mommy, daddy, don't you know? You lost your daughter years ago.

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A Busan faceva bel tempo.
Il pomeriggio sembrava tranquillo, anche tra tutto il baccano caratteristico di una delle più grandi metropoli di tutta la Corea. Busan era la città in cui si poteva trovare ogni cosa, anche la più piccola. C'era il mare, la montagna, c'era turismo e c'era vita. Era chiamata la 'Santorini della Corea' per il mare azzurro e la presenza di monumenti antichi contrapposti alla zona finanziaria affacciata sul mare in un'antitesi che era forse più simile ad una sinestesia di colori ed odori differenti. Camminando per le vie, le case sembravano formiche se messe a confronto con la Busan Tower, di un bianco candido e la punta che sfiorava il cielo. Gli alberi perfettamente potati e verdi circondavano ogni edificio antico come il tempio di Beomeosa, il quale disponeva di intricati ponti sul mare, anch'essi di un bianco puro. Ci si accorgeva a poco a poco, che ogni volta che si faceva un passo ci si ritrovava in un ossimoro, una contrapposizione di due elementi che si eliminano l'uno con l'altro, ma che allo stesso tempo si sposano perfettamente tra loro. L'aria tirava fredda e, se ci si avvicinava appena, dal mercato di Jagalchi si annusava l'aria di pesce fresco appena pescato, le persone che si gettavano lungo quelle vie solo al fine di comprare il pesce migliore della giornata e alcuni turisti che si ritrovavano lì solo per visitare il porto e farsi qualche foto.
In lontananza, vicino alla zona finanziaria, dove si sentiva ancora il mare che scrosciava placidamente contro la costa, risiedeva la sede della BlackPink Maison. Era un edificio dalle tonalità scure, con un'insegna appariscente, composta da led rosa e bianchi che si distinguevano dagli altri persino tra le numerose luci notturne di Busan. C'era la sala fumatori che sporgeva dalla struttura, dando luogo ad un balcone a forma di trapezio, con gli angoli poco smussati e la forma aggressiva. Proprio su quel balcone dalle linee spezzate il sole batteva sopra quattro figure sedute attorno ad un tavolo di vetro. Una di loro aveva i capelli biondi, con le punte di un colore esagerato ed appariscente, ovverosia un verde menta acceso che puntava quasi ad un cenno di smeraldo. Quella ragazza si portò una sigaretta alle labbra con molta calma, aspirando mentre socchiudeva gli occhi in modo da vedere meglio sotto la luce accecante di quel giorno. Sulla mano destra reggeva una rivista che, dopo aver rilasciato una nube di fumo grigio dalla bocca, ritornò a leggere con avidità, con gli occhi di chi voleva uccidere qualcuno con lo sguardo. C'era il sole, ma era troppo freddo per la sua gonna corta fin sopra metà coscia. Eppure, sopra quest'ultima c'era accavallata la gamba di Jennie Kim, una ragazza di circa la sua età, con gli occhi lunghi e le labbra tinte di un viola scuro. I suoi capelli erano seta scura, colorati di un marrone cioccolato brillante e vellutato. Avvolgeva le lunghe dita attorno ad un bicchierino trasparente colmo di un liquido giallognolo, il quale emanava un odore forte di alcol. La bottiglia, fonte di quel tequila, era posta sopra il tavolo, con il suo vetro che rifletteva i raggi solari sui volti delle ragazze. La prima ragazza, Lalisa, si riportò la sigaretta alla bocca, sebbene stavolta non si degnò minimamente di staccare gli occhi dall'articolo che stava leggendo. Jennie gli rivolse i suoi per un attimo, capendo che c'era qualcosa che non andava, esattamente come lo notarono le altre due ragazze che gli sedevano di fronte. Park Chaeyoung e Kim Jisoo guardarono storto Lalisa, la quale aveva storto il polso con la sigaretta in un movimento nervoso ed innaturale, e poi si voltarono verso Jennie, che aveva ormai intuito, leggendo il titolo dell'articolo, cosa turbasse la collega. Kim Jisoo fece segno alla ragazza con la gamba accavallata di passarle la bottiglia e, appena la strinse tra la mano, cominciò a scolarsela senza preoccuparsi di usare un bicchiere. Era una ragazza dai lineamenti fini e delicati, le labbra che ad ogni sguardo aizzavano alla più completa regalitá, la quale veniva confermata anche dalle gote rosate e gli occhi tondi e scuri. Mise giù la bottiglia nello stesso momento in cui Lalisa ebbe finito di leggere l'articolo incriminato ed alzato gli occhi roventi d'ira verso un particolare punto del cielo. Le tre ragazze la guardarono interrogative e Park Chaeyoung fu la prima ad aprire bocca né per bere né per fumare.

"Che c'è?" Domandò, con la sua voce dolce e il suo volto apparentemente perfetto alla luce potente del sole. Sapeva che Jisoo aveva bevuto solo per sorbirsi l'ennesima sfuriata di Lalisa su quanto odiasse Taehyung da meno sobria possibile. Loro rispettavano i suoi capricci perché quei capricci fruttavano soldi, eppure a Lalisa non bastava. Lei bramava essere come Taehyung. A volte, Roseanne, come la chiamavano le sue amiche più strette, pensava addirittura che ella stessa volesse diventare, a tutti i costi, Taehyung.

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