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"N-Nicole.."

"Mamma, Cosa mi state nascondendo..?" Domandai facendo un passo nella sua direzione.

Mia madre abbasso lo sguardo.

"Non sta a me dirtelo tesoro.." disse la donna facendo aumentare la mia curiosità e la mia rabbia.

"Non sta a te dirmi cosa?" Domandai inarcando un sopracciglio e facendo un altro passo verso di lei.

"Nicole.. Devi sapere che.."

In quel preciso istante la porta di casa si aprì a da dietro essa sbucò la figura di Cameron.

Tirai un sospiro di sollievo nel sapere che stesse bene e nel vederlo.

Senza pensarci due volte, misi da parte tutta la rabbia e corsi tra le braccia di Cameron.

Lo abbracciai saltandogli addosso e allacciando le gambe intorno alla sua vita.

Ero arrabbiatissima con lui tanto che avrei voluto ucciderlo con le mie stesse mani, ma allo stesso tempo ero così felice e sollevata di vederlo.

Quando sentii le sue braccia cingermi la vita e stringermi a sua volta, mi sentii sciogliere e appoggiai la testa sulla sua spalla sentendomi finalmente tranquilla e a casa.

"Mi sei mancata" mi sussurrò all'orecchio

"Anche tu" sussurrai a mia volta sul suo collo.

Scesi dalla sue braccia, lo guardai dall'alto verso il basso e gli diedi un piccolo pugno sul braccio.

"Ahia" disse lui passandosi una mano sul braccio. "Ma che ti prende?" Domandò

"Non permetterti mai più di sparire in questo modo" dissi incrociando le braccia al petto. "Mi hai fatto preoccupare, idiota."
Dissi lanciandogli una lunga occhiata.

Lui sorrise e mi abbracciò di nuovo.

"Ad ogni modo, cosa devo sapere?" Chiesi a Cam e mia madre.

Quest'ultima abbasso lo sguardo e quindi mi rivolsi verso Cameron inarcando le sopracciglia.

"Allora?" Insistetti io.

"Devo andare a Chino." disse lui serio.

"Perché dovresti tornare nella nostra vecchia città?" Domandai confusa e avvicinandomi a lui.

Lui passò lo sguardo tra me e mia madre.

"Vorrei spiegartelo in privato." Disse serio.

"Devo preoccuparmi cam?" Domandai iniziando a preoccuparmi seriamente.

"No, certo che no" disse sorridendomi.
E quel sorriso bastò a farmi calmare.

"Vi lascio soli" disse mia madre salendo al piano di sopra.

"Allora? Vuoi spiegarmi?" Chiesi sedendomi sul divano.

Lui mi affiancò ed iniziò a parlare.
"Da quando è morta mia madre ho sempre rifiutato andare al cimitero a trovarla e a farle visita, perché andare lì mi faceva realizzare che lei non ci fosse più per davvero, che non sarebbe più tornata indietro, che non avrei mai più rivisto il suo bel viso e il suo sorriso smagliante, che non mi avrebbe mai più dato il bacio della buonanotte e che non mi avrebbe mai più rimproverato per i brutti voti a scuola" disse guardandosi le mani.
"Non sono mai andato al cimitero: ne il giorno del suo funerale e ne quelli seguenti. Questo è stato un argomento per cui io e mio padre abbiamo litigato molto. Siamo stati settimane e settimane senza parlarci. Lui voleva che io andassi da lei ma io mi rifiutavo e finivamo sempre per urlarci contro." Continuò a parlare lui iniziando a torturarsi le dita.
"Mi sono sempre rifiutato di andarci, non solo perché ciò stava a significare che fosse finita definitivamente, ma anche perché non mi sono mai reputato all'altezza di mia madre. Lei era sempre così felice, solare, piena di energia e carismatica. Io invece ero sempre scontroso, menefreghista e burbero. Ero troppo offuscato dall'essere il popolare della scuola, dai festini e dalle ragazze che mi sono lasciato sfuggire le cose che nella mia vita contavano sul serio." Disse a voce rotta.
"Lei era l'unica che nonostante la deludessi di continuo, credeva in me e non ha mai smesso di supportarmi in tutto quello che facevo, lei c'era sempre, in qualsiasi situazione bella o brutta che sia. Lei c'era. Ma io ero troppo stupido ed egoista per rendermi conto di quanto valesse mia madre e di quanta stima io avessi per lei. Me ne resi conto solo il giorno in cui lei si ammalò." Disse lui continuando a tenere il viso e lo sguardo basso.

Ancora Tu? ||Cameron Dallas||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora