29. Nico

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10 Luglio 2016

Le dita di Aris zampettavano impazienti sul tavolino della caffetteria. Un tè freddo al limone con una delicata foglia di menta gli rinfrescava la bocca mentre gocce di sudore gli inumidivano il collo.

La malinconica melodia in sottofondo si perdeva tra i sorrisi della gente e tra l'aroma di caffè bollente, tutti i tavolini erano occupati, e il sole soffiava dei raggi di arcobaleno all'interno.

Si inumidì le labbra con il tè, socchiuse gli occhi e si voltò verso la vetrata. Fuori, Nico, bello come sempre, con un paio di larghi occhiali da sole, la barba fatta con maggiore cura e un passo più dolce, deciso, si avvicinava alla porta del locale.
Entrò, si guardò intorno per un attimo, sorrise.

Il suo viso era come marmo appena scolpito, i suoi lineamenti brillavano alla luce dell'estate e sotto quella maglia attillata il suo fisico sudava la calura buona.

Si avvicinò al tavolino senza tradire incertezza alcuna. Aris si alzò traballante, poggiando la mano sulla sedia. Si ritrovò stritolato tra braccia vigorose dell'amico, si perse nel suo profumo alla rosa canina e chiuse gli occhi, con la testa poggiata su quel cuore pieno di vita. Non dissero una parola, rimasero abbracciati per un tempo indefinito, si persero tra i loro respiri.

Nico si sedette per primo, ordinò un caffè e si sfilò gli occhiali, sfoggiando il suo sguardo magnetico. Strinse la mano di Aris dall'altra parte del tavolino;
«Ciao» sussurrò appena. Si lasciò scappare uno dei suoi sorrisi più belli.

Aris si inebriò di quella gioia che trasudava e di cui aveva sentito la mancanza in quei mesi, strinse la sua mano, sorrise.

«Come stai, tesoro?»
Nico socchiuse le labbra e annuì prima di scoppiare a ridere senza motivo; nei suoi occhi lampava una nuova scintilla, come una luce accecante, più forte.

Aris rimase ad osservarlo divertito. Si protrasse verso di lui con un'espressione confusa e scosse la testa.

«Parigi è stupenda» disse, «il vento soffia più piano e i fiori sono più profumati.»
Aris poggiò la schiena sulla sedia.
«Ho fatto alcuni degli scatti più belli della mia vita. C'era qualcosa nella luce del tramonto parigino che rendeva ogni foto unica. Non ho mai indossato abiti tanto belli.»

Aris rimase in silenzio ad ascoltare il nuovo linguaggio poetico di Nico che intanto abbassò lo sguardo e arrossì. I capelli morbidi gli cascarono sulla fronte. C'era qualcosa di diverso nell'amico, un nuovo modo di vedere le cose, un nuovo profumo, uno sguardo diverso, perfino il suo tono di voce era diverso; era così tranquillo.

«Sei così cambiato, Nico» disse Aris, riempiendo il silenzio che aveva invaso quel tavolino. Gli sorrise. «Nient'altro?»
Il modello alzò la testa, si portò una mano ai capelli e tirò indietro il suo ciuffo dorato.
«Mi sono innamorato» disse poi con un solo respiro.
Aris rimase spiazzato, allargò gli occhi e sentì un fastidioso nodo in gola. Si sforzò di sorridere.
«Racconta!»
«Si chiama Annie» cominciò il modello, «ha due occhioni blu che ci si perde dentro e quando parla, I-io non so, sembra una sirena. È così intelligente, è laureata in lingue, parla mandarino, francese, spagnolo e inglese, ovviamente, ma quando parla, non riesci a smettere di ascoltarla. Sono certo che ti adorerebbe.»
«A me?» chiese Aris frastornato dalla dolcezza del tono con cui Nico descriveva la sua Annie.
«Sì, lei ha qualcosa di diverso. È innamorata della vita e delle persone, sa guardare dentro, giuro. Chissà, magari un giorno...»
Aris annuì. Era così felice per l'amico ma allo stesso tempo si sentiva morire dentro.
«E...» tentò di nascondere il suo malessere. «Come vi siete conosciuti?»
«Eravamo alla sfilata di Valentino. Io ero con degli altri ragazzi, siamo stati invitati. Dovevi vedere, c'erano petali di rosa ovunque, ragazze a mezz'aria vestite da angeli, tendoni in velluto, drappi, era strepitoso. Quando è iniziata la sfilata siamo andati nel back-stage a cercare il nostro stilista e a guadare le modelle. Se devo essere sincero tutto quel rosso e quegli abiti lunghi così squadrati non mi ha fatto impazzire...»
«Dai su!» disse Aris ridendo e ruotando gli occhi.
«Okay, Okay. Un attimo» sorrise. «Abbiamo fatto un giro e mentre ce ne stavamo per andare ho sentito questa voce così dolce, che parlava non so quale lingua e non lo so, mi sono sentito come se conoscessi quella voce da sempre» arrossì ancora, stropicciò il tovagliolino che aveva davanti. «Allora mi sono girato ma non capivo da dove venisse e non la trovavo. Mi son detto: "figa, me la son immaginata" e ho raggiunto gli altri.»

Aris rimase ad ascoltare la storia di Nico, incantato, distratto dalle sue labbra sottili, che si muovevano con disinvoltura e danzavano con quella storia d'amore. Si perse nell'immaginare le braccia calde dell'amico, il suo modo di fare così fanciullesco ma allo stesso tempo deciso, protettivo, sicuro, che lo avrebbe rassicurato e protetto e fatto sorridere sempre. Immaginava quanto potesse essere dolce fare l'amore con quel suo corpo levigato, virile, scolpito nell'acciaio e per un attimo sentì il suo stomaco torcersi e infiammarsi, come non succedeva da tempo. Vide lui e la sua Annie, intrecciati in un letto di Parigi, dopo essersi trovati, chissà come e chissà perché, volersi e amarsi;

Era forse gelosia quel sentimento che provava?
Forse. Quello che era certo però e che quel sentimento era diluito con così tanta gioia da non toccarlo più di tanto. Nico era felice, e non c'era altro che Aris desiderasse di più per l'amico in quel momento. Maritava la passione e meritava l'amore, quell'amore che lui non sarebbe riuscito a dargli e che non poteva rivolgere ad altri se non al suo amato Francesco.

Sorrise, vide i due innamorati camminare sulla riva della Senna, sul Pont Neuf, mano nella mano, con le corde dei violini degli artisti di strada solleticate dal vento docile della Ville Lumière. Allora si perse nel ricordo dei primi tempi, di quell'amore così profondo e passionale, quell'eros romantico che sconvolge i sensi e trascende ogni cosa.

Si perse e si innamorò un'altra volta di tutto ciò che gli riempiva lo spirito.

«Aris, cagami!» rise Nico con le guance ancora rosse e gli occhi piccoli piccoli.
«Scusami, vai avanti ti prego» gli rispose lui, incantato da quell'aura di tenerezza dell'amico. Si strofinò l'anello che portava gelosamente al dito e appoggiò i gomiti al tavolo poggiando il mento sulle nocche delle mani. Si mise in ascolto.

Nico proseguì il suo racconto. Descrisse nei minimi particolari il loro primo incontro, quando a quella sfilata di Valentino si incontrarono per caso, di sfuggita. I loro sguardi si scontrarono e non ci fu bisogno di altro. Iniziarono a frequentarsi, passavano pomeriggi interi nei piccoli bistrot francesi e parlavano, si raccontavano le cose più intime, si conoscevano sempre più nel profondo.

«Lei» proseguì Nico, «ha voluto conoscermi per quello che sono. Non le importa il mio aspetto. A dire il vero...» si interruppe. «Lei non sa come sono.»
«Che vuol dire?» chiese Aris confuso.
«La mia Annie è cieca. Vede solo sfuocato.»
«Oh, Nico. Mi dispiace tanto» fece Aris.
«Ha perso la vista quando era piccola ma ha imparato a vedere in altri modi. Lei vede col cuore. La prima volta che siamo usciti mi ha messo le mani sulle guance, mi ha accarezzato piano la barba e poi mi ha sfiorato il naso e gli occhi. Mi ha sussurrato "sei bellissimo" e mi ha baciato. È stato il momento più bello della mia vita. Non potrò mai dimenticarlo.»

Aris si commosse a sentire quel racconto così puro. Si alzò e strinse forte l'amico senza dire niente.
«Andiamo» disse stringendogli il braccio. «Facciamo un giro.»
___

I due ragazzi camminarono tranquilli per le strade milanesi. Aris si fece teso dopo aver raccontato le sue avventure di quei giorni.

«Quindi ora siete sposati?» Nico non riusciva a trattenersi dal sorridere. I suoi occhi erano piccoli piccoli e infiammati d'azzurro.

«Sì» fece Aris, abbassando lo sguardo. Sorrise anche lui.
Scoppiarono a ridere entrambi.

«Non tornerai più a Genova?» 
«Non posso. Ci sono troppi ricordi la e ormai non ha più senso tornarci. Ora il mio posto è qui» fece una pausa, «e tu... tornerai in Francia?» 

Nico non rispose. Continuò a camminare piano.

Aris gli afferrò il braccio pretendendo una risposta.
«Sì, stiamo cercando una casa in qualche paesino vicino Parigi. Non posso rimanere in Italia. Mi hanno fatto un contratto a lungo termine e non mi sono mai sentito così vivo in vita mia. Mi dispiace così tanto, Aris.»

Le labbra di Aris incominciarono a tremare. Prese la spalla dell'amico e lo tirò a sé. Gli strinse forte la schiena, pianse nella sua spalla.

«Promettimi» la sua voce era spezzata. «Che verrai a trovarmi.»
Anche Nico si commosse.
«E soprattutto, che sarai sempre felice. Te lo auguro con tutto il cuore. A te e Annie.»

«Ti voglio bene, Aris.»

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