16. Dolci piedini

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23 Luglio 2015

«Oh, non è un amore?» disse Aris con tono zuccheroso a Francesco.
Lui gli sorrise, si avvicinò e lo strinse a se poggiandogli la mano sul fianco.

Dei dolci vagiti facevano da sottofondo a quella scena mentre Aris osservava, con tenerezza infinita nel cuore, il piccolo pargolo che aveva davanti.
«E’ davvero bellissimo» disse Francesco ad Arianna, madre del piccolo e grande amica della coppia.

«Ma ciao!» giochicchiava Aris, nel mentre. «Come siamo belli! E questo pancino qui?» indicò, facendogli il solletico. Il bimbo scoppiò a ridere di una risata contagiosa. Tutti nella stanza osservavano la fragile creatura di cui Aris, o meglio, il suo senso paterno, si era innamorato.

Tutti, eccetto Francesco, che con aria distratta, fissava Aris che giocava con il bambino, in silenzio.

Gianluca, il padre, si avvicinò a Francesco, poggiandogli la mano sulla spalla.
«E voi? Avete mai pensato di avere dei bambini?» sorrise.
Aris si interruppe, smettendo di giocare con il piccolo.
Ci fu un attimo di silenzio.
«No» rispose secco Francesco. «Se in Italia fosse possibile, credo che ne avremmo parlato. Probabilmente non fa per noi.»

Il viso di Aris si fece scuro come una notte d’inverno. Le sue iridi si congelarono e la gioia gli fu sottratta tutta d’un colpo.
«Già...» disse poi con amara tristezza velata d’incomprensioni.

I suoi occhi si persero nel vuoto, intenti a scrutare la fragile creatura che lo fissava confusa.
«Posso?» esordì poi, rivolto ad Arianna, indicando il piccolo.
Lei annuì sorridendo e Aris lo prese in braccio, tenendogli la piccola testa con la mano.
La sua tutina azzurra, in morbido cotone, sfiorava tenue il braccio di Aris, che con glaciale gentilezza gli accarezzava la schiena; lo strinse con delicatezza mentre il piccolo riposava la testa sulla sua spalla.
I suoi occhi color nocciola dorato privi di qualunque tipo di sfumatura, infondevano in Aris un senso di tranquillità estremo, accompagnati da una piccola boccuccia rosata, sempre sorridente.

Portò il bimbo d’avanti a se, guardandolo fisso negl’occhi. In un primo momento confuso e in silenzio, il piccolo iniziò a ridere, colmando Aris di effimera contentezza.
Gli sorrise sincero e gli posò un bacio delicato sulla guancia, prima di rimetterlo nella culla.

«Credo sia meglio andare» disse quindi rivolto a Francesco.
Lui annuì distaccato prima di avvicinarsi per felicitarsi con i neo genitori.
«Ma non volete restare per cena?» chiesero loro quasi in coro.
«Dobbiamo andare» disse Aris con presuntuosa freddezza, atipica per il suo carattere.
«Peccato» disse Gianluca visibilmente dispiaciuto.

Nel viso di Aris si palesò un marcato sorriso rovesciato che tentava di nascondere, senza riuscirci.
Francesco, che aveva assistito alla scena senza batter ciglio, salutò i giovani genitori dando loro un bacio su ogni guancia.
Aris fece lo stesso, abbracciando entrambi con trasporto e sussurrando “grazie” all’orecchio di Arianna.

I due si incamminarono in silenzio, scendendo le scale uno davanti all’altro. Percorsa l’ultima rampa di scale, Aris si avventò sul portone uscendo di fretta per respirare aria fresca.
Il cielo era nuvoloso e il crepuscolo incominciava a porre fine alla giornata. Salirono in macchina e la più gelida atmosfera piombò nell’abitacolo.

«Va tutto bene?» chiese Francesco voltatosi verso Aris. Lui girò la testa e con uno sguardo severo annuì senza parlare.

Il clima in macchina si fece ancora più pesante, il silenzio rimbombava tra i montanti del veicolo infrangendosi come urla sui vetri. Nessuno dei due disse una parola mentre Francesco mise in moto la macchina e partì.

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