25 Luglio 2015
L’atmosfera all’interno dell’appartamento era spettrale. Le finestre erano aperte e, dall’esterno, entrava un mite vento estivo. Tutto sembrava immobile, come se fosse stato preso, usato e lasciato lì, come dimenticato.
Silenzio.
Aris si era abbandonato nel letto, solo, al buio. Le lacrime gli si erano solidificate sulle palpebre, senza permettergli di riposare. Nella sua testa continuavano a ronzare, come fastidiose zanzare, quelle parole e quelle domande.
«Non sono abbastanza per te» la voce di Francesco risuonò diversa nella testa del ragazzo; sembrava aver perso colore, spessore. Sembrava lontana.Si avvolse nel sottile lenzuolo, come per nascondersi. Si portò la mano alla fronte e sospirò sconsolato.
«Cretino» si insultò sottovoce colpendo il materasso con un pugno.
«Perché?» Pensò. «Perché sono stato così stupido? Avrei dovuto ascoltarlo di più, dovevo stargli vicino. Non pensavo stesse così male» le sue labbra si corrucciarono in un’espressione di tristezza. «E se lo avessi perso? E se non mi perdonasse? Lo amo così tanto» una lacrima gli si sciolse sulla guancia.Si mise seduto, appoggiandosi alla testiera del letto; si portò le ginocchia al petto e ci poggiò la testa sopra.
«E poi, cosa significa che l’ho sempre visto come un eroe, che ho sempre voluto il principe azzurro? Io voglio solo lui. Non voglio niente altro. Forse riuscirò a farglielo capire. Magari ha solo bisogno di sbollire. Gli lascerò un po’ di spazio e si risolverà tutto.»Con quei pensieri, Aris, si calmò e tornò sotto il lenzuolo. Fece dei respiri profondi e si mise comodo, stringendo il cuscino. «Si risolverà tutto» si ripeteva preoccupato. «Gli parlerò e gli chiederò scusa» i suoi occhi si facevano sempre più pesanti mentre quei pensieri lo travolgevano come onde impetuose.
«Chissà dov’è» gli balenò tutto ad un tratto come ultimo pensiero.
Il sonno lo rapì.Fu svegliato dal rumore della porta che si spalancò nel bel mezzo della notte. Il ragazzo, assonnato, guardò l’orologio: le tre meno dieci.
Si stropicciò gli occhi e si mise seduto a mezzo letto.
Mentre tentava di svegliarsi vide Francesco entrare barcollante nella stanza da letto. Si avvicinò a lui inondandolo con un fastidioso fetore d’alcol.
«Dove sei stato?» chiese Aris.
Francesco lo fece indietreggiare in modo da potersi sedere sul letto, si mise in ginocchio davanti a lui cercando di stare il più fermo possibile.Aris incrociò le gambe in attesa di una risposta.
«Aris» disse lui avvicinandogli una mano al viso.
Lui non si mosse, senti appena il tocco morbido del fidanzato e si lasciò cullare dalla sua mano calda.
«Liko, ascolta» disse lui. «Mi dispiace se non ti ho ascoltato o non ti ho fatto sentire abbastanza o… o ti ho messo troppa pressione addosso. Io ti chiedo scusa, non… non volevo.»Francesco lo stava ad ascoltare in silenzio, fissandolo negli occhi, senza riuscire a tenere la testa ferma. Gli posò le mani sulle spalle, come per assestarsi e disse:
«Ti ho tradito.»
Aris rimase di sasso, stordito da quelle parole. Le sue labbra incominciarono a tremare e nel suo corpo si addensò tanta e violenta furia.
Con un gesto rapido si liberò dalle mani del ragazzo, strappandole dalle sue spalle. Quelle mani, quelle mani che avevano avuto il coraggio di toccare un altro corpo.
Tentò di dire qualcosa ma fallì, si portò una mano alla bocca e incominciò a piangere lacrime infuocate.
«Sei uno stronzo!» trovò le parole. Si alzò in ginocchio sul letto e colpì Francesco con un fortissimo schiaffo il cui rumore echeggiò nel silenzio della notte. Lui cadde sul letto, con la testa sul cuscino di Aris che aveva ancora il suo profumo.
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Romance[COMPLETA] Amore, morte, dolore e cambiamento. Le linee guida della vita di un animo fragile, un ragazzo dolce che ha imparato ad amare e si è visto portare via, tutto d'un tratto, ciò che di più importante aveva al mondo. Un viaggio catartico, una...