si allontanassero da te, come se tutto fosse normale? Come se fosse so...