24 Luglio 2015
Francesco mise in moto la sua auto e si diresse verso un locale a pochi isolati da casa, che la coppia soleva frequentare. Scaricò sull’acceleratore tutta la rabbia che aveva in corpo e in pochi minuti giunse a destinazione. I suoi occhi erano aridi come il deserto e il suo corpo era percorso da brividi di nervosismo. Entrò e si mise seduto al bancone del bar.
«Un Long Island, per favore» chiese.
Il barista lo studiò per qualche attimo, prima di mescolare quel veleno inebriante. La mano del giovane tamburellava impaziente sul bancone, facendo un fastidioso rumore con le unghie.Bevve tutto d’un fiato. Ne chiese un altro e un altro ancora.
«Brutta giornata?» echeggiò al suo terzo cocktail.
Si voltò lentamente sentendo la testa girare forte.
«Posso offrirti qualcosa?» proseguì quella voce. Francesco mise a fuoco e riconobbe la figura di un giovane ragazzo, sui 22 anni, seduto di fianco a lui. I suoi occhi erano di un forte azzurro, privo di personalità ma molto attraente. Tutto il resto era troppo confuso, per lui, per essere notato.Fece un segno accennato al ragazzo senza cambiare espressione.
«Due colpi di tequila» disse rivolto al barista.
Bevvero in silenzio prima che la voce di Francesco, tramortita dall’alcol, affermasse:
«Un altro giro.»I due continuarono a bere; la stanza si faceva più movimentata e colorata ad ogni bicchierino. Francesco poggiò la testa sul bancone mentre tutti i suoi sensi sembravano diluirsi.
«Quindi? Chi o cosa stai cercando di dimenticare?» chiese il ragazzo misterioso, posandogli la mano sulla spalla e avvicinandosi nocivamente a lui.
«Il mio fidanzato. E’ uno stronzo. Non gli importa niente di me, niente» disse con voce alcolica.
«Forse non merita di stare con un ragazzo tanto figo» la sua mano scese fino a sfiorare la coscia di Francesco. «E poi…» proseguì. «Morto un papa se ne fa un altro» si morse il labbro.Francesco strizzò gli occhi. La testa gli faceva dannatamente male.
«No…» accennò. «Non voglio.»
«Non lo saprà mai» gli sussurrò infimo all’orecchio. Il suo corpo era a pochi centimetri di distanza da quello di Francesco e le sue labbra, che narravano con tranquillità d’infedeltà, gli sfioravano appena l’orecchio.
«Vedrai che ci divertiremo» la sua mano era sempre più insistente e la sua voce sempre più concitata.Gli sfiorò la guancia con le labbra, prima di spostarsi verso il collo e assaporarlo con desiderio.
Francesco ansimò.
La mano del ragazzo continuava a salire, massaggiando il corpo della vittima che si faceva sempre più caldo.
Gli afferrò la mandibola e lo voltò verso di sè. Lo fissò a lungo negli occhi prima di incantarsi nelle sue labbra carnose;
Le assaporò.
Francesco interruppe il bacio. «I-Io devo andare» disse infilandosi la mano in tasca. Prese in mano le chiavi e si alzò dallo sgabello; fece un passo e inciampò sui suoi piedi, cadendo su una sedia poco distante.
«Non puoi guidare in queste condizioni, lo sai?» disse il ragazzo dopo averlo raggiunto.
«Concedimi almeno un ballo» si morse le labbra una seconda volta e allungò una mano verso di lui.Francesco strizzò gli occhi e si portò la mano alla fronte.
«Come ti chiami?» chiese.
«Puoi chiamarmi Aris» gli parve di sentire. Sbarrò gli occhi.
«Come?» disse incredulo.
«Ale’!» ripeté lui avvicinandosi al suo viso.Francesco scosse la testa e tentò di rialzarsi.
Lui gli prese il braccio e gli sorrise.Francesco cedette.
Nel buio e claustrofobico locale, dove il caldo si faceva sempre più opprimente, suonava una martellante musica sensuale. I due si diressero al centro della pista dove solo in pochi ballavano. Il ritmo si faceva più passionale ad ogni nota e i loro corpi tentavano di assecondarlo. Le forme dei loro fianchi, che si muovevano ardenti a destra e a sinistra, venivano illuminate dalle luci stroboscopiche ai lati, mentre al centro, piccole luci colorate li sfioravano appena.
Francesco chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla musica; la testa era sgombra e tutti i suoi pensieri sembravano essersi dissolti. Iniziò ad ondeggiare con il sedere toccandosi il corpo con le mani sino a raggiungere i capelli, che si spettinò con un gesto rapace. Il giovane tentatore, alla vista del ragazzo disinibito e del suo corpo che si muoveva in modo sensuale, si infiammò di frenesia: si avvicinò come un ghepardo su una gazzella e gli posò la mano destra sul fianco. Infilò il ginocchio tra le gambe di Francesco, assecondando i suoi movimenti, e, poggiando il corpo al suo, incominciò ad accarezzargli il petto con l’altra mano.
«Sei bellissimo» disse ad alta voce cercando di farsi sentire.
Francesco avvertì la presenza inopportuna del ragazzo e le sue parole, aprì gli occhi e rimase intontito.
«Che sto facendo?» si chiese.
Aris era l’unico pensiero che gli tramortiva il cervello, oltre alla continua confusione dell’alcol; l’unico pensiero che riusciva a distinguersi dalle altre lucine colorate che gli giravano intorno.La mano del predatore, intanto, saliva vorace sul suo collo sino a sfiorargli di nuovo la mandibola.
Era pronto a colpire una seconda volta.
Francesco si fece rigido come legno e spalancò gli occhi. Si liberò dalla morsa del tradimento, poggiò le mani sulle spalle del ragazzo, e lo spinse via.
Lui fece un’espressione rabbiosa e sbruffò, poi lo sbeffeggiò mandandolo a quel paese e si allontanò. Adescò un altro ragazzo che ballava lì vicino, strusciandogli il sedere addosso e atteggiandosi in modo provocante.
Avvenne tutto in pochi secondi. Francesco rimase fermo, si guardò le mani confuso e cercò l’uscita dal locale, con la testa stremata dal tamburellio della musica e delle luci.
Barcollò a tentoni verso la porta e uscì dal locale.
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Romance[COMPLETA] Amore, morte, dolore e cambiamento. Le linee guida della vita di un animo fragile, un ragazzo dolce che ha imparato ad amare e si è visto portare via, tutto d'un tratto, ciò che di più importante aveva al mondo. Un viaggio catartico, una...