9. Insegnami a sognare

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13 Settembre 2013      
  
I due innamorati erano distesi sul soffice letto della camera che avevano arredato insieme. Le lenzuola in lino di color panna erano sormontate da una morbida coperta color pesca, a cui Aris teneva molto.

Le loro braccia si sfioravano a mala pena mentre i loro respiri erano sincronizzati sulla stessa frequenza; entrambi sdraiati sulla schiena, si godevano il silenzio della sera.

Francesco, che fino a quel momento aveva tenuto gli occhi chiusi, si girò in direzione del fidanzato, appoggiando il petto alla sua spalla. Le sue labbra si tramutarono in sorriso mentre la sua mano leggera gli accarezzava la guancia. Si avvicinò ancora adagiandosi delicato sul suo torace.

Aris rimase impassibile, perso nei suoi pensieri, distratto soltanto dal profumo del suo Liko, disteso semi nudo sul suo corpo: una nota di pompelmo e patchouli dal retrogusto marino e legnoso. Un profumo così intenso, così sensuale che si mescolava armonioso alle sue forme geometricamente scolpite; le sue braccia tornite, minuziosamente abbellite da una virile peluria castana, terminavano possenti in due spalle simmetriche, sinuose come dune del deserto.

Alzò il suo braccio esile e avvicinò la mano alla testa di Francesco. Iniziò a coccolare il fidanzato solleticando lento il suo orecchio prima di scivolare in alto, destreggiandosi tra le more onde dei suoi capelli setosi.

«Sei bellissimo» sussurrò senza interrompere il movimento circolatorio della mano.

Francesco sorrise malizioso, chiuse gli occhi e, sempre tenendo la testa poggiata sul petto di Aris, iniziò a lambire la pelle chiara del ragazzo. Partì dal petto, sfiorando appena il suo capezzolo, scendendo poi di lato sino a solleticare il fianco sinistro.
Sentì il battito di Aris agitarsi, mentre il suo corpo fremeva sotto le sue mani, e proseguì quindi deciso verso il basso ventre, muovendo lento il pollice sui suoi addominali.
Si morse il labbro mentre la sua mano proseguiva curiosa sempre più in basso, toccando appena l'inguine decorato d'una morbida peluria dorata del ragazzo.

Il respiro di Aris accelerò agitato e si fece più rumoroso, quasi sofferente.

«Aspetta» interruppe con voce ansante. «Preferirei di no.»
«Scusa» disse Francesco con tono sereno. «C'è qualcosa che non va?»
«No, io... cioè, non lo so.»

Francesco si appoggiò sul fianco, reggendosi la testa con la mano. Impalò Aris con il suo sguardo smeraldino e magnetico, spostando la mano dal sue ventre al suo braccio inerme.

«Parlami, Aris» disse. «Ti vedo strano ultimamente.»
«Da un po' di tempo a questa parte, non faccio altro che pensare al nostro futuro. Abbiamo preso casa, tu hai un lavoro che mi sembra che ti piaccia ma... mi manca qualcosa.»
«Cosa intendi?»
«Non fraintendermi, sto bene. Ti amo così tanto e amo questa casa ma ho smesso di pensare a me stesso. Avevo così tante aspettative, volevo fare così tante cose ma ormai le mie giornate sono tutte uguali. Non voglio più lavorare come cameriere.»
«Non mi hai mai detto perché hai smesso di studiare» lo sguardo di Francesco si faceva sempre più intenso e attento.
«Non lo so. E' successo tutto così velocemente. Avevo appena iniziato e poi... sei entrato tu nella mia vita» gli occhi di Aris, che fino a quel momento erano intenti a sorvegliare il soffitto della stanza, si scontrarono con gli occhi fulgidi di Francesco.
«Spero non sia stato un problema» sussurrò Francesco con un sorriso mesto.
Gli occhi di Aris, si spalancarono.
«No» affermò ad alta voce lui, avvicinando la testa di Francesco alla sua. Lo cinse forte a se, stringendogli le braccia intorno alla schiena.
«Non volevo dire questo, scusami. E' stata la cosa più bella che mi sia capitata» disse mentre le guance dei due si sfioravano delicate.
Francesco appoggiò la testa sulla spalla del suo amato, sentendosi più tranquillo.
«E' stato solo... tanto da metabolizzare» proseguì Aris, preoccupato di aver ferito i sentimenti di Francesco.
«Posso capire» gli rispose con tono disteso.
La mano di Aris salì dolce sino alla sua nuca. Lo accarezzò per qualche secondo prima di posargli un bacio delicato sulla fronte.
«Perché non riprendi?» disse lui ruotando il viso verso Aris.
La sua espressione era così concentrata, così gentile.
«I-Io, n-non lo so» balbettò Aris.
«So quanto sia importante per te. Ogni volta che si parla di Medicina, i tuoi occhi brillano. Un ultimo tentativo» incitava Francesco.

L'anima di Aris si distese, il suo appoggio era tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento; voleva sentirsi capito.

«Ma come faremo con le spese?» disse però preoccupato.
«Non ci devi pensare. Il mio stipendio basterà per entrambi.»
«Non posso, Liko.»
«Lasciamelo fare» rispose sorridendo.

Gli occhi di Aris si fecero umidi, tentennò per qualche istante e rimase a bocca aperta.

Il suo viso fu rapito da un sorriso colmo di gioia e nel suo cuore, in fondo in fondo, si riaprì una scatolina impolverata con su scritto "sogni".

I due si avvicinarono, travolti da una passione profonda. I loro nasi si sfiorarono appena prima che le loro labbra si mescolassero in un abbraccio vellutato. Mentre le loro lingue si univano in una danza passionale, le loro mani scendevano impazienti lambendosi il corpo a vicenda.

Francesco accarezzò il viso di Aris, sfiorando con il palmo la sua barba dorata. Interruppe il bacio per qualche secondo e disse gemendo:
«Ti amo. Sogneremo insieme.»

Aris sussultò e sorrise prima di assaporare, con ancora più desiderio, le labbra del fidanzato.

I loro corpi e le loro anime si unirono con lussurioso trasporto per tutta la notte, stropicciandosi romantiche sotto le coperte.

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