PAULO

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AGOSTO 2017

Se ci penso manca solo un mese alla fine dell'estate, settembre praticamente non lo considero e se per alcuni quest'estate è volata per me è sembrata lunga una vita intera. E' stata strana, ho viaggiato meno del solito, sono uscito meno e soprattutto ho chiuso dopo tanto tempo con Antonella. E' stata dura ma alla fine è stato giusto così, io non facevo più bene a lei e lei non faceva più bene a me, stavamo ormai insieme per abitudine e per entrambi era sbagliato. Siamo cambiati ed è giusto che ognuno prenda la sua strada, anche se fa male e tieni molto ancora all'altra persona.L'unico lato positivo è che questa mia condizione non ha influenzato le mie prestazioni, mi sono comunque allenato con il sorriso, con la grinta e la voglia di fare sempre meglio; c'è da dire che i miei compagni parecchio. Sono davvero i migliori che potessi avere, non mi fanno mai pesare nulla e nonostante tutto cercano sempre di non addossarmi troppe responsabilità. Sono i mie fratelli e senza di loro forse mi sarei scoraggiato, anche se inizio a pensare che se non ha funzionato con Antonella che era perfetta per me, non funzionerà più con nessuna. "Dybala, corri più veloce!" sento urlare il mister e accelero la corsa, forse mi sono lasciato prendere i miei pensieri e ho rallentato. Non devo lasciare che accada per nessun motivo. "Si mister!" gli urlo indietro e raggiungo Gonzalo, che era poco più avanti di me. "Oggi il mister sembra tranquillo!" mi dice appena lo affianco. "Si, di solito dopo il mio nome ci aggiunge un puttana maiale, oggi invece no!" gli dico quasi ridendo. Quelle parole erano nate come una parodia in alcuni video su una pagina facebook, ma dopo averli visti aveva deciso di adottarle, in quanto, a detta sua, calzavano a pennello con il mio nome.Mi giro per vedere che non mi stia osservando ancora come un condor e noto che Pavel Nedved lo ha raggiunto in campo e stanno parlando, sembrano entrambi tranquilli, ma entrambi stanno guardando me e la cosa non rende tranquillo per niente. "Dybala!" urla il mister e con la mano mi fa cenno di andare da lui. Guardo Gonzalo preoccupato e lui mi da una pacca sulla spalla. "Tranquillo vai.Non sarà niente!" mi dice e io devio, attraversando il campo per raggiungere il mister e Pavel. "Mi piaci reattivo!" il mister mi da una bella pacca sulla spalla e come al solito mi trattengo dal ridere per il suo accento. E' uno spasso quando parla. "Paulo..." incomincia Pavel, lui a differenza del mister è serissimo e io inizio davvero a preoccuparmi. "In società abbiamo parlato a lungo di te, per varie questioni e vorremmo farti una proposta, è importante, quindi di chiedo di pensarci bene!" sospira e io sento il cuore che inizia a battere a mille, non mi mi vogliono mandare via vero? "Sarebbero?" chiedo un pò titubante. "Volevamo chiederti se dalla prossima stagione ti andrebbe di indossare la maglia numero dieci!" l'espressione seria di Pavel si trasforma in un sorriso e anche il mister sorride. Il mio cuore perde un battito, ma subito mi sento più leggero, non voglio mandarmi via, anzi, mi stanno premiando e in modo che non avrei mai creduto possibile. "Il numero dieci?State scherzando?" chiedo incredulo, forse ho capito male, infondo ero talmente nervoso che potrei aver frainteso. "No Paulo, ci abbiamo riflettuto e crediamo che tu sia pronto a vestire quella maglia,sempre che tu lo voglia!" dice tornando serio, posando una mano sulla mia spalla. Nella mia testa iniziano a passarmi le foto presenti al museo di tutti i campioni che hanno indossato quella maglia, tutti grandissimi, come Platini , Baggio, Del Piero e il mio ex compagno Pogba. Inizio a pensare alla maglia con il mio nome e a come potrebbe stare. "Non sei costretto a dircelo ora, puoi pensarci!" mi ripete il nostro vice presidente. Non so se mi serve pensarci, infondo portare quella maglia è un pò il sogno di tutti i calciatori e nella Juve è certamente un onore inimmaginabile. "Non serve, credo di aver già la risposta!" dico, cercando di non sembrare nervoso o una ragazzino a cui hanno appena comprato un gioco nuovo. "Facciamo allora, finisci pure l'allenamento e dopo la doccia, passa nel mio ufficio e me la comunichi ok?" mi dice prima di fare un cenno a me e al mister e andare via. "Puttana maiala Dybala!" urla il mister prima di abbracciarmi calorosamente. "Non te l'aspettavi è..." dice dandomi quasi uno schiaffo sulla guancia. " Proprio no Mister!" dico ancora incredulo. "Immagino che dirai di si, te lo leggo in faccia!" mi dice un pochettino più serio, ma sempre con un lieve sorriso. "Credo proprio di si!" dico per la prima volta e mi sembra anche più reale. "Bravo, ora vai e finisci di allenarti." mi da un'altra pacca e io torno a correre intorno al campo, con il sorriso stampato in faccia.

"Che voleva Pavel?" mi chiede Gonzalo appena entriamo nello spogliatoio. "Non so se posso dirlo!" sussurro e mi guardo intorno. "Ti mandano via?" mi chiede preoccupato. "No, no è una cosa bella, però non penso di poterne parlare. Comunque dopo mi aspetta nel suo ufficio e vedremo cosa mi dice!" dico continuando a sussurrare. "Ma resti?" mi chiede di nuovo. "Certo che resto!" gli do una pacca e prendo la mia roba per fare la doccia. Sono sudato da fare schifo e fuori fa un caldo infernale, non vedo l'ora di buttarmi sotto l'acqua fredda e so che non si dovrebbe fare, ma è più forte di me, odio l'acqua calda d'estate. Mi infilo sotto la doccia tra le chiacchiere dei miei compagni e l'unica cosa che penso è a quel numero. *Davvero lo vogliono dare a me?* continuo a chiedermi.Ho paura che sia tutto un sogno e che da qui a poco mi sveglierò. Esco dalla doccia e mi vesto, odio dovermi mettere i pantaloni lunghi della tuta, ma dovendo andare in ufficio da Pavel, preferisco, farmi vedere con un minimo di decoro, fortunatamente la maglia è una polo e fa sempre la sua figura.
Raggiungo gli uffici e mi viene caldo solo a vedere i vari dipendenti con la camicia e in alcuni casi anche la giaccia. Non riuscirei mai a fare un lavoro del genere, anche un pò l'invidio durante l'inverno, loro qui al caldo e noi la fuori al freddo in pantaloni corti. Questo è quello che si suol dire il rovescio della medaglia.  Arrivo davanti all'ufficio di Pavel e busso. "Chi è ?" domanda il vicepresidente. "Sono Paulo!" dico sospirando, anche se ho le idee chiare sono nervosissimo e una piccola parte di me teme che sia ancora uno scherzo. "Entra!" dice e io apro la porta ed entro. "Siediti pure!" mi indica una sedia e dopo aver chiusa la porta vado subito a sedermi. "Allora Paulo..." incomincia "Come ti ho detto quello che ti è stato proposto è molto importante, non è un decisione facile, in quanto per noi quel numero è fondamentale.Lo hanno indossato grandi campioni e come sai io ho avuto modo di giocare con uno loro!" mi dice accennando un sorriso, probabilmente sta ricordando i bei momenti di quando era un calciatore. "Devi essere pronto tu e devi essere o meno consapevole se portare onore a questa maglia. Noi società siamo sicuri di si. Hai fatto tanto per questa squadra e sono certo che ne farai altrettanto."  incrocia le mani e poi punta i suoi occhi nei miei, come a scrutare le mie intenzioni. "Ti senti pronto Paulo?" mi chiede infine e faccio un sospiro. "Si, sono pronto!" dico deciso e le incertezze che avevo sono come magicamente sparite. La società crede in me e io credo in loro. "Non vuoi pensarci?" mi chiede un pò sorpreso dalla mia schiettezza e dalla mia non titubanza. "No, sono pronto e sono onorato che voi abbiate riposto in me questa fiducia. Onorerò quella maglia e farò di tutto per non farvi pentire di questa scelta!" dico sempre più deciso e sicuro. "Perfetto allora, gioved' 10 faremo l'annuncio ufficiale e la sera festeggeremo al museo, nel frattempo puoi dirlo ai tuoi compagni " mi dice entusiasta, prima di alzarsi. "Ora sei libero!" mi alzo e gli stringo la mano. "Grazie mille  signore!" mi fa un cenno ed esco dal suo ufficio. Faccio un lungo respiro e mi trattengo dal saltare per la gioia,dentro di me sto ballando. 

Esco dagli uffici e trovo Gonzalo che mi aspetta, ha ancora lo sguardo preoccupato e io deciso che voglio divertirmi un pò. "Allora?" mi chiede subito e io sfoggio lo sguardo più serio e triste che ho. "E niente, alla fine avevo capito male. Mi vogliono vendere!" dico senza guardarlo, rischierei di scoppiare a ridere, lo guardo con la coda dell'occhio, vedo i suoi occhi spalancarsi, come la bocca. "Che cosa?" chiede alzando la voce. "Sono pazzi?Perchè?" mi chiede. "Dicono che sono solo diventato un peso, che sono giovane e che sarebbe meglio andare in una squadra meno impegnativa!" dio, cercando di trattenermi. Lo guardo e la sua faccia è un mix di tristezz e rabbia. "Stronzate ora ci parlo io!" dice buttando a terra il borsone, fa per andare ma lo blocco, la cosa mi sta fuggendo di mano. "Hey hermano, calmati stavo scherzando!" gli dico ridendo, sperando che mi creda. "No Paulo, li mato tutti!" dice mischiando italiano e spagnolo. "Gonzalo, è vero stavo scherzando, non vogliono mandarmi via!" gli dico di nuovo e lui si calma. "Sei serio hermano?" mi chiede scrutandomi. "Si, mi hanno chiesto se la prossima stagione voglio indossare il numero dieci!" gli dico felice e la sua bocca si apre in un sorriso. "Veramente'" chiede già euforico. "Veramente e io ho detto di si!" mi trattengo, ma ancora per poco, perchè lui inizia ad urlare di gioia e mi abbraccia, sollevandomi un poco. "Grande hermano!" urla e io continuo a ridere. "Mi hai fatto prendere un colpo!" mi dice, quando mi lascia andare. "Non ho resistito!" gli faccio l'occhiolino e lui mi ha un pugno sul braccio. "Dai, dammi un passaggio a casa!" mi dice  e insieme usciamo da Vinovo.
Non vedo l'ora che sia il dieci.

Juve: storia di un grande amore || Paulo Dybala ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora