Capitolo 18

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«Desy», Ryan mi raggiunse, allungando il passo per arrivare vicino all'albero dove mi ero accasciata a terra. 

Ci fissammo per pochi secondi e poi prese posto vicino a me, appoggiando la schiena e la testa al tronco. Non avrei mai smesso di dire che era davvero perfetto e, in quella posizione, sembrava un modello. Un ginocchio alzato, con il suo braccio appoggiato sopra, l'altra gamba allungata e il palmo della mano destra appoggiato a terra, tra l'erba verde e umida. Il suo petto faceva su e giù lentamente, seguendo il soffio del vento; e i suoi occhi azzurri erano ancora alzati al cielo. Smisi di fissarlo solo quando iniziò a farlo lui.

«Scusalo. Ethan, intendo. Si comporta così con le persone che non conosce».

Annuii, in realtà ero stata esagerata io.

«Scusami tu. Sai che perdo le staffe difronte a certi comportamenti. Proprio perché non mi conosce mi aspettavo almeno un saluto decente».

«Desideria», disse una voce incerta. Nonostante la sua figura fosse immersa nel buio, sapevo di chi si trattava.

«Non chiamarmi così», sputai, ma non acida come avrei voluto, era più un sussurro calmo.

«Entro a controllare che la festa non stia precipitando», Ryan si alzò da terra, pulendosi i jeans con le mani e sorridendomi, prima di inoltrarsi nel buio e scomparire. 

Ero rimasta da sola con Kyle e quello non prometteva nulla di buono. Il posto precedentemente occupato da Ryan lo prese Kyle. Avrei iniziato ad ammirare anche lui se solo non fosse stato così antipatico e la sua espressione così... così strana. I suoi occhi erano fissi sulla mia fronte e un sorrisino comparve sul suo volto.

Feci un espressione interrogativa, inclinando leggermente la testa.

«Devo dirti una cosa, però devi promettermi di restare calma».

Stava trattenendo le risate, lo vedevo, ma non capivo ancora il motivo.

«Dimmi», sospirai.

«Ha...rag...fr..t», disse tra le risate, ma io non avevo capito neanche mezza parola.

«Cosa?».

Fece un sospiro forzato per riprendere la calma.

«Hai un ragno sulla fronte», disse serio e calmo fissandomi, ma un attimo dopo era già esploso di nuovo. 

Mi dimenai furiosamente, senza neanche pensare che, agitandomi, avrei potuto peggiorare la cosa. Kyle lo sapeva che avevo una terribile paura di quei piccoli animaletti, eppure se ne stava lì, a ridere come un idiota. 

La mia rabbia era diventata più forte della paura stessa. Non sapevo il ragno che fine avesse fatto, ma ero concentrata nel fissare arrabbiata Kyle, che, accorgendosene, si calmò un secondo.

«Che c'è, ora?», domandai con le sopracciglia aggrottate.

«Sei proprio buffa, è solo un ragno», sorrise. Non risposi, ma continuai a fissarlo.

«Va bene, ci penso io», sospirò facendo finta di essere annoiato, ma nella sua voce sentii lo stesso una nota di divertimento.

Si avvicinò così tanto da essere a un soffio di distanza dalle mie labbra. E in quel momento non continuò a fissare il ragno sulla mia fronte, bensì la mia bocca. Ci dividevano solo uno o due centimetri e la cosa mi metteva agitazione. Perché dentro di me era nata una lotta tra l'io sentimentale e l'io razionale. In quel caso, a chi si deve dare retta? Prima che potessi scegliere, fu lui a sciogliere quell'aura di magia allontanandosi terribilmente. Cioè, forse non era poi così tanto, ma fu soltanto la mia impressione. Non era abbastanza vicino da poter sentire il suo profumo al cocco, misto alla sua colonia preferita. Ed era da molto che aspettavo di sentirlo così vicino, per sentirmi così in pace, invece durò un solo misero secondo.

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