Quella sera Seoul era sotto una pioggia scrosciante. Alti palazzi svettavano nel cielo, gli aerei si vedevano a stento a causa del cielo brumoso e grigio, l'aria era straordinariamente umida. Il sole era calato, ma qualche raggio sbucava ancora tra i nembi cupi, emanando una fiacca luce naturale. Le luci della città, invece, erano tutte accese: quelle degli enormi centri commerciali, dei grattaceli stracolmi di uffici, delle fontane, dei ristoranti e dei piccoli negozietti di frutta e verdura.
Il temporale si imbatteva sugli ombrelli delle signore che erano appena uscite dal parrucchiere, impegnate a correre per evitare che la piastra si rovinasse, e sulle giacche nuove degli uomini d'affari che camminavano velocemente verso casa, dalle loro famiglie. Le nonne con i nipoti uscivano felici dai negozi di giocattoli e camminavano allegramente, come se non notassero l'acquazzone. Il brusio delle persone che parlavano al telefono era assordante.
Jimin era abituato a quei suoni e al fragore della sua città, faceva sempre caso all'odore che sentiva fuori dal suo ristorante preferito ed era ormai avvezzo a camminare blandamente in mezzo a quella folla soffocante. Adorava quel luogo e adorava stare a contatto con la gente; tuttavia, quella sera, camminava così velocemente e a testa bassa per notare tutti quei particolari. «Avrei dovuto portare l'ombrello, decisamente.» Pensò, mentre le gocce di pioggia gli rovinavano i capelli biondi platino, appena arricciati. «Mannaggia a quell'incapace di un meteorologo, è la terza volta che sbaglia le previsioni!» Esclamò tra sé e sé, osservando i jeans e le scarpe nuove infradiciarsi completamente. In relativamente poco tempo riuscì a raggiungere casa sua e si fermò a prendere aria sul portico. Dopo essere entrato all'interno dell'appartamento, si fece una doccia incredibilmente veloce e si asciugò con calma. La sua testa, in quel momento, era libera dai soliti pensieri e il silenzio gli fece compagni finché il suo telefono non prese a squillare."Ehi, Jimin! Ti ricordi che stasera dovevamo cenare insieme?" Disse la voce proveniente dal telefono, con un tono lievemente preoccupato.
"Ciao Jung- in che senso dovevamo cenare insieme?!" Chiese Jimin sbigottito, ancora in accappatoio e coi capelli che stillavano acqua.
"Ma sul serio? Non ti ricordi? Ci siamo dati appuntamento ieri..." Continuò il ragazzo dall'altro capo del telefono, con un tono sempre più deluso e insicuro.
"Oh, beh, ehm... sì, certo che mi ricordo. Scusa, sono un po' intontito oggi. T-tra meno di un paio di minuti sono lì." Concluse Jimin, con una risata nervosa. Chiuse frettolosamente la chiamata e si mise a contemplare il vuoto per un attimo per poi esclamare, "mannaggia alla mannaggina!" Jimin non diceva mai parolacce, gli sembravano poco eleganti per la sua persona, ma non giudicava chi ne faceva uso.
Si vestì più in fretta che potè, senza badare nemmeno a ciò che si infilava. Alla fine, si disse, i suoi vestiti erano qualcosa di sacro e non c'era nulla che non gli piacesse all'interno del suo armadio. Il suo stile era solitamente appariscente, ma pensava che fosse normale per uno che lavora come modello. Dopo aver raccattato tutto ciò che gli serviva in fretta e furia, quasi gli si appesantì il respiro. La mia vita sta ufficialmente diventando una maratona.» Si disse, mentre afferrava le chiavi della macchina e si dirigeva verso il suo ristorante preferito. Una volta che il biondo ebbe guidato per qualche kilometro, il suo telefono squillò di nuovo, presentando chiaramente il nome di Jungkook."Si può sapere dove diavolo sei finito?" Urlò quest'ultimo al biondo, il quale si dovette tappare le orecchie per la voce fin troppo acuta proveniente dal telefono.
"Sto arrivando, calmati." Replicò sommessamente Jimin con un tono che riusciva, quando gli andava bene, ad addolcire un po' l'amico.
"D'accordo, mi calmo, ma è un'ora che ti aspetto. Roba che il cameriere ha cominciato a pensare che io sia un disadattato sociale." Sussurrò all'amico.
"Quanti complessi ti fai, Kook. E poi una diva si fa sempre aspettare. Andiamo, almeno le basi." Esclamò Jimin in tono scherzoso, al fine di far ridere il ragazzo, o almeno, di provarci.
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♔ velvet & silk ♔ yoonmin, vkook, namjin
Fanfiction"Comunque, credo che le stelle possano influire nell'animo degli uomini. Se ci pensi, quando guardiamo le stelle, esse si riflettono nei nostri occhi e più questi ultimi sono lucidi, più stelle possono contenere. Quando piangiamo, i nostri occhi div...